Interviste AS Roma 18/03/2016 15:59

DIGNE: "Totti e De Rossi due leggende. Il mio futuro? Ora penso alla Roma"

DIGNE TUTTA FIGURA ROMA PALERMO MANCINI

SO FOOT CLUB - , difensore della Roma, ha rilasciato un'intervista al mensile francese. Queste le sue parole

L'esonero di : come è stato vedere andarsene l'allenatore che ti ha voluto alla Roma?
“Sono venuto alla Roma, per il club, il progetto, non solo per l'allenatore. È vero che ha giocato un ruolo importante nel mio trasferimento. Il suo esonero? Sono cose che succedono, ma è certo che
conta per me”.

Sia con che con stai disputando tutte le partite. Quanto è importante alla tua età giocare partite importanti come quelle della ?
“Sono partite piacevoli da giocare. È importante per me giocare partite di grande livello, giocare con costanza tutti i fine settimana. Quando giochi contro gente come e Suarez è difficile, a solo giocando queste determinate gare puoi migliorarti. Si migliora giocando contro i più forti”.

Come ti sei integrato all’interno dello spogliatoio?
“Il primo giocatore che ho visto, è stato (ride ndr). Lui ha detto altri di lasciarmi in pace. Il gruppo è compatto e mi sono stato integrato bene. Inoltre, non sono l'unico a parlare francese, ci sono
e . Siamo come una grande famiglia, andando a mangiare e fare attività insieme. Ho imparato un po’ l’italiano, non lo parlo bene, ma lo capisco e con un po’ di inglese son riuscito ad adattarmi”.

Giochi con due leggende viventi come e ...
“È raro incontrare al giorno d’oggi giocatori che restano a lungo in uno stesso club. Un giocatore come rappresenta il club, e il club viene identificato con . A livello internazionale, se dici Roma, si pensa a , se dici , si pensa alla Roma. Per
è lo stesso. Sono due leader, tutti i giocatori ascoltano ciò che dicono. Sono uomini che spingono il gruppo al top”.

A Parigi non hai giocato quanto speravi. Che rapporto hai con Maxwell, che era il titolare nel tuo ruolo?
"Ho un ottimo rapporto con lui. Mi ha dato molti consigli, è davvero il compagno di squadra modello. Arrivava al campo di allenamento prima di tutti, un vero professionista. Non è un caso che attualmente giochi a questi livelli, ha una condizione fisica migliore di tanti giovani".

Ti sei pentito del tuo trasferimento al PSG?
"Onestamente no. Ho vinto sette trofei a Parigi, tra cui uno storico 'poker', è naturale che abbia dei bei ricordi. Ho avuto l'opportunità di crescere, giocando con grandi giocatori. Rifarei quella scelta ancora una volta, pur sapendo che Maxwell resta il titolare. E' un'esperienza che mi ha permesso di crescere, di migliorare e di poter giocare in un club come la Roma".

Parli del Paris Saint Germain al passato. Non ti senti più un giocatore del PSG?
"Oggi indosso la maglia della Roma e sono romanista. Mi concentro sul presente. Non faccio previsioni sul futuro, è inutile. Penso alla Roma, al 100%".

In una tua recente intervista a una radio romana avevi detto che ti sarebbe piaciuto restare nella capitale...
"Non ho esattamente detto questo, le mie parole sono state travisate. Ho detto che al riguardo non dipende tutto da me, ma che mi piacerebbe molto restare qui".

10 anni fa hai iniziato a muovere i primi passi nel settore giovanile del Lille. Cosa ricordi di quella esperienza?
La mia squadra dell'epoca, l'US Crépy-en- Valois, mi fece partecipare a un provino per il Lille e mi presero. I dirigenti conoscevano già la mia famiglia, visto che avevano ingaggiato anche mio fratello Mathieu. Mio ​​padre pensava che il progetto che il club messo in atto era perfetto per noi e che il loro centro di formazione sarebbe stata la cosa migliore per avere successo."

E a tuo fratello, cosa è successo?
"Gioca ancora a calcio, in un club dilettante. Quando era nell'Under 18 ha avuto molti infortuni ed è stato difficile per lui tornare in campo".

Nel tuo percorso di crescita al Lille, quale allenatore è contato più degli altri?
"Tutti mi hanno dato qualcosa. C'è stato chi mi ha spalleggiato di più, come Benoît
Delaval, uno dei preparatori atletitici del centro di formazione che mi ha seguito dai 12 ai 18 anni.  Poi c'è Alain Wallyn, che nell'under 14 mi ha schierato per la prima volta terzino sinistro. Prima giocavo ala o attaccante, non segnavo molto ma ero veloce. Lui mi ha cambiato ruolo, pensava che fosse un bene per il mio futuro e aveva ragione. E poi Stéphane Adam e Rachid Shihab, che mi hanno allenato in under 18 e in quarta divisione (con la squadra riserve del Lille, ndr), due persone interessanti".

Quando ti hanno cambiato ruolo come ti sei trovato?
"Molto bene. Avevo 13-14 anni, quando ti dicono "Se vuoi avere una carriera da professionista, il tuo ruolo giusto è questo" non ci rifletti molto sopra, specie se a dirtelo è un ex giocatore professionista. In fondo tutti i grandi laterali francesi hanno iniziato come attaccanti nelle giovanili".

Il tuo ricordo più bello della tua esperienza al Lille?La tua più grande souvenir a Lille?
"Credo sia il mio gol contro il Copenaghen, nei preliminari di (nell'agosto 2012, ndr)".

La stagione 2013/14 è stata ricca di soddisfazioni. Il trasferimento al PSG e la prima convocazione in nazionale...
"Sì, è stato qualcosa di incredibile. Ero a casa con mia moglie e improvvisamente ho
ricevuto molti messaggi di congratulazioni sul telefono. E allora ho capito (ride, ndr).
Francamente, non avevo guardato la lista dei convocati perché non me lo aspettavo affatto, anche se me lo sentivo".

E quattro mesi più tardi, la chiamata per i Mondiali in Brasile...
"E' stato pazzesco (ride, ndr). A differenza della mia prima convocazione, quella volta rimasi incollato alla TV ad attendere l'annuncio della lista dei convocati, assieme a mia moglie e ai miei genitori. Il ct non ci avvisa prima se siamo convocati o meno, lo veniamo a sapere contemporaneamente. E' stato un peccato aver perso contro la Germania, avremmo potuto fare di meglio. La partita che giocai al Maracana (contro l'Ecuador nella fase a gironi, ndr) fu un'esperienza pazzesca. Era la prima volta che giocavo titolare in Nazionale, nella prima partita del Mondiale e per di più in Brasile, il paese del calcio. Cosa chiedere di più?".