Altre 22/04/2016 15:57
Il cuore antico non si rottama
CORSERA (P. FRANCI) - Fioriscono, nei dintorni di Firenze, personaggi oggi all’onore della cronaca, e domani, chissà, forse anche a quello della storia. Luciano Spalletti è uno di questi. Non so cosa pensi di Matteo Renzi, che è parecchio più giovane di lui. Ma con il presidentissimo, o presunto tale, ha di sicuro qualcosa in comune. Prima di tutto, la filosofia della rottamazione, che poggia su una radicata convinzione: c’è una storia pessima, con la quale non vogliono avere niente in comune, prima di loro, e ce n’è un’altra, bellissima, che comincia con loro. Almeno per la parte che vi ha preso Spalletti, non si capisce molto del caso Totti se non si parte da qui. Totti è il passato, o meglio, avrebbe detto Vittorio Gassman, è un grande avvenire dietro le spalle. Incarna una Roma che vince poco o nulla, e tuttavia ama, odia, si entusiasma, si deprime infinitamente di più di chi vince sempre o quasi. E dunque, un po’ come la sinistra d’antan, va rottamato. Con le buone e, se occorre, con le cattive. Fino a rimproverargli, sfiorando il ridicolo, non solo i suoi quasi quarant’anni, ma pure le briscolette notturne in ritiro o, nemmeno troppo indirettamente, le nequizie di Dzeko sotto porta. Si dà il caso, però, che il Capitano sia un rottamando del tutto particolare. Non il pallido epigono di una storia di ieri o dell’altro ieri, ma una leggenda vivente. In grado di esaltare e commuovere un popolo che c’è ancora, eccome, anche se allo stadio non va quasi più, e sulle meraviglie dei tempi nuovi nutre infinite perplessità. E in grado di dare un senso (e probabilmente, con la Champions, 77 preziosissimi milioni) a un campionato che rischiava di finire mestamente. Certo non può essere il futuro, Francesco. Ma è quel cuore antico senza il quale il futuro semplicemente non esiste, se non in forma di chiacchiere e precariato, calcistico e non. So bene quanto è difficile farlo comprendere a James Pallotta e ai rottamatori di tutte le specie. In genere (non saprei Spalletti) leggono poco, e malvolentieri: mi guardo bene, quindi, dal consigliare loro di accostarsi alle grandiose pagine di Antonio Gramsci sui giovani e gli anziani. Mi limito piuttosto a segnalare che, per tutti noi ai più diversi titoli e nei più diversi ambiti rottamati, alcuni a buon titolo, altri meno, il Capitano è diventato, assai al di là dei confini calcistici della vicenda, una specie di angelo vendicatore, di eroe eponimo, di potenziale leader carismatico. Anche per questo, oltre che per tutto quello che in più di vent’anni ci hai dato, oltre che per averci arroventato il cuore in pochi, irraccontabili minuti mercoledì sera: non una, ma mille volte daje France’.