Altre 22/02/2020 19:27
Julio Sergio: "Roma-Sampdoria il mio rimpianto. Vera la rissa tra Perrotta e Vucinic"
ITASPORTPRESS - Al portale ha parlato Julio Sergio, ex portiere, in vista della sfida tra Roma e Lecce in programma domani all'Olimpico. L'ex giallorosso ha parlato anche del suo periodo alla Roma:
Julio, Roma-Lecce è indubbiamente la tua partita, almeno nel campionato italiano.
“Sono le squadre con cui ho fatto di più. A Roma sono arrivato con la maturità di chi ha 26 anni e da sconosciuto pian piano sono riuscito a diventare titolare per più di un anno. Il Lecce, invece, mi ha preso quando ero un portiere affermato in Italia perché avevo già 60-70 presenze in Serie A. Credo che questa sia stata la principale differenza. Poi le prestazioni sono un discorso a parte perché a Lecce non sono riuscito a mostrare le mie qualità”.
Sei incappato in un gravissimo infortunio al ginocchio durante la tua esperienza salentina. È stato un problema che ha inciso tanto?
“In generale credo che l’avventura a Lecce sia stata un’occasione personale. Mi aspettavo qualcosa di diverso. Ho fatto due anni positivi. Quindi ho avuto la possibilità di andare a Parigi, ma non sono andato. Quindi mi ha chiamato il Lecce. Era una piazza che mi piaceva e in squadra aveva moltissimi grandi calciatori. Però io non sono riuscito a esprimere il mio calcio. I tanti infortuni e altri fattori mi hanno impedito di dare al Lecce il mio contributo”.
Non hai mai pensato almeno una volta, dopo tanta fatica, di avercela finalmente fatta?
“Se un calciatore ha questo atteggiamento sicuramente calerà presto. Io volevo sfidarmi sempre, dare qualcosa in più alla squadra e a me stesso negli allenamenti e in partita, come nella mia vita personale. Ho fatto un provino per arrivare alla Roma. Poi tre anni in cui non ero nemmeno in panchina perché ero il terzo portiere. Volevo arrivare in alto. Quando sono arrivato alla Roma, volevo cambiare squadra rimanendo sullo stesso livello o vincere con i giallorossi. Sono sempre sceso in campo con questo atteggiamento”.
Sei rimasto fortemente legato alla Roma. Addirittura oserei dire che sei romanista a tutti gli effetti.
“I miei figli sono nati a Roma. E poi il calcio in Europa, con le persone con cui ho lavorato, mi ha insegnato che lo sport esisterà sempre, ma il rispetto per gli altri va oltre a tutto. Spalletti mi ha voluto perché ha pensato che io fossi importante per lo spogliatoio. Con Claudio (Ranieri, ndr) sono riuscito a giocare e a essere importante nel campo. Quindi questo rispetto che hanno per me, anche se non sono mai stato un fuoriclasse, è molto importante nella mia vita. Non c’è un prezzo per tutto questo. Dopo tanti anni, se vado a Roma mi rispettano per il professionista che sono stato, per le partite che ho fatto, ma anche per la persona che sono. Questo è il vero valore della vita”.
A distanza di ormai dieci anni ripensi ancora a Roma-Sampdoria, la gara che vi ha negato un incredibile scudetto?
“Se c’è una partita di tutta la mia vita in cui avrei cambiato il risultato finale è proprio quella. Con tutto il significato che aveva vincere lo scudetto con la maglia della Roma. Era importante per me, per la squadra, per Ranieri e per Giorgio Pellizzaro, il preparatore dei portieri. Se ho un rimpianto nella mia vita da calciatore è quella partita. Poi il calcio è meraviglioso anche per questo. Avevamo tutto per realizzare qualcosa di stupendo e alla fine ci è scivolato dalle mani…”.
Si è parlato di una rissa tra Vucinic e Perrotta negli spogliatoi durante quel match.
“È vero c’è stato un piccolo problema, ma anche in altre partite sono capitate situazioni simili. Ma l'episodio non ha influito. Noi abbiamo fatto tanta fatica per arrivare in quel momento a trovarci in una simile posizione di classifica. Abbiamo speso tante forze dentro al campo e sono sicuro che non è stata una discussione a cambiare la partita. Eravamo tutti giocatori esperti. Abbiamo perso. Tutto il resto non c’entra nulla”.
In compenso sei stato l’uomo derby per eccellenza, con quattro vittorie su quattro incontri con la Lazio.
“Sì, è vero Il primo derby è stato sicuramente il più importante perché in quel momento non avevo ancora piena fiducia su quello che potevo fare. Per l’importanza della partita, la parata su Mauri è stata un punto fondamentale. E poi nel derby di ritorno, che stavamo perdendo, ho parato un rigore e abbiamo vinto. Sono partite indimenticabili per me e per la tifoseria”.