Altre 19/12/2020 12:01
Coni, Figc e Lega scrivono al Governo per gli stadi: "Non possiamo più aspettare. In Italia 8-10 anni per l'ok ad un nuovo impianto"
«Non possiamo più aspettare». I presidenti di Coni, Giovanni Malagò, Figc, Gabriele Gravina, e Lega di A, Paolo Dal Pino, scrivono una lettera aperta al Governo e chiedono di snellire l'iter burocratico per la modernizzazione degli stadi. Nella lettera al premier Giuseppe Conte, e ai ministri Gualtieri, Spadafora e Franceschini, si sottolinea che non viene fatta alcuna richiesta di fondi e si chiede l'apertura di un tavolo di lavoro per un'iniziativa concreta. «Il rinnovamento degli stadi in Italia potrà comportare investimenti fino a 4,5 mld di euro nei prossimi 10 anni e la creazione di 25 mila nuovi posti di lavoro» .
Per costruire un nuovo stadio in Italia «i tempi medi per ottenere l'autorizzazione variano tra gli 8-10 anni, mentre in Europa ne bastano 2 o 3». È uno dei passaggi della lettera aperta che i presidenti di Coni, Figc, e Lega di A, rispettivamente Giovanni Malagò, Gabriele Gravina e Paolo Dal Pino, hanno indirizzato al Governo chiedendo, fra l'altro, di snellire l'iter burocratico per la modernizzazione degli impianti. «Una nuova generazione di stadi -si legge- porterebbe vantaggi immediati in termini occupazionali, una riqualificazione delle aree urbane interessate, nuove fonti di ricavo, entrate fiscali extra per lo Stato, un aumento della sicurezza con conseguente diminuzione degli episodi di violenza e una generale ricaduta positiva di immagine per lo sport italiano». A riprova di ciò, nella lettera si ricordano «i virtuosi esempi esteri, frutto di 11 miliardi di euro di investimenti negli ultimi vent'anni, mettono a nudo le criticità del nostro sistema che non riesce a mantenersi al pari dei propri competitors. Il rinnovamento degli stadi potrà comportare investimenti fino a 4,5 miliardi di euro per i prossimi 10 anni, con la creazione di 25 mila nuovi posti di lavoro e un gettito fiscale di 3,1 miliardi di euro che favoriranno l'economia reale». Secondo Malagò, Gravina e Dal Pino dunque non si può più «aspettare»; «non chiediamo fondi» ma «interventi mirati, volti a semplificare l'iter autorizzativo per la costruzione e l'ammodernamento degli impianti» e ricordano che il cosiddetto «processo autorizzativo in Italia comporta 7 fasi rispetto alle 2 previste in Germania e alle 4 della media Europea».