Altre 05/08/2011 21:22
Calcio Scommesse, stop al dibattimento. Ora Camera di Consiglio
Nel terzo ed ultimo giorno del procedimento hanno preso la parola le difese dell'Atalanta, dei giocatori nerazzurri Cristiano Doni e Thomas Manfredini, e dell'ex portiere di Cremonese e Benevento, Marco Paoloni. Salvatore Pino, legale di Doni e Manfredini (rischiano rispettivamente 3 anni e mezzo e 3 anni di squalifica) pur comprendendo «le ragioni di celerità » del procedimento, ha sottolineato come «la Commissione disciplinare non ha voluto acquisire investigazioni terze, accettando solo quelle del procuratore (Palazzi, ndr), che in sostanza vanno a indirizzare questo processo, che è già una pena». «Ci sono tre Micolucci diversi - è stata quindi la tesi del legale in riferimento al giocatore dell'Ascoli, il 'pentitò del processo -: quello delle intercettazioni con Erodiani, quello delle dichiarazioni al pm di Cremona, quello del lungo interrogatorio con Palazzi. Micolucci è un bugiardo e mentitore, è fuori discussione che siamo di fronte ad un soggetto non credibile». Tesi sottoscritta anche dal collega Giulio Alleva (avvocato di Gervasoni) che ha tentato di smontare le dichiarazioni rese da Micolucci, secondo cui l'incontro con gli zingari sarebbe avvenuto nella notte tra il primo e il 2 aprile ad Ascoli. Un lasso temporale non credibile, secondo l'avvocato, perchè il giocatore nello stesso giorno doveva invece trovarsi in ritiro con l'Ascoli per la gara in programma in casa del Novara. Legata alle posizione di Manfredini e Doni, è ovviamente quella dell'Atalanta, difesa dall'avvocato Luigi Chiappero: «Manca sul piano oggettivo la prova. Micolucci nega e prende in giro, non c'è un minimo di attendibilità nei confronti di chi accusa Manfredini. E se esce dal processo la responsabilità di Doni, esce dal processo anche la responsabilità della società. Le penalizzazioni (7 i punti richiesti da Palazzi per l'Atalanta, ndr) sono la compromissione dell'anno che verrà, e la società ha una responsabilità oggettiva minimale. Le accuse mosse sono palesemente infondate e mancano le prove. Chiediamo che l'Atalanta sia assolta e, in caso contrario, che venga applicato il minimo consentito (1 punto, ndr)».
A chiudere la carrellata delle arringhe sono stati i legali di Marco Paoloni che rischia 5 anni di squalifica più la radiazione, e altri 5 anni di stop in continuazione. Il collegio difensivo dell'ex portiere di Cremonese e Benevento, di cui fa parte anche l'avvocato Paolo Rodella (legale di Moggi nel procedimento penale in corso a Napoli su Calciopoli), lo ha dipinto solo come un millantatore e uno scommettitore incallito. «Ma non può essere visto come la figura centrale di questo processo - le parole di Rodella -. Subiva una pressione costante da Erodiani (titolare dell'agenzia di scommesse di Pescara dove giocava a credito, ndr), che gli era stato presentato da Pirani (il dentista anconetano arrestato e ritenuto dagli investigatori uno dei personaggi chiave dell'intera vicenda, ndr), per convincerlo ad appianare i suoi debiti». «Non avendo le risorse finanziarie per rientrare dei soldi persi - ha concluso Rodella - Paoloni comincia a millantare, ad inventare colloqui con giocatori, vendendosi partite su cui invece non faceva altro che pronostici. Ma il più delle volte non indovinava, portando a minacce ancora più gravi e pressanti, anche da parte degli altri scommettitori. Tutti però sconosciuti a Paoloni, ma a cui Erodiani e Pirani avevano girato le false dritte da giocare. Marco non ha fornito alcun contributo al sodalizio degli scommettitori».
(ansa)