Campionato 29/08/2011 12:38
Sciopero, Tommasi: "Per la Lega il contratto collettivo non serve. Non vogliamo uno stop a oltranza". Abete: "La seconda giornata si deve giocare, è un obbligo"
Lo slittamento della prima giornata di campionato non ha fatto piacere ai giocatori che avrebbero voluto giocare. «Non siamo contenti, la nostra contentezza sarebbe stata quella di scendere in campo, avere una Lega unita, seria e compatta con delle idee. Oggi siamo qui e non possiamo dirci contenti. Ottimista lo ero e lo sono di iniziare il campionato alla prossima giornata. Purtroppo dobbiamo andare con le cadenze delle assemblee della Lega in cui Beretta riferisce», aggiunge il presidente dell'Assocalciatori. Tommasi sottolinea inoltre che «se avessimo accettato i due punti proposti dalla Lega, loro non avrebbero potuto firmare. La volontà era di non firmare e introdurre nuovi punti -spiega Tommasi-. Il discorso degli allenamenti separati credo che si risolverà perchè per la maggior parte delle società non ci sono vertenze. La volontà della Lega di introdurre la dicitura che l'allenatore può decidere sugli allenamenti, è una ammissione di responsabilità».
Nel corso della trasmissione radiofonica è intervenuto anche il presidente della Figc Giancarlo Abete: «La seconda giornata si deve giocare, è un obbligo», ha detto Abete, che oggi incontrerà Beretta e Tommasi per cercare una soluzione, sottolineando che «l'accordo era stato fatto e la Lega non ha rispettato gli impegni assunti: e questo è un dato di fatto. Sicuramente la Lega ha mostrato un irrigidimento, legittimo cambiare idea, ma non ha rispettato gli impegni. Questo però è il momento in cui la responsabilità induce a cercare opera di mediazione: c'è una situazione per cui l'accordo era stato raggiunto e una delle due parti non lo ha rispettato». Abete ha aggiunto che «siamo molto provinciali, con la logica assembleare non si va da nessuna parte, e i sistemi di governance in Lega non funzionano» e che «se ci si concentrasse di più sugli aspetti organizzativi su come l'Italia può rimanere competitiva nel mondo sarebbe meglio»
Dietro allo sciopero non ci sono questioni di soldi. «Si è creata una sorta di caccia all'untore - spiega il presidente della Figc - e il giudizio negativo è contro quelli che hanno di più, ovvero i giocatori, per di più in momento difficile del paese. Si è generata una confusione come se il contenzioso avesse valenze economiche: ma così non è. Le parti sono ancora irrigidite: cercherò di capire meglio parlando prima con Beretta e poi con Tommasi quali sono spazi di manovra per trovare una soluzione non traumatica. Invierò a tutti i presidenti dei club il dossier con tutte le riunioni sul rinnovo del contratto». Quanto ai rapporti con la Lega Abete non ne fa una questione personale. «Esisteva una lega e i presidenti hanno voluto la separazione con la B pensando che avrebbe favorito una migliore governance - dice Abete -, una rivoluzione in termini di efficienza e di riposizionamento della Lega: ma con la logica assembleare non si va da nessuna parte. La Figc è sempre disponibile grazie anche al sostegno del Coni. Ma noi siamo molto molto provinciali: pensare che le idee del singolo possono modificare un sistema mondiale significa essere fuori dal mondo ed essere provinciali. Con tutta la solidarietà per le province che stanno vivendo un momento particolare. Ci sono grandi imprenditori, ma i sistemi di governance non funzionano all'interno della Lega: il singolo imprenditore come può pensare di cambiare le regole mondiali quando la quadra non si torva nemmeno all'interno della Lega. La governance non funziona all'interno della Lega: io sono necessariamente ottimista perchè è obbligo che la giornata dell'11 settembre si giochi. Cerchiamo di arrivarci in uno spirito di accordo: la seconda si deve giocare. Pazienza che l'Italia giochi due gare di qualificazione agli europei senza nemmeno un turno giocato. Cerchiamo piuttosto di essere competitivi perchè abbiamo già tre squadre fuori dall'Europa, Roma Palermo e Udinese».