Altre 02/04/2012 14:29

Calcioscommesse, l'ordinanza del gip di Bari: "Partite vendute al miglior offerente e giocatori minacciati dagli ultrà"



  Secondo il giudice, alcuni calciatori biancorossi vendevano le partite che disputavano «anche contemporaneamente su più tavoli, sia che gli interlocutori fossero stranieri (zingari come per Palermo-Bari, ndr) senza scrupoli (...) sia che si trattasse di allibratori, faccendieri e ristoratori locali, della cui compagnia, peraltro, gli atleti biancorossi, o almeno alcuni di essi, erano soliti circondarsi».



«D'altra parte - annota il giudice - la stagione calcistica si era rivelata oltremodo fallimentare, si profilava il rischio concreto di non vedersi più elargire gli stipendi da parte della società che era in crisi, dopo la retrocessione le quotazioni di mercato - questa volta inteso propriamente come mercato calcistico - dei singoli giocatori erano in intuibile ribasso e nella singolare interpretazione, affetta da distorta logica machiavellica, delle proprie prestazioni resa da parte di simili atleti professionisti il fine di lucro giustificava pur sempre il mezzo»

Una volta conseguita sul campo la matematica retrocessione in serie B del Bari, «alcune frange degli stessi ultrà del tifo barese» avvicinarono i calciatori ed imposero loro «di perdere le successive partite di campionato in modo da consentire ai tifosi di lucrare anch'essi vincite in denaro, puntando sulla sconfitta dei propri ex beniamini. Tanto accadeva - annota il giudice - in un clima di intuibile tensione che sarebbe degenerato in aperta contestazione dei calciatori da parte della tifoseria organizzata in prossimità del successivo derby Bari-Lecce». Di questo parla nell'interrogatorio del 27 dicembre 2012 l'ex centrocampista barese Marco Rossi, ora al Cesena. Rossi ha detto agli investigatori che «poco prima della partita Cesena-Bari del 17 aprile 2012, alcuni capi ultrà avevano intimato ai rappresentanti dei giocatori, tra cui il Gillet e lo stesso Andrea Masiello, di perdere le successive due partite di campionato, ovvero Cesena-Bari e Bari-Sampdoria, in quanto avevano essi stessi scommesso sulla sconfitta del Bari. Nonostante le nemmeno tanto velate minacce - rileva il gip - i giocatori tuttavia avevano deciso - a dire di Marco Rossi - di non aderire alle richieste dei tifosi».

L'ex del Bari,attulamente in forza al , il 7 febbraio scorso ha detto durante un'audizione di aver ricevuto - scrive il gip di Bari - «intimazioni» da alcuni «esponenti di vertice degli ultrà» - riconosciuti in foto dall'ex capitano biancorosso per Raffaele Lo Iacono, Roberto Sblendorio e Alberto Savarese - solo per l'incontro Cesena-Bari: gli ultrà nella circostanza intimavano ai calciatori di perdere la successiva partita, ma il dichiarava di essersi rifiutato di accettare». Dice Gillet a verbale, riferendo le parole degli ultrà: «Aho, siete ultimi, avete fatto questo campionato di... non vi è mai successo niente, nessuno ha preso mazzate e cose varie, domani dovete perdere. Basta, non c'è stato niente da dire, così». «Noi - dice Gillet - abbiamo detto: 'No, non esiste'. E loro hanno risposto: 'Va beh, da ora fino alla fine non si sa mai che cosa può succedere, tu vivi a Bari, non si sa mai'. Io ho detto: 'Non esiste'. «È sufficiente, in ogni caso, consultare gli almanacchi del calcio o la raccolta della stampa sportiva di quel periodo per verificare che il Bari avrebbe comunque perso sul campo per 1-0 entrambe quelle partite», conclude il giudice

Le indcagini sono partite dalla denuncia presentata da una agenzia di scommesse con sede ad Innsbruck, in Austria, relativa alle anomalie verificatesi nelle giocate durante una partita di Coppa Italia tra Bari e Livorno, Durante quella gara vennero riscontrate molte scommesse ritenute anomale e provenienti da numerosi posti in Italia. Come ha spiegato il procuratore capo Antonio Laudati la prima tranche di questa inchiesta, da lui condotta insieme ai pm Giuseppe Dentamaro e Ciro Angelillis, si concluderà tra qualche giorno. Gli arresti di stanotte sono stati effettuati dai carabinieri a Bari, Roma e Bergamo. «E' il primo tassello di un'indagine molto articolata». ha commentato Laudati in conferenza stampa riguardo  agli sviluppi dell'inchiesta sul calcioscommesse. Sono tre - ha detto il procuratore - i filoni d'indagine su cui si sta concentrando la Procura di Bari. Il primo filone riguarda il ruolo di alcuni calciatori, definiti da Laudati «infedeli». «L'infedeltà di qualcuno - ha commentato - non inficia però il sistema del calcio italiano che è sano». Poi c'è un filone relativo alle infiltrazioni degli scommettitori esteri. Infine il terzo «per noi più rilevante» ha detto ancora Laudati, è il ruolo della criminalità organizzata nel sistema scommesse

(ansa)

L'associazione per delinquere di cui Andrea Masiello è «leader indiscusso e capo carismatico», ha dimostrato «ampiamente di essere in grado di operare in maniera indisturbata sull'intero territorio nazionale, per falsare l'esito di incontri di calcio di serie A e, quindi, l'esito dello stesso campionato italiano di calcio». Lo scrive il Gip di Bari nell'ordinanza con cui ha disposto il carcere per il giocatore dell'Atalanta e per i suoi due amici scommettitori.

(ansa)

Non è solo Andrea Masiello a truccare le partite di serie A: il sistema messo in piedi funziona soltanto con il «contributo vitale di alcuni calciatori» che, partecipando alle combine, si garantiscono «vincite sicure». Lo scrive il Gip di Bari nell'ordinanza con cui dispone il carcere per il giocatore dell'Atalanta ed ex capitano del Bari e per due suoi amici scommettitori. Un sistema, afferma il Gip Giovanni Abbattista, che vede coinvolto un «nugolo di individui» senza scrupoli.

(ansa)