Coppe europee 15/04/2009 23:35

Spalletti: "Io uomo mercato? Non vedo perchè dopo una stagione come questa"

Sei corteggiatissimo in questo periodo, in una stagione così tribolata…

In una stagione tribolata non vedo perché dovrei essere corteggiatissimo. Se la squadra sta facendo male, colui che la gestisce ha le maggiori responsabilità, le maggiori colpe. In questo caso io, perché la società mi ha sicuramente messo a disposizione una buonissima rosa e stiamo facendo al di sotto delle nostre possibilità. Per cui il pensiero sarà totalmente per questo finale di campionato e per riuscire ancora a determinare qualcosa in funzione della classifica.

 

Sull’importanza della cultura della sconfitta.

Io un po’ di reazione domenica, dopo aver perso il derby, ce l’ho avuta, però tutto sommato mi è sembrata più ridotta di quello che poi si è lasciato trasparire all’esterno, anche perché quella partita determina molto per quanto riguarda gli sportivi, il nostro ambiente, il calcio in generale. Ci sono state delle situazioni che ci sono girate contro e un minimo di reazione ci sta.

Penso che la sia una competizione importantissima, nella quale ci confrontiamo tutti volentieri, soprattutto per i valori che manifesta, perchè c’è meno ricerca di esasperazione del risultato, si va più attraverso lo sport e il confronto vero. Si accetta più volentieri il risultato finale.

 

Sul campionato della Roma.

Noi abbiamo fatto un campionato difficile, siamo partiti male, abbiamo dovuto rincorrere. Ora, nel rush finale, siamo andati incontro ad altre difficoltà, per cui ora siamo in un momento difficile.

 

Voi allenatori come valutate l’importanza delle palle inattive?

C’è una buonissima percentuale di risultati che si determinano attraverso palle inattive. Nella composizione della squadra bisogna cercare di mettere questa fisicità e avere qualcuno che batte bene queste palle inattive per farle cadere nella maniera corretta dentro l’area di rigore. Si adottano più sistemi, l’uomo o la zona, però quello della palla inattiva è sicuramente un momento importante per determinare il risultato.

Secondo te Beckham è il migliore?

Ce ne sono molto, ma lui è uno di quelli più “cattivi”.

 

Federico Macheda: è vero, come sostiene l’osservatore di Ferguson, che piaceva anche a voi?

Dei piccoli talenti che nascono in à se ne sente parlare facilmente, perché è una à di calcio. Bruno Conti è uno molto attento, per cui l’aveva avuto sotto controllo, poi non so come si sia sviluppata la questione. Bisogna stare attenti ad andare a incolpare i club stranieri che ci vengono a portare via i ragazzi, perché se si fa un discorso di percentuale, di confronto, si vedrà che poi noi ne abbiamo importati molti di più di quelli che ci sono venuti a prendere. Però, questa è una cosa che va messa a posto perché non è corretto che a una società che ha uno staff di osservatori corretto per andare a trovare nuovi talenti, gli venga sottratto il ragazzo e non gli venga riconosciuto niente.

NEL POST-PARTITA

Sui verdetti dei quarti di finale di .

I passaggi di turno di queste squadre sono meritati. L’ ha fatto valere la sua qualità tecnica; il Manchester è stato bravo, è una squadra di grande mestiere e d’autorità, però ha dovuto soffrire fino all’ultimo, quindi complimenti anche al Porto.

Il Manchester, però, ha subito fatto capire al Porto che non poteva prendere il controllo del gioco…

Sì, ha fatto vedere la grande autorità che ha dentro la squadra. Si sa che nel doppio confronto una squadra di grande spessore e personalità come il Manchester, se nella prima magari ti concede qualcosa, nella seconda non sbaglia nulla, o quasi. Il Porto ha comunque fatto la sua partita, una buonissima gara sotto tutti gli aspetti.

 

Perché gli allenatori italiani non hanno il coraggio di lanciare i giovani, come fa ad esempio l’?

Secondo me ci sono molti allenatori italiani che puntano sui giovani e che li sanno far crescere. Quello che diventa fondamentale è riuscire a fargli trovare un ambiente dove loro possano anche sbagliare, perché i talenti ci sono da tutte le parti, trovare l’ambiente corretto per farli crescere e per formargli un carattere non è semplice. Una differenza tra noi e il calcio inglese è che i loro allenatori lavorano con i propri ragazzi da svariati anni, hanno tutti la possibilità di instaurare un rapporto e una mentalità dentro lo spogliatoio che può essere un vantaggio.

Bruno Conti ha confermato che c’è la volontà da parte della Roma di lavorare ancora di più con i giovani…

La Roma è uno dei club più attrezzati a livello giovanile, la regione Lazio sforna calciatori di notevole qualità, sul territorio siamo coperti, la Primavera della Roma è una squadra che tutti gli anni sa farsi valere e, di conseguenza, bisogna dare seguito a quello che è il lavoro imbastito.

 

Rooney è molto stimato, molti lo considerano il vero valore aggiunto del Manchester: cosa ne pensi?

La qualità del campione, la volontà, la disponibilità dell’amatore, del dilettante, diventa una miscela imponente sotto l’aspetto del calcio giocato. Sa far tutto, da’ un contributo eccezionale. Sarebbe l’attaccante ideale.

 

Cos’ha l’ in più del Manchester?

L’ ha la spregiudicatezza della squadra giovane, del ragazzo che ha talento e che, naturalmente, prende convinzione in funzione di questa qualificazione. Con i risultati hanno preso ulteriormente convinzione e fiducia nei propri mezzi e ora sono arrivati a un confronto importante in cui non c’è più da pensare o aver timore: o fai vedere la tua qualità o vieni escluso, vista la forza che ti trovi davanti. Sono convinto che faranno vedere il loro valore.

 

Il 27 maggio la finale è a Roma: sarà tutto tranquillo?

Sarà tutto tranquillo e gli inglesi ne accorgeranno da soli venendo a partecipare a questo spettacolo, a questa festa, perché il calcio deve essere una festa per tutti.