Campionato 26/08/2011 18:23
Sciopero, le reazioni. Calderoli: "Presidenti facciano un passo indietro" - Beretta: "Vogliamo l'accordo per un calcio innovativo, nell'interesse di tutti" - Amendola: "A farne le spese sono solo i tifosi"
Maurizio Beretta, presidente della Lega di serie A, si dice «amareggiato» per la conclusione della trattativa sul rinnovo del contratto collettivo di lavoro dei giocatori. Domani il campionato non partirà, lui passerà alla piccola storia del calcio come il falco che ha portato al secondo sciopero dei giocatori dopo quello del 1996.«In Spagna si sciopera perchè non si pagano gli stipendi ai giocatori, in Italia per due questioni che dovrebbero essere scontate e in altri settori sono acquisite da tempo: la resistenza dell'Aic è incomprensibile, loro fanno un sindacato ideologico». «Ma io sono solo l'interprete fedele della volontà della larghissima maggioranza dei presidenti di serie A, e davvero non capisco. L'Aic dice che i giocatori non avranno problemi a pagare secondo i termini di legge l'eventuale contributo di solidarietà? E allora perchè non lo mette per iscritto? Se qualcuno pensa che sia stato per noi un pretesto per rompere, sbaglia: è una questione di merito, anche molto sostanziosa».
Beretta non lo dice, ma il calcolo è semplice: il monte ingaggi dei calciatori di serie A supera il miliardo di euro, è vero che la manovra economica è ancora da varare ma se passasse il concetto di anche solo il 5% 'ballerebberò 50 milioni di euro e per più anni. «Ma al di là del punto sul contributo di solidarietà, c'è sempre quello sugli allenamenti: è evidente - prosegue Beretta - che con le rose ampie attuali non ci si può preparare tutti insieme, ed è chiaro che la responsabilità di organizzare il tutto va allo staff tecnico». Comunque, Beretta ammette che la conclusione della vicenda è «triste». «Noi stiamo cercando di fare un accordo collettivo innovativo che tenga conto del quadro generale del paese e possa assicurare al calcio italiano un futuro. Per ora non ci siamo riusciti, ma a quello si dovrà arrivare: perchè è interesse non solo dei club, ma anche dei giocatori»
(ansa)
Sempre Beretta: «Non ci sono state spaccature all'interno della Lega. Sono tutte fantasie». Il presidente della Lega di serie A precisa a chi gli chiede se c'era qualche presidente di club favorevole alla proposta di contratto ponte formulata oggi dall'Aic. «Accettare la proposta - spiega - voleva dire un passo indietro e annullare il lavoro di questi mesi. Oltretutto la proposta non era nemmeno possibile prenderla in considerazione. L'assemblea di Lega ha infatti stabilito la firma dell'accordo subordinata al contributo di solidarietà e gli allenamenti separati, per fare altrimenti ci sarebbe bisogno di un altro voto in assemblea» Per Beretta la responsabilità dello sciopero, e di quello che definisce «un inutile manifestazione muscolare», «è esclusivamente di una parte, quella che ha deciso di scioperare. Chi dice che avremmo potuto confrontarci senza fermare campionato mi trova totalmente d'accordo. Quella dell'Aic è una proposta per farsi dire no. Non si scende in campo per la pretesa di allenarsi tutti insieme e per non aver accettato di pagare il contributo di solidarietà. Nulla impedirebbe di andare avanti a confrontarsi senza questo assurdo ricorso allo sciopero. L'Aic ha impostato il confronto sempre con l'arma carica dello sciopero, l'ha fatto anche l'anno scorso. È un modo inaccettabile che porta a questi disastri. C'è una forte spinta di grandissima maggioranza dei presidenti di serie A a fare innovazione indispensabili per sostenibilità a medio termine del calcio italiano. L'Aic farebbe bene interrogarsi su come lavorare al meglio per evitare che in futuro il calcio italiano non corra rischi»
(skysport)
