Altre 05/05/2014 19:57

Abete: "Finale di Coppa Italia non a Roma? Decisione che spetta alla Lega. Anche il Coni coinvolto nella task force anti-violenza. Daspo a vita? Sono favorevole"

ABETE

"Penso che il presidente Malago' abbia applaudito alle decisioni assunte dalla task force di cui il Coni ha fatto parte, ricordo perfettamente il suo intervento alla scuola di polizia favorevole al ruolo che stavano svolgendo le forze dell'ordine e il ministero. Poi il resto si commenta da se'". Il presidente della Figc, Giancarlo Abete, replica cosi' alle critiche del n.1 del Coni che, parlando degli episodi di violenza avvenuti prima della finale di Coppa Italia allo stadio Olimpico, ha affermato che il calcio "ha fatto poco o lo ha fatto male" per risolvere i problemi.

"Saviano mi ritiene responsabile per quello che e' successo nella finale di Coppa Italia? Innanzitutto, e' sempre meglio essere responsabili piuttosto che irresponsabili. Poi fortunatamente siamo in un Paese in cui c'e' diritto di esprimere legittimamente tutte le critiche che si ritengono di fare. Onestamente pero' non ho visto un nesso causale tra quello che ha scritto nel suo articolo Roberto Saviano - che tutti apprezziamo per quello che rappresenta nella lotta contro la camorra - e quelli che sono ruoli e funzioni di una federazione sportiva, al di la' della mia posizione personale come presidente della Federcalcio".  Così Abete, a margine della presentazione della mostra sulla storia della Nazionale di calcio inaugurata oggi all'Auditorium di Roma, risponde alle parole dello scrittore Roberto Saviano. "Lui non segue in maniera continuativa le partite della Nazionale perche' altrimenti saprebbe che se c'e' un momento nel quale parlo questo e' all'intervallo, e non al termine dell'incontro. Ma a parte la battuta, ripeto che tutte le critiche sono legittime perche' fortunatamente siamo in democrazia - ha concluso il numero uno della Figc - ma non ho colto il nesso causa-effetto''.

 "Prandelli preoccupato da un possibile intervento di Fifa o Uefa dopo i fatti avvenuti in Coppa Italia? Noi dobbiamo in primis preoccuparci di quello che avviene e dell'immagine che trasmettiamo a livello di sistema Paese, ma la Fifa e la Uefa intervengono sulle loro competizioni, non su quelle nazionali". Cosi' Abete si è invece espresso sul timore manifestato dal ct azzurro dopo gli episodi di violenza verificatisi prima di -, sottolineando che Fifa e Uefa "nelle loro competizioni, a fronte di comportamenti impropri da parte di club o federazioni, assumono decisioni che ovviamente sono punitive. Dopo di che, nell'ambito dell'attivita' nazionale, la Fifa interviene se c'e' inerzia, se non c'e' un applicazione delle regole, se non c'e' una volonta' di esprimere una posizione contrastante, ma non e' che intervengono nella realta' delle competizioni nazionali che sono soggette a livello statuale all'ordinamento statuale ed a livello sportivo all'ordinamento sportivo ed ai sistemi sanzionatori vigenti"

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«Daspo a vita? Dobbiamo essere lucidi nel tipo di valutazione. C'è una volontà espressa da parte del ministro dell'Interno, che è quella di rendere ulteriormente più rigoroso il quadro normativo esistente. Su questo noi siamo perfettamente favorevoli». È il commento del presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete, sull'idea lanciata dal ministro dell'Interno, Angelino Alfano, circa la possibilità di prevedere l'esclusione a vita dagli stadi per i soggetti violenti, dopo i disordini legati alla finale di Coppa Italia tra e allo stadio Olimpico di Roma.

«In altri paesi - osserva il numero uno Figc, a margine della presentazione della mostra 'La nazionale tra emozioni e storià, inaugurata presso l'Auditorium di Roma - esiste una possibilità di intervento dei club che oggi le nostre società non hanno. È il caso dell'Inghilterra, della Spagna, in cui negli statuti dei club viene evidenziata la possibilità di manifestare un non gradimento per la presenza di pseudo-tifosi, o comunque di delinquenti. Mentre a livello generale, oggi il quadro di riferimento italiano prevede dei Daspo con un periodo di tempo limitato, che è una misura amministrativa che viene data da parte dei questori». Abete però ricorda come «sono stati posti dei problemi di costituzionalità collegati al fatto che c'era una flagranza differita diversa per i reati da stadio, o comunque collegati allo stadio, rispetto ad altre tipologie di reato».

«Da una parte - conclude - posso esprimere il massimo livello di stimolo e condivisione per delle misure più rigorose. D'altro canto, conferme o provvedimenti presi, successivamente non hanno avuto un iter egualmente severo».

(ansa)

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«La finale di Coppa Italia via da Roma? È una decisione che assumono due soggetti: l'organizzatore dell'evento, che è la Lega, e come sempre avviene i soggetti preposti all'ordine pubblico che evidenziano se sussistono dei problemi». Sono le parole del presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete, circa la possibilità di spostare la sede della finale di Coppa Italia dopo gli scontri avvenuti sabato in occasione di -.

«Ho detto chiaramente ieri - ha aggiunto Abete a margine della presentazione della mostra sulla storia della Nazionale all'Auditorium di Roma - che una finale ha un fascino unico, e che volta per volta vanno valutate eventuali situazioni che possono comportare particolari preoccupazioni. Sono certo che la Lega, peraltro sostenuta e supportata dai responsabili dell'ordine pubblico, saprà assumere la decisione che ritiene più funzionale, sia all'evento sportivo sia a quello che tutti noi vogliamo e cioè un clima di civile convivenza all'interno degli stadi».

(ansa)