Altre 04/01/2010 13:44
Materazzi: "Zidane e Henry, un calcio schifoso"
Ma scusi, lei non è Marco Materazzi, quello di Berlino?
"Sì. Ma dato che non potrò essere il Materazzi di Johannesburg, starò in vacanza".
Neppure una sbirciatina alle partite in tv?
"No. Gli orari non combaciano, non ho visto neppure la Confederation Cup perché ero ancora in Usa. Anzi solo una partita, in un ristorante messicano: Italia-Egitto 0-1. Meglio lasciar perdere".
Dal 2006 al 2010: formidabili, questi quattro anni di Marco Materazzi.
"Quelli dei successi. Ma i più importanti sono stati quelli dei sacrifici: Marsala, Trapani, Carpi, l'Everton. E dire che a inizio 2006 non sapevo se sarei rimasto all'Inter: qualcuno non mi voleva (Mancini, ndr). Mi cercavano Milan, Samp e Bologna, poi il Villarreal. Il mio cuore, Facchetti e Branca mi hanno convinto a rimanere. Facchetti fu decisivo, mi fece sentire l'Inter vicina. Gli promisi di portarlo a Berlino. Io ci arrivai, lui purtroppo no: stava già malissimo".
In quattro anni c'è stata pure Calciopoli.
"Senza Calciopoli avremmo quattro scudetti in meno. Perché io conto pure quello del 2002, quando accaddero cose incredibili... Ricordo un Venezia-Inter con un rigore inventato di Gresko su Maniero... Però ogni tanto ci toglievamo soddisfazioni, tipo la Supercoppa nel 2005, in casa della Juve, gol di Veron. Arbitro De Santis: aveva il fischietto bianco e un laccetto nero, glielo feci notare per scherzo, avevamo un buon rapporto...".
Anni memorabili, che stanno per finire.
"Due anni e mezzo e smetterò. Poi mi vedo padre dei miei tre figli. E a occuparmi di bambini, per regalare un sorriso. L'ho detto a Moratti, mi piacerebbe lavorare per Inter Campus in giro per il mondo. Non vorrei uscire dall'Inter: troppe cose mi legano al club, altrove non sarebbe lo stesso. Siamo cresciuti insieme, dal 2001 a oggi. Prima c'erano 50 giocatori a libro paga, ora la metà. Ora c'è una squadra vera, prima no. Ora c'è un club che ha puntato su Marco Branca, che aveva poca esperienza, e ha fatto bene".
Non farà l'allenatore?
"Per carità... Ho già dato, da figlio di allenatore. Troppe pressioni, l'incertezza continua del domani".
Però lei ha un buon rapporto con gli allenatori: Lippi e Mourinho la stimano parecchio.
"Parlo chiaro, non ho paura a dire la verità. Non ho secondi fini, vivo alla giornata. Così posso guardare in faccia le persone".
Mourinho com'è?
"Simpaticissimo. Gli voglio bene, e detto da uno che con lui non gioca mai, vale doppio... Ha le sue spigolosità con l'esterno, ma lo fa per caricarsi. Vedrete che, se vincerà, magari verrà a ringraziare pure voi giornalisti".
Con Lippi ci vuole cuore, passione e amicizia, ha detto Spalletti. Se Balotelli lo capirà, andrà in Nazionale.
"Il gruppo è stato fondamentale per vincere il Mondiale. Finora Mario non è entrato anche un po' per colpa sua. Ma se fa 20 partite all'anno come contro Genoa e Palermo, Lippi lo va a prendere con l'autista. Mario è ancora un bambinone, lo posso dire io che ho dei figli e capisco certi comportamenti a volte un po' strambi, solo per attirare l'attenzione dei grandi. Gli voglio bene anche per questo".
Non vedremo mai Materazzi dirigente?
"Macché. Non sono un diplomatico. Se incontrassi Blatter non riuscirei a stringergli la mano, né a sorridergli. Ancora oggi non capisco perché, dopo il fatto con Zidane a Berlino, ho preso due giornate per comportamento antisportivo, mentre ora cercano di seppellire col silenzio un episodio molto più antisportivo".
La manina di Henry contro l'Irlanda.
"Premessa: sono amico di Titì, è un mio idolo. Voleva il Mondiale e ha fatto un gesto d'istinto, fosse per me non gli darei neppure una giornata. Però se sul fair play c'è un precedente come il mio, allora su Henry devono prendere provvedimenti. Invece vedo che neppure l'hanno convocato per ascoltarlo. Io fui trattato come un delinquente: dopo Berlino neanche mi volevano mandare in vacanza per interrogarmi. Nel mio gergo lo definisco un atteggiamento infame, questo voler coprire tutto col silenzio. E' una cosa schifosa, è lo schifo del calcio. Non potrei mai far parte di questo mondo, quando smetterò".
Dato che ci siamo, parliamone. Ha visto? Zidane comincia a parlare spesso di quella testata...
"Ma sono sempre parole finte, chiacchiere. Manca sempre una parolina di cinque lettere: "Scusa". Non l'ha mai detta e questo non gli fa onore, anzi peggiora la situazione. Riappacificarsi? Non ce n'è più bisogno. L'avrei fatto, sì, ma a quattr'occhi, in un bar, senza pubblicità. Comunque io sono tranquillo, in fondo il tempo porta sempre la verità. Guardate la storia di Henry: il fatto che la Fifa stia sotterrando quell'episodio, mi fa pensare che si stia chiudendo un cerchio. Quattro anni dopo".
Che Italia è, questa, per Materazzi?
"La mia patria, felice di essere nato qui. Ma a volte penso che io e la mia famiglia vivremmo meglio negli Usa. Qui fanno i treni superveloci ma c'è da aver paura a entrare in una stazione. O non sei tranquillo a chiudere la porta di casa con una sola mandata, perché temi che possa entrare qualcuno: bene che ti va ti ruba tutto, se va male violenta tua moglie. E' una vergogna. Si sa che chi commette certi reati quasi mai è italiano. Da noi si entra da due grandi portoni: le Dolomiti e da un'altra parte, a sud di Roma... Non va bene. In Cina se ti beccano con due chili di cocaina c'è la pena di morte. Ecco, se fissi una pena simile, poi ci pensi tre volte prima di fare certe cose".