Coppe europee 26/02/2009 11:05
Ma a Piccadilly abbiamo vinto

Erano migliaia e tanto tanto colorati i giallorossi a Londra. Pronti davanti ai cancelli dell'Emirates già dalle 4 di pomeriggio. Maciniamo chilometri, laziale cambia canale (anche in inglese, of course) e via a sostener la Roma. Poi, al fischio finale, tutti in marcia (percorso obbligato stabilito dai poliziotti inglesi a cavallo) verso Arsenal Station, la fermata della metro. Lì pochi cori, ancora troppo forte la rabbia per la sconfitta. Punto di ritrovo la "solita" Piccadilly Circus: mentre il tabellone luminoso scandisce i giorni che mancano ai Giochi, si parla ancora della partita. Grande il rimpianto per il tiro di Motta che avrebbe potuto cambiare le sorti degli ottavi. Forse. Luca spiega: «Se segnavamo sarebbe cambiato tutto. Comunque è un bel giocatore, non ha avuto paura di scendere in campo qui. Se sbrigassero a riscattarlo». Dopo la cena e qualche birra, centinaia di tifosi pronti per andare a Luton. I voli della mattina i più affollati. In aeroporto c'è chi dorme sul nastro bagagli al check in (bellissimo un ragazzo con la sciarpa dello scudetto sugli occhi), chi gioca a carte e chi invece organizza la solita sfida di calcetto. Non manca neanche rubabandiera. La notte porta consiglio e anche freschezza, tanto che alle 3 passa una hostess che dice: «Go, Arsenal». E' bionda e le viene dedicato un coro apposta. Si svegliano tutti, si ricomincia. Campo Testaccio, Roma, Roma, Roma e Non smetterò mai di lottar. Poi bisogna salire sull'aereo: chi fa scali (Milano, Dublino e Girona le tratte preferite), chi va direttamente a Roma. Facce stravolte, zaini in spalla, sciarpa al collo. I tifosi della Roma salutano Londra e danno appuntamento al ritorno.