Campionato 18/04/2009 21:05

Lecce, né gioco né rabbia. E lo spettro della B...

Il cambio di panchina da Beretta e De Ca­nio non ha portato alcuna variazione, il Lec­ce gioca come una squadra predestinata, a volte incapace di combattere in una situa­zione che domenica dopo domenica si fa sempre più disperata. Eppure è staccato di soli 3 punti ( Torino a quota 27) dalla zona­salvezza: se non si può pretendere la bril­lantezza della manovra, almeno un po’ di rabbia, questa sì. Quella rabbia che il Lecce ha mostrato soltanto nella ripresa contro la Samp, dopo un primo tempo brutto ( non era piaciuto nemmeno a De Canio), in una par­tita determinata anche dalle assurde deci­sioni dell’arbitro Dondarini, contro il quale si è scagliato lo stesso De Canio. Semeraro, invece, si è schierato dalla parte dei tifosi che avevano contestato la squadra.

Come si può capire, la situazione è infuo­. La squadra continua a rotolare sempre più giù, mostrando limiti continui, sia tecni­ci che caratteriali. Con i 3 gol presi dalla Samp, la difesa del Lecce è diventata la peg­giore del campionato insieme a quella del
: 53 reti sulla schiena. Con 27 gol se­gnati, l’attacco è al penultimo posto. Peggio ha fatto soltanto la Reggina che ha realizza­to 22 reti. Il dato preoccupa ancora di più se ci si sofferma su Tiribocchi, capocannonie­re della squadra con 7 gol: ben 34 giocatori hanno segnato più del miglior goleador del Lecce. Come dire che quasi ogni squadra ha 2 cannonieri più forti e prolifici dell’unico leccese.


Le risorse a disposizione di De Canio sono scarse, probabilmente l’organico pugliese è stato sopravvalutato a inizio stagione. Si pensava che potesse ottenere qualche punto in più. Tuttavia, la salvezza è ancora alla sua portata. Serve più gioco, serve più carattere, serve soprattutto un risultato che possa re­stituire fiducia, se non proprio entusiasmo, a tutto l’ambiente. Mancano 7 partite alla fi­ne del campionato e rassegnarsi adesso sa­rebbe davvero imperdonabile.