Altre 12/02/2012 17:41
Falcao: "Feci io il nome di Cerezo alla Roma, volevo solo giocatori forti. Il mio erede? Hernanes"

Il maggiore network brasiliano ha voluto celebrare gli 80 anni della stracittadina di Salvador Bahia, tra il Bahia ed il Vitoria che si gioca oggi visto che lo sciopero delle forze dell'ordine è finito, riunendo davanti alle telecamere gli allenatori delle due squadre, Falcao e Toninho Cerezo, compagni di squadra nella Roma e nella Selecao, ma soprattutto amici. Le cose del calcio ora li portano a sfidarsi, intanto si sono concessi a varie domande. . Sulla sua esperienza alla Roma con Cerezo, Falcao ha detto che «io già giocavo lì, e feci il nome di Cerezo. Vicino a me volevo giocatori forti». Toninho, soprannominato 'tappetarò ai tempi di Trigoria quando arrivava al 'Bernardinì in bicicletta, seguito in auto dalla moglie, ha detto invece che «Paulo aveva ottimi compagni, ma nessuno di loro marcava. Lo feci io e avevo anche un ottimo ultimo passaggio. Mi adattai perfettamente. Segnai il gol delle conquista della Coppa Italia contro la Sampdoria, poi il mio contratto andò in scadenza ed andai proprio alla Samp».
Tutti e due hanno parlato di Adriano: «bisogna che qualcuno vada dal giocatore e gli chieda 'vuoi ancora essere un calciatore o no?»', ha detto Toninho Cerezo. Secondo Falcao, «bisogna dargli una chance, ma la possibilità e la pazienza camminano insieme. Uno gli concede due-tre opportunità, ma alla quarta volta basta». Inevitabile il doloroso, per i brasiliani, ricordo della partita dei Mondiali 1982 persa a Barcellona contro l'Italia. «L'82 fu il culmine di quella generazione, il Brasile entrò in campo per fare la partita ed Oscar quasi fece quel gol», si è limitato a dire Cerezo, mentre Falcao, autore di una rete in quel match, ricorda che «il Brasile non giocò male contro l'Italia, e mi ricordo anche che otto anni dopo, per l'addio di Junior, si giocò una rivincita contro quell'Italia e vincemmo 9-1. Come dire che vincemmo la partita sbagliata. Di quel giorno al Sarrià mi ricordo Cerezo che al fischio finale piangeva e mi abbracciava».