Queste le parole del presidente del Parma Tommaso Ghirardi: «Questo sciopero è una sconfitta per tutti, in particolare per l'Assocalciatori. Ogni qualvolta c'è un problema minacciano uno sciopero e questi sono ricatti sottili insopportabili»«È giusto che come, tutti gli altri lavoratori, difendano i loro diritti, ma non devono però dimenticare di essere dei privilegiati», dice riferendosi ai giocatori. Il numero uno della società emiliana allarga poi il discorso al calcio italiano che perde un'occasione importante per lanciare un messaggio positivo: «Bisogna anche fare una riflessione sul futuro del calcio. Stiamo dando, ogni giorno che passa, un'immagine negativa di questo mondo. Come possiamo sperare che arrivino investimenti freschi e che entrino forze fresche se la situazione è questa?». Ghirardi entra anche nel merito dello sciopero parlando dei due punti suoi quali si è a lungo dibattuto e che hanno portato i club a votare no all'accordo: «Il punto 4 riguarda il contributo di solidarietà che dovrebbe essere inserito nella prossima finanziaria, una tassa che i ceti privilegiati dovrebbero pagare per aiutare quelli più deboli, serve per dare una mano a chi ne ha più bisogno e mi stupisco del semplice fatto che se ne discuta»
Sull'altro punto, quello dei calciatori 'fuori rosà, aggiunge: «Anche se sono cose che al momento non ci riguardano, ho parlato di questo con i miei giocatori. Al Parma, ad inizio stagione, c'erano alcuni giocatori che non rientravano nei piani della società e li abbiamo fatti allenare a Collecchio, mentre gli altri erano a Levico. Ma non li avevamo certo abbandonati, si allenavano con un mister preparato come Fausto Pizzi e a loro disposizione c'era uno staff medico completo. Questo per poter permettere loro di svolgere al meglio la preparazione. Non trovo ci sia nulla di strano»
(ansa)
Le parole dell'attore Claudio Amendola, noto tifoso giallorosso: «Uno sciopero di questo tipo, se pur legittimo, alla fine rischia di non servire a niente, in quanto la giornata persa verrà recuperata in futuro. Sarebbe stato più opportuno non giocare la partita di Nazionale e perderla a tavolino 3 a 0. Allora sì che si sarebbe dato un segnale forte. Credo che non serva a molto uno sciopero i questi termini. Ferme restando le legittime richieste dei calciatori, alla fine questo non è uno sciopero nel senso diretto del termine. Ovvero le partite che slitteranno alla fine saranno recuperate e retribuite. E dal momento che questo le società lo sanno bene, a loro un slittamento non provoca danni esagerati. E alla fine chi paga? i tifosi come sempre. Perchè se il tifoso ha l'abbonamento ma poi la partita slitta, sarà sicuramente recuperata in un'altra giornata... metti di mercoledì. Quel giorno però il tifoso lavora e magari non potrà permettersi di andare allo stadio. Quindi perde lui e basta: se lo sciopero lo si voleva fare ad ogni costo sarebbe stato meglio, per ottenere una risposta alla richiesta, che tutti e 22 i giocatori convocati per la partita della Nazionale non si presentassero perdendo senza paracadute»
(ansa)
Anche il campione Gianni Rivera ha voluto dire la sua sullo sciopero: «Lo sciopero è abbastanza incomprensibile, soprattutto se le motivazioni sono quelle che sono state comunicate, mi sembra davvero troppo poco. È chiaro che, parlando di accordi collettivi e di contratti, bisognava poi capire sul piano materiale cosa poteva comportare per i calciatori giocare senza un contratto che li garantisse«Notiamo cosa avviene nel nostro Paese e non c'è da meravigliarsi che tutto sia in discussione: da quando il dio danaro ha iniziato ad impossessarsi della vita quotidiana di tutti noi la situazione è peggiorata. È un fatto che tutti riconoscono ma, alla fine, nessuno fa un passo indietro. Ma va aggiunto: senza contratto e senza accordo, se un calciatore si fosse fatto male cosa sarebbe successo? Continuo comunque a sostenere che incomprensibile la motivazione che ha spinto i calciatori a fare questa scelta. Forse ci sono altre motivazioni dietro, guerre personali o di categoria. Ma ho l'impressione che andando avanti così possa avere il sopravvento quella categoria di persone che sono nel mondo del calcio ma che del calcio non sono molto interessate»
(radio kiss kiss napoli)