Altre 13/12/2021 12:39

Calciomercato: inchiesta della Procura di Milano, indagati gli agenti Ramadani e Chiodi per evasione fiscale. Chiesta documentazione anche alla Roma

calcio pallone

I due procuratori Fali Ramadani e Pietro Chiodi sono i due indagati nell'inchiesta della Procura di Milano per reati fiscali, riciclaggio e autoriciclaggio con al centro le commissioni in varie operazioni di compravendita di calciatori.

Nell'ambito della nuova inchiesta milanese sul calciomercato, la Guardia di finanza, coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dal pm Giovanni Polizzi, si è recata nelle sedi di vari club - che non sono indagati - per acquisire la documentazione su molte operazioni di compravendita gestite da Ramadani e Chiodi, tra cui, come riferisce l'agenzia di stampa, quella che ha portato dalla al e il passaggio di Federico Chiesa dalla alla . Ramadani, inoltre, risulta agente del difensore del Kalidou Koulibaly e del tecnico della Lazio, Maurizio Sarri.

Al centro della nuova inchiesta milanese sul calciomercato ci sarebbe un presunto sistema attraverso il quale il procuratore sportivo Fali Ramadani, insieme al suo collaboratore e agente Pietro Chiodi, sarebbe riuscito a non versare alcuna imposta in Italia sulle mediazioni e sulle commissioni ottenute dalle compravendite dei calciatori da lui rappresentati. Un sistema che, secondo gli inquirenti, si baserebbe su società all'estero e su un meccanismo, dunque, di «esterovestizione societaria».

(ansa)


Come rende noto la Procura di Milano in una nota, la Guardia di Finanza sta eseguendo 11 richieste di consegna di documentazione, anche informatica, nei confronti di altrettanti club di calcio nell'ambito dell'inchiesta che vede indagati Ramadani e Chiodi. Da quanto si apprende i club destinatari di questa richiesta sono , Torino, , Milan, Verona, Spal, , Cagliari, Roma, e .



I finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria, oltre a perquisire Chiodi, hanno chiesto le carte delle operazioni gestite dai due agenti agli undici club perché - questa è l'ipotesi investigativa - il procuratore albanese, con l'aiuto di quello italiano ritenuto suo presunto «prestanome», sarebbe riuscito a non versare alcuna imposta. In pratica sarebbe riuscito a non dichiarare alcunché al Fisco italiano sulle cifre incassate per le mediazioni nelle compravendite in Italia e, in particolare, facendo transitare i suoi compensi su una rete di società estere.

Da qui le accuse di evasione fiscale, tramite «esterovestizione societaria», e di riciclaggio e autoriciclaggio delle somme nascoste al Fisco. Inquirenti e investigatori, a quanto si è saputo, con i documenti acquisiti oggi nelle sedi delle società vogliono passare al setaccio tutte le operazioni in cui Ramadani e Chiodi hanno fatto da intermediari nelle cessioni e negli acquisti di calciatori incassando «commissioni».

(ansa)

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