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Interviste AS Roma 05/12/2014 21:02

Tempestilli: "La semplicità è la forza di Totti e De Rossi"

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ROMA TV - L'ospite dello "Slideshow" in onda sul canale televisivo romanista, è Tonino Tempestilli, che ha trascorso una vita nella Roma.

Una foto di famiglia.
"Mio padre, mia madre, mia sorella ed io. Li ringrazierò sempre, mi hanno trasmesso valori che mi hanno aiutato a raggiungere certi obiettivi. Sono quei valori che voglio trasmettere a mio figlio e alle persone che voglio bene. Serietà, umiltà e onestà sono cose che contanto e ti fanno arrivare agli obiettivi".  

I compagni di scuola.
"Non ricordo chi siano perché è passato tanto. Ricordi di un'infanzia spensierata nonostante la mia famiglia non avesse grandi mezzi, mi hanno sempre dato tutto per crescer eserenamente e fammi sentire bene in un quartiere benestante. La mia famiglia mi ha sempre messo nella condizione ideale".

L'inizio della carriera.
"Un sogno che si è realizzato e che avevo d aragazzo ma che mai mi sarei sognato di raggiungere. Qui ero all'Inter, nel 1980, nel Banco di Roma avevo fatto la Serie C e sfiorato l'approdo alla Roma. All'epoca il pesidente era Guidi, non so perché non arrivai a Roma ma sapevo di una trattativa in corso, poi approdai all'Inter con un mio compagno".

L'esordio con l'Inter.
"Fu a Pisa, dove vincemmo. Quando il mister mi chiamò per entrare fu un'emozione indescrivile. Avevo la maglia numero 11, da difensore, ma giocai da esterno alto".

Con Bruno Conti.
"Questa foto ce l'ho in ufficio. E' un bel ricordo delle battaglie con Bruno. Era un giocatore straordinario, arrivava da un Mondiale vinto ed era uno dei talenti migliori al mondo. Una persona fantastica e un calciatore straordinario. Nonostante avessi una profonda stima del calciatore e della persona, in campo era morte tua vita mia. Lui lo sapeva e non regalavo nulla a nessuno. Era la prerogativa perché giocassi a certi livelli".

Dino Viola.
"Una persona straordinaria, con un fascino particolare. Incuteva soggezione se non lo si conosceva. Ma poi era una persona buona, che amava la Roma e vivere qui a Trigoria. La signora Flora era quasi una seconda mamma, ci coccolava e dava sempre parole di conforto,a nche in momenti di difficoltà. Il presidente a volte ci riprendeva e lei tendeva sempre a calmare il marito. Era una nostra chioccia. Lui aveva questo senso di padronanza e presidenza che controllava ogni cosa. Passava nei corridoi e quando trovava una luce o una tv accesa le spegneva, ci diceva di farci attenzione. Faceva il giro di Trigoria e controllava tutto. Viveva in funzione di questa squadra".

Una foto di campo.
"Maradona cercava un calcio di rigore e mi accanii contro di lui. Con lui ho sempre avuto un ottimo rapporto e cercavo di marcarlo in campo, in quel periodo era difficle. Ma non avevo nulla da perdere e riuscivo a fare buone gare contro di lui. Venni a sapere che alcuni giocatori del mi volevano lì, ci andò anche Ottavio Bianchi che mi aveva allenato a Como. Però poi decisi di andare a Roma, volevo tornare a casa".

La squadra di allora.
"Era un bel gruppo: Gerolin, di Mauro, Bertold, Rudi Voeller, Rizzitelli. Rravamo uniti e dei ragazzi che vivevano fuori dal campo insieme. Ne abbiamo combinate tante ma ci siamo tolti soddisfazioni. Un campionato arrivammo terzi nonostante fossimo meno competivi di altre squadre. L'amicizia ancora oggi va avanti, era un supporto in più per pareggiare il livello tecnico di altre squadre".

La vittoria della Coppa Italia a Genova.
"Fu una bella esperienza, fu meritata. Ricordo gli episodi al termine quando rientrammo in albergo, facemmo un po' di guai... Il nostro era sconvolto per andarsi a giustificare col direttore".

