Altre 06/03/2025 15:44
Espanyol, Kumbulla: "Qui ho trovato continuità. La Conference uno dei momenti più belli della mia vita. I tifosi della Roma? Era impossibile non vincere con quell'Olimpico..."

CRONACHE DI SPOGLIATOIO - Marash Kumbulla, difensore di proprietà della Roma, sta vivendo un momento molto positivo all’Espanyol. Arrivato la scorsa estate in prestito dal club giallorosso, il difensore albanese ha finalmente ritrovato la continuità dopo il grave infortunio al legamento crociato del ginocchio destro e tra i vari temi trattati si è soffermato proprio sulla sua avventura nella Capitale. Ecco le sue parole: "L’Espanyol mi ha dato continuità. Quando abbiamo battuto il Real Madrid, non ci credevo neanche. Il Real è una squadra che non muore mai. Anche quando ha fischiato la fine, sono rimasto in tensione perché non mi sembrava vero".
Il trasferimento all'Espanyol?
“Sono contento di aver scelto l'Espanyol. Dopo l’infortunio avevo bisogno di giocare: dopo la loro chiamata, in un giorno e mezzo ero qui. Avevo già visto lo stadio e il centro sportivo con la Nazionale. Sono due strutture incredibili e all’avanguardia. Le strutture funzionali sono importanti: ti fanno rimanere più tempo al centro sportivo, insieme ai compagni, e il gruppo diventa più unito”.
Il tifo dell'Espanyol?
“Avere il Barcellona vicino mi ha dimostrato quanto i tifosi dell’Espanyol siano attaccati alla squadra. Ripetono sempre che ‘l’Espanyol è un sentimento’. Lo stadio è pieno, ci sono tantissimi abbonati che hanno la squadra nel cuore. I nostri sono tifosi veri”.
I tifosi della Roma?
«In quelle annate lì in Europa con la Roma, quella della Conference vinta e quella della finale di Europa League, era impossibile non vincere. Ti spingevano, c'era un clima incredibile. C’era il magazziniere della Roma, si chiama Roberto, mi faceva troppo ridere perché ero in panchina, e lui si girava verso di noi e ci diceva: 'Come si fa a non vincere con questo clima qui?'. Perché era impossibile non vincere, era tutto sold-out".
Il costo del cartellino pagato dalla Roma?
"All’inizio ero giovane e non pensavo troppo a quello che succedeva, io volevo giocare, poi c’erano partite ogni tre giorni e non c’era tanto tempo per pensare. Ora guardando indietro ho preso molta consapevolezza di me stesso, sono maturato molto tatticamente, tecnicamente e fisicamente. Ho avuto questo infortunio che mi ha un po’ bloccato la crescita e adesso sono venuto qua per continuare la mia crescita che si era interrotta".
La Conference?
"Non me lo sarei mai immaginato di vincere un trofeo in Albania: fatalità, eravamo in finale di Conference League e si giocava proprio a Tirana, quindi non poteva che finire così! È stato uno dei momenti più belli della mia vita in generale, perché rappresenta un po’ la chiusura di un cerchio. Aver vinto la prima Conference League a Tirana, a casa mia, poi il giorno dopo a Roma vedere migliaia di persone festeggiare, è stato bellissimo. Io ho una foto che ho in mano un cartellone, ma non è per prendere in giro ma perché mi ha fatto troppo ridere, dove c’era scritto 'Lazià tira-na brutta aria', con Tirana scritto tutto attaccato. A me quel cartellone ha fatto morir dal ridere. E niente… i tifosi a Roma sono incredibili!".
La finale di Europa League?
"La seconda finale l’ho vissuta da fuori, proprio per l’infortunio, purtroppo è finita male. Ha fatto anche un po’ più male, sia perché non ero disponibile per giocare, ma anche perché abbiamo perso ai rigori… Sappiamo tutti com'è andata, che non dovevamo manco andare ai rigori. Taylor? Se n’è parlato per molto tempo nello spogliatoio... ormai è andata e non si può più fare niente".
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