Non è facile assumere la guida di una squadra a metà stagione: era fiducioso di poter incidere subito in maniera così netta?
“Di certo non c’è nulla prima di fare una cosa. Anzi, se vai a vedere il primo periodo, nelle prime due gare, non si è fatto bene. E quello è il segno che tu all’inizio qualcosa hai sbagliato ma ci può stare, nel senso che ti ci vuole un periodo in cui tu devi provare a trovare delle soluzioni. Però quello che è fondamentale è l’azione, devi cioè fare qualcosa e riuscire a trovare la traccia giusta, visto che la qualità dei giocatori già c’era ed è un dato di fatto. Io non sono di quelli che arriva e dice che è tutto merito mio, perché sono loro, i giocatori, che fanno poi le cose in campo. E’ chiaro che poi magari siamo stati fortunati nel direzionare in qualche modo queste qualità dei ragazzi. I giocatori sono fondamentali ma è anche importante riuscire a farli rendere. Se avevo già soluzioni giuste? Non avevo soluzioni pre-costruite, ma delle idee sì. Non è certo facile entrare con le tue idee nella testa di una rosa di 25 calciatori come quella della Roma senza aver fatto prima il pre-campionato e la preparazione, ma può funzionare, come si è visto in questi mesi. Gran parte dei giocatori, da De Rossi a Nainggolan, da Maicon a Keita e Dzeko, per fare dei nomi, sai già chi sono, poi magari vai alla scoperta di qualcosa di nuovo, come ad esempio ho fatto con Digne, Emerson e Uçan che non avevo visto lavorare dal vivo. In generale quindi qui ho trovato molti giocatori di qualità, dentro una realtà importante come è la Roma, su cui lavorare.”
Alcuni sostengono che non sia mai una buona idea tornare dove si è già stati: ha mai avuto dubbi sulla bontà della scelta di tornare a Roma?
“Ci sono delle scelte dettate esclusivamente dalla ragione e altre influenzate dal sentimento. E’ quest’ultima la strada da me percorsa. Per quanto riguarda poi il fattore rischio, questo c’è sempre nel mio mestiere, e io credo che ogni allenatore deve essere preparato al fatto che le cose non possano andare sempre bene, perché può succedere. Certo, questo rischio è sempre più elevato, in quanto a noi allenatori è chiesto solo e sempre di vincere. Nel mio caso, in questa serie A, se arrivi a qualificarti per la Champions hai fatto però il tuo dovere e lo hai fatto bene, in quanto vedi che comunque sono rimaste fuori da questo traguardo squadre di blasone come Inter, Milan, Fiorentina e Lazio. Quando alleni una di queste squadre devi per forza lottare per entrare in queste prime posizioni e quindi quelli che ci arrivano hanno fatto bene con i loro ragazzi: la Roma ha fatto bene, così come il Napoli, la Juve ha fatto benissimo”.
Alla seconda partita della sua gestione è arrivata la sconfitta con la Juve. Da lì in poi la squadra ha inanellato una serie straordinaria di risultati: cosa è successo?
“Ci siamo resi conto di alcune cose. Quella di Torino è stata una gara in cui io ho messo del mio nel fare avere dei timori alla squadra nell’affrontare la sfida perché gli ho parlato troppo di attenzione, di tenere alcune posizioni e di essere squadra in un solo senso. Però proprio in quell’occasione con la Juve i giocatori mi hanno fatto vedere la loro disponibilità a fare le cose che chiedevo, anche se gli avevo chiesto le cose sbagliate in quell’occasione, visto quello che è stato il risultato finale della gara. Per cui in seguito ho modificato qualcosa nelle indicazioni e di volta in volta si è visto che si poteva osare di più, chiedere di più e andare più forte. Questi ragazzi qui hanno delle potenzialità ancora più grandi di quelle che hanno fatto vedere”.
La squadra ha chiuso la stagione restando imbattuta per 17 gare e con una sola sconfitta al passivo in campionato: avrebbe voluto che la stagione continuasse?
“Il campionato purtroppo non può proseguire ma quello che hanno i giocatori fatto è un bagaglio che si portano dietro. Il girone di ritorno di quest’anno i ragazzi infatti ce l’hanno addosso. E’ loro. E non è che gli verrà tolto con un periodo di sosta. I calciatori in questi mesi hanno trovato le loro qualità, ricevuto soddisfazioni, trovato entusiasmo, gol e gioco, cioè tutto quello che c’è di positivo dentro una gara di calcio. Questo bagaglio è quindi loro e difficilmente lo scorderanno. E’ stato evidente che è questo quello che loro volevano e cercavano: io ho a che fare infatti con delle persone intelligenti”.