Altre 12/12/2018 14:27
Monchi vola da Pallotta: niente liti e io resto
IL TEMPO (A. AUSTINI) - A casa del presidente, a Boston, per mettere a punto le strategie finali sul mercato di gennaio. Non c’è tregua per Monchi, che lunedì prossimo, il 17, si imbarcherà verso gli States insieme ai dirigenti Fienga e Calvo: Pallotta aspetta i suoi uomini «apicali» nei diversi settori del club per un meeting organizzato da un mese. Nessun vertice d’urgenza, insomma, ma una sorta di aggiornamento sull'intero business della Roma dopo le riunioni dello scorso ottobre. Stavolta non ci sarà il dg Baldissoni, che non è volato neppure in Repubblica Ceca perché impegnato in riunioni operative sullo stadio a Roma: in ballo la convenzione urbanistica e la trattativa per l’acquisto dei terreni da Eurnova. Lunedì toccherà a Baldissoni presenziare al sorteggio degli ottavi di Champions Nyon, mentre Monchi sarà in volo verso gli States con le idee chiare da esporre al presidente. Su Di Francesco, dopo il pari di Cagliari, si sono messi d'accordo in 5 minuti: niente esonero. "La mia posizione sulla società e sul tecnico - ha spiegato ieri a Sky il diesse - non è cambiata mai, la fiducia è la stessa. Quando mi fido di una persona difficilmente la perdo. E sono rimasto confuso quando ho letto che nella Roma c’è guerra tra dirigenti: divento matto. Qui c’è la fiducia al 100%, è lo stesso allenatore che lo scorso anno ci ha portato in semifinale. La responsabilità a volte non è solamente di uno solo, ma di tutti.» Lo stesso Monchi non ha «pensato - prosegue lo spagnolo - alle dimissioni, voglio rimanere alla Roma a lungo, ho fatto una scommessa importante venendo qui e desidero rimanere a fianco della società che mi ha dato la possibilità di fare il direttore sportivo in Italia». Per gennaio non ha in mente rivoluzioni, ma vuole presentare a Pallotta le opzioni possibili: Monchi cerca un centrocampista e non ha ancora puntato con forza su nessuno. Una cosa è
certa: qualsiasi giocatori arrivi, ne dovrà partire un altro. Che sia Coric o chi per lui. Il presidente attende notizie e intanto fa sapere che «le notizie sulla cessione della società sono bugie irresponsabili. A Roma non posso venire ancora, sto lavorando ancora sullo stadio e spero lo stiano facendo anche gli avvocati altrimenti la Roma non potrà avere il suo impianto. Dipende da loro». Nessuna frecciata o messaggio subliminale, ma un modo per dire: c’è un team impegnato sul progetto vitale per il futuro».