Altre 26/11/2018 16:51

La confessione di Vialli: "Ho il cancro, non so come finirà questa partita"

vialli

CORSERA - Gianluca Vialli si confessa. In un'intervista al quotidiano milanese, in cui presenta il suo nuovo libro "Goals. 98 storie + 1 per affrontare le sfide più difficili’, l'ex attaccante della ha parlato dell'ultimo anno vissuto a combattere con il cancro. Questo uno stralcio dell'intevista:

La novantanovesima storia è la sua. Che finora nessuno conosceva. L’esperienza della malattia. Il cancro.
«Ne avrei fatto volentieri a meno. Ma non è stato possibile. E allora l’ho considerata semplicemente una fase della mia vita che andava vissuta con coraggio e dalla quale imparare qualcosa. Sapevo che era duro e difficile doverlo dire agli altri, alla mia famiglia. Non vorresti mai far soffrire le persone che ti vogliono bene: i miei genitori, i miei fratelli e mia sorella, mia moglie Cathryn, le nostre bambine Olivia e Sofia. E ti prende come un senso di vergogna, come se quel che ti è successo fosse colpa tua. Giravo con un maglione sotto la camicia, perché gli altri non si accorgessero di nulla, per essere ancora il Vialli che conoscevano. Poi ho deciso di raccontare la mia storia e metterla nel libro».

L’intervento, otto mesi di chemioterapia, sei settimane di radioterapia. Come sta ora?
«Bene, anzi molto bene. È passato un anno e sono tornato ad avere un fisico bestiale (Vialli ride). Ma non ho ancora la certezza di come finirà la partita. Spero che la mia storia possa servire a ispirare le persone che si trovano all’incrocio determinante della vita. E spero che il mio sia un libro da tenere sul comodino, di cui leggere una o due storie prima di addormentarsi o al mattino appena svegli. Un’altra frase chiave, di quelle che durante la cura mi appuntavo sui post-it gialli appesi al muro, è questa: “Noi siamo il prodotto dei nostri pensieri”. L’importante non è vincere; è pensare in modo vincente. La vita è fatta per il 10 per cento di quel che ci succede, e per il 90 per cento di come lo affrontiamo. Spero che la mia storia possa aiutare altri ad affrontare nel modo giusto quel che accade».

Lei scrive: «Se molli una volta, diventa un’abitudine».
«Vorrei che qualcuno mi guardasse e mi dicesse: “È anche per merito tuo se non ho mollato”».

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