Giannini.
"Uno dei miei più grandi amici, ho vissuto anni calcistici straordinari ma anche al di fuori. Anche oggi con la famiglia ci sentiamo. Era un ragazzo straordinario, a volte giudicato male da chi non lo conosceva. E' stato un grandissimo calciatore, bello come il sole. Fa l'allenatore, gli manca tanto la Roma. Avrebbe voluto rientrare. Qualcosa ha sbagliato e da amico gliel'ho detto, era un capitolo chiuso e mi auguro che trovi spazio nel club. Ha sempre amato questi colori".

Gianluca Signorini.
"E' una foto triste, con un ragazzo che non c'è più. Era straordinario, fantastico. Ci siamo sempre sentiti con la famiglia, sono stato a Genova in occasione della partita in suo onore, a cui presenziò in carrozzina. E' stata una cosa emozionante, ricordi che non cancellerò mai. Vedere un ragazzo giovane spegnersi così è triste, se è un amico ti colpisce maggiormente".

Il matrimonio.
"Mi sono sposato giovane ed è stata la mia fortuna. Devo ringraziare mia moglie, non è facile vivere con un calciatore, uno sempre fuori casa e nervoso magari nelle sconfitte. Mi ha sempre aiutato e sopportato, ha cresciuto mio figlio. Con il lavoro che fcevo non avevo molto tempo da dedicargli, oggi a 55 anni me ne faccio una colpa. Ma per fortuna avevo questa donna accanto di una semplicità straordinaria. Anche oggi le dico grazie, non glielo dico spesso e ne ha bisogno".

Il figlio.
"E' la mia vita, viviamo in funzione sua e farei qualunque cosa per dargli felicità".

L'inizo di carriera da allenatore.
"Devo ringraziare Sensi che all'epoca acquisì il club con Mezzaroma. Avevo alcune situazioni familiari con mio figlio e dopo un anno dal ritiro mi hanno dato l'opportunità di rientrare nel club. Ero nel settore giovanile, ho iniziato a fare l'allenatore. Non ero pronto per i bambini piccoli, pretendevo forse troppo. Ma durante il cammino mi sono accorto degli errori, l'anno successvio ho cambiato categoria con i ragazzi più grandi per trasmettere un po' di più di quanto avevo".

Papa Giovanni II.
"Ha segnato la Chiesa e la religione, rimarrà sempre nella storia. Avvicinarmi a lui fu un'emozione possibile solo grazie al mondo in cui lavoro".

Capello.
"Uno straordinario personaggio, un grande allenatore. Trasmette carica, prentende molto ma ti fa capire che senza sacrificio e certi valori è difficile raggiungere gli obiettivi. Lo scudetto dopo tanti anni è stato magnifico, al di là dei discorso economici. Aveva l'abilità di farsi acquistare i giocatori e tirare fuori il meglio da loro. Ebbe diversi scontri con i giocatori ma metteva tutto da parte".

La festa scudetto.
"Il pubblico iniziò a scavalcare, mancavano 5 minuti e la gente entrò in campo pensando fosse terminata. Io e Capello scattammo in campo per bloccare la gente con la paura che venisse sospesa la partita. Fantastici i festeggiamenti al Circo Massimo".

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"Due giocatori fantastici, due ragazzi che ho visto crescere. Hanno fatto della semplicità la loro forza. e vicecapitano, belle famiglie. E' difficile ritrovarne due così e averli nelle proprie giovanili fino ad avere tutto dal calcio. Vorrebbero vincere una competizione come la
, che sarebbe il coronamento di una carriera straordinaria. Francesco poi è un discorso a parte, un monumento del calcio. Non sarebbero arrivati fin qui se non fosseoro stati uomini e calciatori seri".

Sensi e Spalletti.
"Un bel binomio, è mancato lo scudetto. Franco è una persona che ha dato tutto alla Roma. Al di là delle tante persone che lo hanno contestato anche ingiustamente è uno che amava profondamente questo club. Devo ringraziarlo perché mi ha dato l'opportunità di tornare nella Roma. Spalletti è una bella persona, a volte burbero e permaloso ma un allenatore capace. Con lui giocavamo un calcio fantastico. Ci sentiamo ancora, soffre a stare fermo ma vive di calcio. Gli auguro di allenare di nuovo presto".

I sorteggi UEFA.
"Mi hanno sempre accusato di portare male... Con il lavoro che sta svolgendo questa dirigenza arriveremo a toglierci soddisfazioni e chissà se a breve non arriveremo a un trofeo europeo".

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