Altre 26/11/2011 20:27

Roma involuta, ancora tanto lavoro per Luis Enrique



A preoccupare maggiormente l'ambiente è proprio l'involuzione di cui parla il ds romanista. Nonostante i proclami della vigilia («attaccheremo per 90'»), la formazione di Luis Enrique si è dimostrata tutt'altro che propositiva e, anzi, per stessa ammissione dell'asturiano, sugli esterni si è preoccupata più a difendere che a offendere. Solo che lo ha fatto con gli uomini sbagliati visto che nè Taddei nè Josè Angel (finora vero flop del mercato giallorosso se considerati costo e rendimento) sono stati in grado di opporsi alle sgroppate di Armero e Isla. Per un approccio più coperto sicuramente sarebbero stati più indicati Heinze e Cassetti. A non convincere, poi, è l'insistenza con cui Luis Enrique rivoluziona ogni volta la formazione: da quando ha messo piede nella Capitale, tra Europa League e campionato, mai ha riproposto lo stesso undici di partenza. E il 'TotoLuisito', come è stato ribattezzato dalla tifoseria, toglie sicurezza alla squadra e la priva di una identità chiara, riconoscibile. Stesso discorso per quanto riguarda i continui spostamenti in campo di alcuni elementi (vedi e Lamela) che, anche se duttili, avrebbero bisogno di 'carburarè in un unico ruolo. Infine, e non ci vuole uno psicologo per evidenziarlo, basta leggere i numeri, la Roma di Luis Enrique ha finora dimostrato di avere qualche problema di troppo coi muscoli flessori (col nuovo stop di Kjaer sono già otto i giocatori infortunati nello stesso punto), di soffrire le seconde metà gara (11 dei 14 gol subiti sono arrivati nella ripresa, e ben cinque nell'ultimo quarto d'ora), di accusare l'assenza di . Nelle sei partite disputate senza il numero 10 giallorosso, la Roma ha infatti subito ben quattro ko, mentre nelle restanti due occasioni sono arrivati due successi con Palermo e Novara. Insomma, un pò sindrome del gambero, un pò sindrome del capitano 

(ansa)