Altre 24/09/2011 11:48

Daniele Conti: "La mia esultanza all'Olimpico? Non è stata una provocazione. Da mio padre ho preso l'umiltà"

La partita che non avrebbe mai voluto perdere?

«Contro la Roma l'8 febbraio 2006, vincevamo 3-2, perdemmo 4-3 con 2 rigori di , il secondo al 91'».

Si è preso tante rivincite, l'ultima 15 giorni fa vincendo dopo 43 anni all'Olimpico: perché dopo il gol si è tolto la maglia?

«Per dimostrare ancora una volta che io esulto perché sto qui da 13 anni e ci tengo a questa maglia. Non è stata una provocazione. Anche se mi avevano dato fastidio gli sfottò dei miei migliori amici che mi hanno massacrato con i messaggini».

Allegri ha detto che lei sarebbe un buon allenatore: le piacerebbe?

«Non so, è presto per parlarne. Mestiere duro».

Sennò che le piacerebbe fare?

«Ho un diploma di geometra che ho preso con fatica a Nettuno, ma la mia vita senza calcio non so immaginarla».

Da bambino chiedeva al presidente della Roma Viola di mandare suo papà a giocare a perché c'era Maradona. In questi anni poteva andare anche lei: perché ha detto no?

«Papà rifiutò un bel po' di soldi per restare a Roma. Io non ci ho mai pensato».

La maglia numero 5 è in onore di Falcao?

«No, solo perché l'ha scelta mio figlio Bruno».

E a lei invece Bruno Conti cosa ha lasciato in eredità?

«L'umiltà».