Altre 05/12/2011 19:26
Roma, Luis Enrique peggio di Carlos Bianchi

Il tecnico ha poi ribadito di andare avanti per la sua strada: «Ma non sono qui per rimanere seduto, non mi piace lavorare per i soldi - ha spiegato Lucho dopo il ko di Firenze -. Se sentirò che i calciatori non mi seguono me ne andrò».Eventualità che la dirigenza, da Baldini a Sabatini, non prende nemmeno in considerazione. Per tutti lo spagnolo resta un «grande professionista, forte, di personalità», orgoglioso a tal punto da lasciare non tanto per i risultati o la pressione della piazza, ma per l'idea di non riuscire a trasmettere alla squadra le proprie convinzioni. Domani, comunque, alla ripresa degli allenamenti a Trigoria, ci sarà un confronto tra dirigenti, tecnico e giocatori per capire se il giocattolo si è rotto.
Si fa il confronto con le prime 13 giornate del campionato 1996-1997 quando in panchina c'era Carlos Bianchi. Il mago 'Galbuserà, soprannome coniato dalla tifoseria per il tecnico argentino, in 13 giornate aveva raccolto appena 20 punti, tre in più però dello scienziato 'Zichichì (etichetta affibbiata allo spagnolo da una parte dello spogliatoio), che adesso dovrà affrontare nell'ordine la Juventus capolista, poi Napoli e Bologna in trasferta. Insomma, un calendario tutt'altro che in discesa. A complicare la situazione è poi l'utilizzo di Totti, messo in discussione tanti anni fa da Carlos Bianchi, e 'normalizzatò ora da Luis Enrique. La panchina del numero 10 al Franchi non è piaciuta all'ambiente, e nemmeno al capitano. Il direttore generale Baldini, pur registrando il malumore del tifo romanista, non ha rinnegato l'appoggio al tecnico: «Non ci sono dubbi, continuiamo ad avere la nostra idea e a pensare di portare avanti un nuovo tipo di calcio. Dobbiamo tenere la barra diritta, finchè è possibile». I continui autogol di Luis, però, dalla doppia esclusione di Osvaldo e Borriello alle rivoluzioni di formazione passando per la gestione di Totti, non aiutano.
(ansa)