Altre 13/03/2012 16:58

Caniggia: "Luis Enrique è sulla buona strada. Lamela? Un grande giocatore"

 

"Sono in Brasile per lavoro, mi interesso di mediazioni per calciatori. Ho lavorato per portare in Italia Schelotto dell'Atalanta, giocatore che sta migliorando molto.


La Roma ha portato in Italia un grande giocatore, Erik Lamela. Ha bisogno di un po' di tempo per migliorare ma sta già dimostrando di essere all'altezza. Può migliorare anche sotto porta, è un ragazzo intelligente. In Italia bisogna capire il calcio italiano, semplice. E devi avere il tempo per ambientarti, non tanto alla vita italiana, quanto al calcio. Con l'Atalanta giocavo con Careca Bianchezi, era nel giro della Nazionale brasiliana, lui faceva vita da atleta, ma non riuscì a calarsi nei panni del calciatore adatto alla Serie A.


Luis Enrique ha avuto inizialmente un po' di difficoltà, nel aveva fatto molto bene. Tende sempre a imporre il suo gioco, magari ad alti livelli può essere più difficile, ma la strada è quella giusta.


Cirigliano e Ocampos sono molto bravi. Tante società li stanno seguendo, non mi sorprendo se anche in Italia e magari la Roma stessa lo stiano seguendo.


In Argentina e in Brasile ci sono tanti giocatori da scoprire, in Argentina forse ancora più che in Brasile. Ora si parla tanto di Spagna, certo, anche perché hanno vinto il Mondiale, ma se dovessi pescare tra i giovani punterei direttamente in Sud America.


E' un po' che non sento Batistuta. So che ha avuto problemi alle caviglie, quando eravamo in Qatar, a Doha, nella mia ultima stagione da calciatore, Gabriel era sempre alle prese con il ghiaccio, perché aveva già problemi. Ora sta meglio e sono contento, ricordo un anno fa quando fummo invitati a una partita per ex calciatori. Lui dovette rifiutare l'invito proprio per i suoi problemi fisici.


Maradona l'ho visto alcuni mesi fa. Lui ora è nella penisola araba, ma ha voglia di una nuova grande opportunità, se la merita. sarebbe il massimo e credo che alla fine possa essere questa la sua grande opportunità, anche perché ha voglia di mettersi alle spalle l'esperienza contraddittora da allenatore dell'Argentina.


Con Bilardo mi allenai quando avevo 17 anni, perché la Nazionale veniva da noi al River Plate. Ho subito capito come si diventava calciatore. Considero Bilardo il mio maestro, uno che già venticinque anni era avanti. Ho imparato con lui a muovermi da seconda. Non vedo in giro giocatori con le mie caratteristiche, la velocità di Walcott mi impressiona, ma io rispetto a lui svariavo molto di più sul fronte offensivo.


I tifosi della Roma quelli cui mi sono unici. Dico sempre che per giocare con la Roma devi esserne all'altezza. Somigliano a quelli del Boca Juniors, per passionalità, per affetto. Sono legato anche ai tifosi dell'Atalanta, che mi vogliono ancora bene, ma anche se a Roma sono stato stato poco, i tifosi non posso dimenticarli. Dei compagni dell'epoca non sento più nessuno, ho rivisto in questi giorni in Brasile Aldair, tempo fa ho visto Thomas Berthold in Germania.


Ovviamente non posso dimenticare la mia cavalcata in Coppa Italia contro un MIlan che non perdeva una partita ufficiale da un anno e mezzo. Anche in quel caso ricordo come reagirono i tifosi alla vittoria. Fantastici".