Altre 18/06/2020 00:12

Rosella Sensi a 19 anni dallo scudetto: "Ho ancora i brividi. Il rapporto di mio padre con i giocatori fece la differenza"

Italian Football Federation Seminar

GIANLUCADIMARZIO.COM - A 19 anni esatti dall'ultimo scudetto giallorosso ha rilasciato un'intervista per il sito dell'esperto di calciomercato Rosella Sensi, figlia del compianto presidente Franco.

Se chiudo gli occhi vedo lo stadio Olimpico pieno, in festa. Ricordo ogni sensazione di quel giornoUna giornata calda, di sole. Mi ricordo tutto. E mi vengono ancora i brividi”, spiega la Sensi, che si definisce una "tifosa a tempo pieno". Da romanista è difficile descrivere a parole una sensazione come quella di vincere uno scudetto nella nostra città, in quel modo, con l'ultima partita decisiva all'Olimpico”.

Sulla reazione di Franco Sensi alla conquista del titolo da parte della Lazio, nella stagione precedente:  “Quella cosa lo ha irritato ed era dispiaciuto, da romano e romanista non poteva essere contento. I tifosi volevano vincere, e mio padre è sempre stato determinato nel farlo”.

Su Batistuta:Ricordo la sua presentazione all’Olimpico, faccio fatica a pensare ad altri giocatori presentati con lo stesso entusiasmoBati fu la ciliegina sulla torta di una squadra già forte, costruita anche negli anni precedenti. Da lì cominciò una stagione fantastica, avevamo campioni in ogni reparto ma bisognava dimostrarlo sul campo”.

La rimonta a Torino è stata la svolta”, ricorda Rosella Sensi, che poi si sofferma sul pareggio con il del 10 giugno:  “Quel pareggio frenò un po' gli entusiasmi, abbiamo dovuto soffrire fino all'ultimo minuto”.

Sul giorno dello scudetto: “Tutto incredibile, a Roma si respiravano emozione e tensione. Dovevamo vincere, solo quello ci avrebbe dato la certezza dello scudetto. Erano uno squadrone, ma noi eravamo incredibili. C'era la mentalità, la voglia di vincere. Mio padre, e tutti noi, ci abbiamo sempre messo testa e cuore”.

Quella squadra era determinata, e Capello è stato importante tanto quanto i calciatori. Li ha saputi motivare e mettere in campo alla perfezione. E poi c’era un grande presidente, che ha saputo organizzare e scegliere le persone giuste”. Creando negli anni un gruppo coeso “e un ambiente ideale per arrivare a vincere. Tutte le persone all'interno della società avevano lo stesso obiettivo. Papà poi ha sempre avuto rapporti diretti con i giocatori, ci teneva tantissimo e se ne occupava personalmente. Li ha curati e voluti vicino. Questo ha fatto la differenza”.

Sull'invasione di campo a pochi minuti dal fischio finale contro il Parma: “C’era paura e tanta voglia di fare festa, e la grande tensione del momento portò a quell’invasione”.

Poi il triplice fischio: “I tifosi erano impazziti, così come mio padre. In tribuna non eravamo seduti vicini, avevamo dei posti che poi per scaramanzia abbiamo sempre tenuto. Ma al fischio finale sono salita su di corsa da lui. Mi mancava il fiato, quella gioia che ti toglie il respiro. Non riuscivo nemmeno a urlare. E papà mi disse: 'Ce l'abbiamo fatta'. Era emozionatissimo, fu una cosa incredibile per lui. Per giorni festeggiò con mamma per tutta Roma. Mentre ne parlo ho le lacrime e i brividi”.

Dopo pochi giorni la festa al Circo Massimo: “C’era un numero incredibile di tifosi, non so quale altra squadra possa dire di aver potuto organizzare una cosa del genere. Una gioia meritata e indescrivibile. Pazzesco, ho la pelle d’oca”.

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