Interviste AS Roma 30/03/2018 22:57
MONCHI: "Contro il Barça non è impossibile. Nessuno ci ha chiesto Alisson. Obiettivo alla Roma? Portare il club a lottare per ogni competizione che gioca"
MARCA - Tra passato e presente, tra Siviglia e la Roma, ma soprattutto tra campionato e Champions League, il ds giallorosso, Monchi, si è raccontato in una lunga intervista al quotidiano sportivo spagnolo. Queste le sue parole:
Tra poco un anno dal tuo trasferimento alla Roma. Sei soddisfatto di come stanno andando le cose?
"Sono felice di come mi sono adattato, di come sta andando, anche se tutto si può ovviamente migliorare. È stato un anno in cui tutto è successo molto velocemente. Dopo una vita al Siviglia, adattarmi a una nuova città, a un nuovo club, a un’altra filosofia, a una nuova lingua… Considerando tutto questo sono felice".
A Roma hai trovato quello che stavi cercando?
"A livello professionale sì, perché sto lavorando con la fiducia e il rispetto della società e dei colleghi, ed è quello che stavo cercando. Continuo a lavorare come mi piace, continuo ad essere Monchi".
Hai avuto molti meriti nel momento migliore del Siviglia, adesso vuoi dimostrare di poterlo fare anche altrove?
"Non era una sfida personale, ma un’idea per cambiare la mia carriera dopo tanto tempo a Siviglia, ma senza alcuna sfida. E’ una possibilità che mi ha dato il destino, lavorare fuori dalla Spagna e da Siviglia e cercare di continuare a crescere come professionista in una nuova squadra. Nessuna sfida o prova per dimostrare qualcosa. È tutto molto più normale. Non sono venuto a Roma per dimostrare qualcosa, ma per continuare a crescere".
Qual è l’obiettivo a lungo termine alla Roma?
"Roma ha una necessità storica di raggiungere successi e titoli. Questa è la risposta facile, ma penso che l’obiettivo professionale e personale debba essere quello di far arrivare la Roma a lottare per ogni competizione che gioca. Non cerchiamo solo il successo a lungo termine, ma anche di cercare il successo costante".
Nel corso degli anni, sei diventato il paradigma del ds di successo. Tutti i club vogliono avere un Monchi. Come sei arrivato a questo?
"Dubito che io sia un paradigma di qualcosa. Sono un professionista che negli anni della mia carriera ha avuto fortuna e successo nel realizzare cose importanti. Altri non sono stati così bravi ma mi hanno aiutato a migliorare. Posso solo essere un riferimento per il lavoro, che è ciò che mi ha dato la possibilità di avere successo. Il lavoro ti dà successo. Bisogna dedicare la massima attenzione e coerenza, adattandosi alle circostanze, per raggiungere l’obiettivo. Quando non ci sono riuscito, ho cercato di imparare".
Il Barcellona ha investito tanto per prendere giocatori dal Siviglia (Alves, Adriano, Keita, Rakitic). Quasi che sarebbe stato più economico prenderti prima?
"No, al Barça ci sono sempre stati ottimi direttori sportivi. E’ normale ci sia stata tanta richiesta. Il Barça studia il livello tecnico e caratteriale dei giocatori del Siviglia, è logico perché il livello delle aspettative lì è alto, anche se non quanto al Barça. È lo stesso campionato e c’è già l’adattamento alla lingua e al paese. È logico che sia una fonte da cui attingere. Rovesciamo la cosa e diciamo che i giocatori che hanno lasciato il Siviglia hanno fatto grandi cose, così come i direttori sportivi del Barcellona".
A volte il tuo nome è stato accostato al club blaugrana, ma c’è mai stato un momento in cui è stato vicino al Barcellona?
"No. Mi è stato chiesto più volte di questa cosa, ma il Barça non mi ha mai chiamato. Ci sono sempre state voci, ma non abbiamo mai parlato direttamente dell’argomento".
Qual è il ruolo in cui è più complicato fare un buon acquisto?
"I due più specifici: il portiere e l’attaccante. Il portiere perché deve evitare i gol e l’attaccante perché deve farli. È dove è più difficile trovare e colpire".
Si parlava dell’interesse della Roma per Yerry Mina a gennaio. Cosa ne pensi del colombiano?
