Un derby che non aveva nulla da invidiare a quello maschile. Stampa, fotografi e operatori schierati. Presente anche il Ct della Nazionale di Calcio femminile Pietro Ghedin. I tifosi delle rispettive squadre hanno riempito gli spalti ben in anticipo rispetto al fischio di gara dell'arbitro Vona di Frosinone, colorandoli con i colori sociali delle due squadre: giallorossi da una parte e biancocelesti dall'altra. Striscioni, palloncini, cori e gli abituali sfottò: non è mancato nulla in questa sfida tutta al femminile.

Una bella pagina di sport al di là del risultato ottenuto sul campo. In tribuna, infatti, i bambini si mischiavano ai nonni, i genitori seguivano le proprie figlie in campo. «Papà chi tifiamo?» domanda un bambino al padre di fede romanista. «Allora, di quelli biancocelesti tifiamo soltanto l'amica di mamma, per il resto tifiamo la Roma», la pronta risposta. Qualcun altro invece rinuncia a schierarsi in partenza: «Ma come faccio a tifare? Mia figlia gioca nell'altra squadra», mettendo da parte la propria fede calcistica. Almeno per una notte. Per il derby «più sentito» c'è tempo ancora un giorno. Ma per le ragazze scese in campo questo era il loro derby e nessuna si è risparmiata nè ha tirato indietro la gamba per paura. Era la loro stracittadina e volevano vincerla. Alla fine, però, il pareggio è stato il risultato più giusto. La Lazio ha provato a far sua la partita con una Couto stile Cisse pronta sempre a sfondare sulla fascia, ma scontrandosi con una capitan Bischi sempre attenta a chiudere e pronta a riproporsi in avanti supportando una «Totti in gonnella» come Duò. Quindi è mancato soltanto il gol. La festa soprattutto sugli spalti, no. Lo sottolineano i cori per le giocatrici lanciati oltre il novantesimo, mentre si ripiegavano gli striscioni. Poi gli ultimi sfottò, prima di tornare a casa. Ci sarà tempo domani. Sperando che l'Olimpico offra lo stesso spettacolo e, magari, qualche rete in più. (ansa)