Campionato 05/01/2009 20:13

Luciano de Janeiro è sempre samba

sconfitta, quattordici vittorie e di quei pareggi

che restano (cinque) soltanto due non hanno fatto

felici. E’ il primaverilissimo score del gennaio di Luciano

Spalletti. Secondo questa statistica se si giocasse

sempre il primo mese dell’anno la Roma guidata secondo

i “comportamenti giusti” sarebbe sempre prima. Un

bel quadro a tinta unita: dall’uno a zero dell’8 gennaio

2006 all’uno a zero del 29 gennaio dello scorso anno, dalla

vittoria col Treviso a Treviso in campionato, al successo

all’Olimpico contro la Sampdoria in Coppa Italia, la

Roma creata, voluta, pensata da Spalletti ha giocato e goduto

quando fa più freddo. E’ sempre Natale dopo Natale

oppure – più laicamente - è sempre carnevale prima di

carnevale. Significa che come viene gestita la squadra

funziona, significa che la preparazione di Bertelli e di

tutto lo staff del toscano è puntuale, meticolosa, chirurgica

eccetera eccetera. Che quando si ricomincia a fare

sul serio la Roma di Spalletti è spallettianissima. E’ la

storia di questo suo ciclo triennale, non un’opinione. Tre

indizi fanno una preparazione.

L Impressionante la prima stagione, 2005-2006: in

quell’occasione la squadra giallorossa giocò nel primo

mese dell’anno ben sette partite (addirittura spalmate in

21 giorni appena), cinque in serie A e due in Coppa Italia:

le vinse tutte e quasi tutte senza discussione. La prima

fu la seconda del record delle unidici vittorie, 1-0 al

Tenni, gol di Aquilani. Tre giorni e in coppa si chiuse la

qualificazione già chiusa al San Paolo vincendo 2-1 col

: era proprio l’11 gennaio, come sarà domenica.


Ma il dato beneagurante (a parte tutti questi) è un altro.

Il 15 gennaio di quell’anno Spalletti si ritrovò a giocare

all’Olimpico proprio contro il Milan di : finì


uno a zero. Basterebbe e avanzerebbe domenica. Di fila

poi, tutte d’un fiato, le vittorie contro Reggina, Udinese

e Livorno in campionato e il successone sotto la neve a

Torino, quando Rosi pareva Djalma Santos. La seconda

stagione, delle tre, è stata quella più umana o comunque

l’unica che ha riservato una nota amara: su tutte il pareggio

all’ultimo minuto su rigore a Messina per colpa

di Chivu , brutto anche il pari successivo in campionato

a Livorno con lo stesso risultato (1-1) ma gli altri pari sono

quelli di coppa che hanno determinato una qualificazione

(il 2-2 al Tardini) ipotecandone un’altra, il 2-2 a

San Siro col Milan. Poi la vittoria col Siena che ha scoperto

al pubblico della Roma, Mirko Vucinic. Poi è l’anno

scorso.

Sei partite e cinque vittorie, il pareggio a Genova con

la Samp - di fatto - è stato utile a vincere un’altra Coppa

Italia, i successi a tenere vivo il campionato o a far entrare

dov’è sempre stato: nella leggenda. Il 16 gennaio


2008, il entrò dalla panchina, eliminò il Torino


con una doppietta fino a segnare il duecentesimo gol

con la sua maglia storica. A Bergamo - tre giorni prima

- sempre lui protagonista nei tre punti conquistati in rimonta.

Infine i successi siciliani con Catania e Palermo

per chiudere con quello di misura sulla Samp in Coppa

Italia. Tre anni, lo stesso mese, diciannove partite, quattordici

vittorie e e nessuna sconfitta, trentasette gol fatti

e quattordici subiti, quarantadue punti presi su cinquasette

a disposizione, quattro soltanto persi. Domenica

è sempre gennaio.