"In inverno non c’è stato niente. Lo conosciamo, ovviamente. Penso che ci vorrà tempo, come al solito, in quanto viene dal Sud America e a Barcellona c’è concorrenza. E’ forte, potente, segna e gioca il pallone con ordine. Immagino che se il Barcellona lo ha preso lo è perché ha le qualità, ma è ancora presto".
Stai seguendo Arthur? E' bravo come dicono?
"Sì, è giovane con una maturità importanti, ha giocato in squadre importanti in Brasile dove la pressione è alta. E' un giocatore con buon possesso, intelligente e vuole la palla...penso sia interessante".
Come vedi la partita di Champions League contro il Barça?
"Ovviamente è difficile. È la prima parola che viene in mente. Con un’alta percentuale di possibilità per il Barça, ma non è per niente impossibile. Non è affatto già decisa. Devi lottare, sapendo che le tue possibilità sono più basse, perché è quello che dice la storia, la qualità e il fatto che abbiano un giocatore come Messi. Cercheremo di cogliere l’occasione. La speranza che c’è adesso a Roma è molto grande e la speranza a volte sposta le montagne e ti aiuta a raggiungere cose impossibili".
Il giorno del sorteggio non sembravi troppo ottimista. La partita si avvicina, che pensi?
"L’ottimismo non deve essere l’argomento di un direttore sportivo. Continuo a pensare che non abbiamo avuto fortuna nel sorteggio e che sia difficile, ma nessuno dovrebbe considerare la Roma già morta. Io mantengo la stessa opinione."
Cosa ne pensi dell’evoluzione che il Barça ha avuto con Valverde?
"Penso che sia migliorato, è un cambiamento importante rispetto a Luis Enrique. Penso che sia un allenatore, per quello che ha fatto per molto tempo, con una capacità enorme e non sono sorpreso di come il Barça si sia adattato alla sua idea di gioco".
A Barcellona è stato celebrato il sorteggio con la Roma. Questo eccesso di sicurezza può avvantaggiarli?
"Immagino che i giocatori non saranno esageratamente ottimisti quanto la stampa. Si tratta di un po’ di ignoranza, la Roma non è molto conosciuta né una squadra molto seguita, ma ha una formazione titolare con molti giocatori di livello internazionale. Sono convinto che lo spogliatoio del Barcellona non abbia lo stesso ottimismo e rispetti la Roma il più possibile. Il Barça sa che a questi livelli non ci sono avversari facili".
Per quelli che non hanno visto la Roma al di fuori della Champions League, cosa devono aspettarsi?
"Non voglio darti indizi, ma è una squadra compatta, con le linee ravvicinate che lasciano pochi spazi, con un pressing alto ed è forte fisicamente. Questo è il riassunto, senza dare indizi".
Su Alisson. Stai già cercando di trattenerlo?
"Nessuno ce lo ha chiesto. È chiaro che sia difficile passare inosservato per le prestazioni che sta facendo. Non dimentichiamo che è il portiere del Brasile e attira molte attenzioni, ma non siamo disturbati da queste voci attorno a lui".
Immagino che il sogno di ogni direttore sportivo sia trovare un talento come Messi. Ti sei mai imbattuto in un caso del genere?
"Non così tanti. Qui a Roma abbiamo un esempio di questo viaggio come è Totti, che qui nacque e finì dopo anni avendo vinto un campionato e una Coppa del Mondo. Non è facile in questo mondo in cui ci troviamo. Un giocatore del livello di Messi o Totti, che ha fatto tutta la sua carriera nella stessa squadra.. Questo dice molto di loro, ma sono casi difficili da ripetere".
Questo fine settimana c'è Siviglia-Barcellona, dopo un altro confronto in Copa del Rey. Come vedi il Siviglia?
"Credo che con Montella il Siviglia stia trovando ciò che desiderava, arrivando in finale di Copa del Rey ed eliminando il Manchester United in Champions. In Lega sono in ritardo, ma c'è tempo di recuperare. Credo che, in generale, siano contenti".
Sogni di incontrare il Siviglia più avanti in Champions League?
"Se ci incontreremo sarà un buon segno perché vorrà dire che siamo passati entrambi. Sarei felice, anche se sarebbe una situazione molto complicata da gestire. Però sarebbe una gioia per entrambi".