Interviste AS Roma 13/03/2015 14:40
CONTI: "Totti è la Roma, De Rossi tiene tanto a questi colori. Liedholm? Gli devo tutto"
SKY SPORT - Bruno Conti, nel giorno del suo 60esimo compleanno - "60 anni, ma sono contento e orgoglioso. Anche non allenandomi il fisico regge" - ha rilasciato un'intervista all'emittente satellitare. Queste le sue parole:
Tanti messaggi di auguri
Risponderò a tutti. La mia più grande soddisfazione averli ricevuti da persone con le quali ho avuto incomprensioni. Io continuo a lavorare con grande professionalità
Il consiglio che daresti ai ragazzi?
Ho a che fare con tante famiglie e ragazzi. L'importante è capire che il calcio è uno sport, prima viene la scuola. Per arrivare, nella vita, ci vuole tanto; per smettere, niente
Bearzot?
Un grande personaggio, mi ha sempre stimato e dato consigli importanti. Prima del Mondiale ero infortunato, venne vicino a me e mi disse: "Bruno vai tranquillo, il posto è tuo"
Pertini?
Un personaggio di grande umiltà che ha saputo incoraggiarci portandoci avanti fino alla fine. Sul mio account di facebook ho la sua foto per farvi capire cosa ha rappresentato per me
Paolo Rossi?
Da calciatore inutile parlarne, in quel mondiale ha fatto 10 metri: chi si è fatto il mazzo sono stati gli altri (scherza, ndc)
Marazico: perché questo soprannome?
Me lo diedero i miei amici di Nettuno, in uno striscione
Pelè e Maradona?
Sentire Pelè nominarmi miglior giocatore di quel mondiale è stato meraviglioso; Maradona ogni volta mi diceva: "Vieni a Napoli". Lo ricordo con grande affetto
Liedholm?
La mia vita calcistica, interpretava il calcio a modo suo. Ti faceva divertire. Nel mio primo allenamento in prima squadra disse prima dell'esercizio: "Bruno fai vedere questo esercizio". Gli devo tutto, è stato quello che ha lottato per portarmi a Roma
Totti e De Rossi?
Sono riuscito a selezionare Daniele (De Rossi, ndc), Aquilani e Bovo. So in che modo Daniele tiene a questa maglia e questi colori, gli voglio un bene matto. Parlare di Francesco è parlare della Roma. E' la Roma in tutto e per tutto. Quello che sta facendo, gli infortuni, la sua grande umiltà: guai a chi me lo tocca. E' un piacere vedere così tanti ragazzi usciti da qui, tutti questi ragazzi mi mandano gli auguri, anche a Natale. Sono contento per loro. La cosa più bella è non dimenticare ma i ragazzi sono intelligenti e hanno grandi famiglie alle spalle.
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ROMA RADIO - Bruno Conti è intervenuto anche ai microfoni dell'emittente radiofonica giallorossa
IL BASEBALL
La fortuna era quella che ci giocavo solo in estate, mentre d'inverno giocavo a calcio. Mio padre mi spinse a seguire la strada del pallone, mentre sarei potuto finire a Santa Monica e avere una vita molto diversa. Non ti nascondo che mio padre era sempre stato tifoso della Roma: sono orgoglioso di quanto ha fatto per la mia famiglia e sono contento di avergli dato questa soddisfazione, vestire la maglia giallorossa.
GLI INIZI DELLA CARRIERA
Il primo anno con la Primavera esordii in Serie A, ma nel Genoa poi mi feci le ossa. Fu un anno importante, lì cominciarono a scoprire il vero Bruno Conti.
DINO VIOLA
Difficile dimenticarlo, come donna Flora. Lui fu l'artefice dello Scudetto 1982/83, non trascurò mai nulla e stava sempre con noi. Sapeva i risultati della Primavera, gestiva tutto e non gli sfuggiva niente.
LIEDHOLM
Lui mi ha voluto a tutti i costi, mi ha riportato alla Roma quando ero al Genoa. Gli devo molto ma non solo per quello: i suoi consigli erano preziosi, da tutti i punti di vista, calcistico e umano. Il rapporto con il gruppo era particolare. Una volta in ritiro ci disse che aveva chiuso la porta a chiave perché aveva paura che le donne entrassero anche in camera sua.
AGOSTINO DI BARTOLOMEI
Il mio grande capitano, lo conoscevo da quando ero più giovane. Mi ha dato tanti consigli, mi ha insegnato tantissime cose, il vero leader era lui, è sempre stato così. Oggi potrebbe fare di tutto, era sempre in prima linea come capitano. Quando arrivò la notizia della sua morte fu un colpo durissimo, inaspettato.
IL NIPOTE
Sì, promette bene il figlio di mio figlio Daniele: fa scuola calcio a Cagliari ed è stata una sorpresa la scelta di chiamarlo Bruno. Anche lui col destro non ci fa proprio nulla...
LA FINE DELLA CARRIERA
Quando ho smesso la scelta è stata quella di non abbandonare questi colori, forse altri due anni potevo ancora farli. Poi cominciai con i ragazzini, questo lavoro mi piaceva e mi piace davvero. Ho ancora un legame con i ragazzi che sono cresciuti qui e che sono andati in ottime squadre: sanno che possono contare sempre su di me.
SETTORE GIOVANILE
Trigoria è come una famiglia, soprattutto per i ragazzi che la famiglia ce l'hanno lontana. Io ringrazio davvero tanto la società, che ci mette a disposizione tutto questo. Bisogna saper organizzare le cose nel modo giusto, dagli istruttori agli studi, il calcio è esasperato e vorremmo dar loro altri valori in cui crediamo.