Cosa è rimasto della partita con la Juve?
“Dal punto di vista personale la consapevolezza di potersela giocare con tutti, di essere una squadra in grado di competere fino alla fine per il campionato e di potersela giocare alla pari con le squadre che ci sono al momento davanti”.
In Champions quanto è competitiva la Roma?
“Finora abbiamo fatto un buonissimo percorso, ci siamo qualificati per la fase ad eliminazione diretta che è un risultato sicuramente importante e ora andiamo a giocarcela contro lo Shakhtar che è un avversario da prendere con le molle, come del resto tutte le squadre che arrivano a questo punto della competizione. In ogni caso quella degli ottavi è una situazione nella quale ci siamo guadagnati il diritto di giocare il ritorno in casa e abbiamo quindi una piccolissima percentuale di favore rispetto agli ucraini”.
In quanto tempo si può ipotizzare una Roma che possa vincere la Champions?
“Siamo in un percorso nel quale il nuovo stadio è diventato una realtà e abbiamo quindi la possibilità di attingere a quei ricavi che fino ad oggi in buona parte ci erano mancati. Abbiamo realizzato quello che è nel progetto di Pallotta e dei suoi investitori, siamo diventati un brand tra i più importanti d’Europa”.
In altre parole quando ci sarà il nuovo stadio Champions si potrà pensare a qualcosa di più grande?
“I risultati sportivi dipendono da tantissimi fattori, ma indubbiamente quello che cambierà e influirà nei nostri fatturati è indubbiamente il nuovo stadio”.
Quanto siete pentiti di aver ceduto Salah?
“Era una cosa che Momo meditava, era uno spostamento che lui chiedeva. È stata la classica situazione che si è sviluppata al momento giusto con gli interpreti giusti ed è stata una operazione che è andata in porto con la soddisfazione di tutti. Salah poi si è adattato molto bene al gioco di Klopp, sta facendo benissimo ed è stato protagonista con la sua Nazionale qualificando per la prima volta l’Egitto ai Mondiali”.
Ai Mondiali l’Italia non ci va: cosa bisogna fare per tornare ad essere una Nazione competitiva dal punto di vista del calcio internazionale?
“Non si può giudicare il lavoro di una stagione in una singola partita. Diciamo che quando è stato fatto il sorteggio e ci si è ritrovati con la Spagna tutti erano convinti si sarebbero fatti i playoff arrivando secondi. Il problema è che ci siamo arrivati probabilmente in una condizione non proprio ideale, abbiamo avuto molta sfortuna o non ci siamo meritati in campo quella fortuna che altrimenti avremmo dovuto avere. E così è arrivato un risultato epocale. Da cui si riparte con un’unica ricetta, che è quella del lavoro, raccogliendosi tutti insieme sul prodotto calcio e lavorando per questo sistema che ci ha dato e ci darà grandi soddisfazioni anche in futuro. Ci sono infatti dei talenti nel nostro calcio che ora vanno sviluppati”.
(Sky Sport)