Coppa Italia 05/05/2014 20:08

Coppa Italia, il Napoli: "Nessun accordo con la curva"

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Nessuna trattativa, nessun accordo, nessun compromesso. Il Calcio non fa dichiarazioni ufficiali su quanto accaduto sabato sera allo stadio Olimpico prima dell'inizio della finale di Coppa Italia con la . Ma dagli ambienti della societa' partenopea filtra una versione di quanto accaduto che si inquadra nel contesto di un comportamento assennato e responsabile, teso unicamente ad evitare altre tensioni e nuovi incidenti fuori e dentro lo stadio Olimpico, dopo quello che era gia' accaduto nelle vicinanze dell'impianto sportivo nelle ore precedenti.

Il , dopo aver concordato il da farsi con le altre componenti presenti allo stadio (responsabili dell'ordine pubblico, Lega Calcio e ) si e' reso disponibile a mandare sotto la curva il capitano, Marek Hamsik per rassicurare i tifosi sul fatto che, contrariamente alle voci che si erano diffuse, Ciro Esposito, il giovane ferito a colpi di pistola, era vivo ed in quel momento veniva sottoposto alle cure del caso da parte dei medici dell'ospedale in cui era ricoverato. In ambienti della societa' partenopea si fa anche rilevare che in quelle concitate fasi si era perfino diffusa la voce che nella sparatoria fosse rimasto ucciso un bambino, notizia destituita di ogni fondamento ma che, tuttavia, stava contribuendo ancor di piu' ad esacerbare gli animi dei tifosi napoletani presenti nella curva nord dello stadio. Hamsik ed i dirigenti Bigon, Formisano e Lombardo, che lo hanno accompagnato, hanno rassicurato i sostenitori azzurri, spiegando loro come stessero in realta' le cose, senza nulla nascondere e senza nulla aggiungere.

La linea seguita e' stata dettata direttamente dal presidente De Laurentiis il quale, in tribuna autorita', era in stretto contatto con il presidente del Coni, Giovanni Malago', con il presidente del Consiglio, Matteo Renzi e con il presidente del Senato, Pietro Grasso, oltre che, ovviamente, con il presidente della , Andrea Della Valle. Da parte del si fa notare che a nessun capo ultras, ne' a chiunque altro e' stata delegata la decisione se giocare o meno la partita. La finale si sarebbe disputata in ogni caso, a prescindere dalle intenzioni che la curva avesse manifestato in occasione del breve colloquio con Hamsik e con i dirigenti del . L'unica condizione che avrebbe potuto portare ad un diniego a scendere in campo da parte degli azzurri sarebbe stata, eventualmente, la notizia della morte del tifoso colpito. In quel caso lo stesso Calcio avrebbe comunicato la propria indisponibilita' a giocare la finale, condizione, pero', alla quale non si e' mai neppure andati vicini. Riguardo infine alla figura di Genny 'a carogna, con il quale Hamsik ed i dirigenti hanno parlato brevemente per rassicurare, attraverso di lui, tutti i tifosi presenti in curva, ambienti del Calcio fanno rilevare che la tensione del momento e la delicatezza degli avvenimenti che si stavano susseguendo non consentivano certamente di scegliere un interlocutore. In quel frangente, chiunque avesse in un certo senso avuto la rappresentanza dei tifosi avrebbe potuto svolgere il compito di rassicurare gli altri presenti e di allentare la tensione che c'era sugli spalti, indipendentemente dalla propria fedina penale e dai precedenti specifici in materia di reati da stadio.

(ansa)