Altre 11/04/2009 09:50
Muzzi: "Il derby è un'emozione indescrivibile"

CALCIOMERCATO.IT - Roberto Muzzi, ex attaccante di Roma e Lazio ha raccontato a calciomercato.it le emozioni dei derby della capitale, una stracittadina che purtroppo oggi non sarà vissuta con il solito trasporto dalle due tifoserie, vista la tragedia che ha colpito la popolazione abruzzese.
Roberto, la tragedia che ha colpito l'Abruzzo ha sconvolto l'intero paese. Secondo te il campionato di Serie A andava fermato? Il mondo del calcio ha fatto abbastanza?
"Secondo me era doveroso fermarsi. Il calcio è divertimento ed allegria e in questi istanti non c'è sicuramente lo stato d'animo per viverlo con allegria. Il mondo del calcio poteva fare sicuramente di più".
E invece la 31ma giornata si giocherà regolarmente. Nel pomeriggio ci sarà Lazio-Roma. Tu hai giocato la stracittadina con entrambe le casacche, che ricordi hai dei derby da te vissuti in prima persona?
"Ho dei ricordi bellissimi. Il derby è una partita molto speciale. L'attesa dei tifosi, le loro coreografie, è un'emozione indescrivibile. Soprattutto quando vinci. Io ho avuto la fortuna di vincerlo sia con la Lazio, sia con la Roma: è una cosa bellissima anche perché i tifosi ci tengono moltissimo. Sicuramente è una delle sfide più affascinanti che abbia mai vissuto".
Una sfida carica di tensioni. Come viveva la vigilia del derby Roberto Muzzi?
"Io non dormivo. Il giorno prima facevo la nottata per pensare solamente a questa partita".
E tra i tuoi compagni, chi era che sentiva di più la partita?
"Di Canio la viveva in maniera positivamente esagerata. Nella Roma, Di Mauro, Rizzitelli e Conti vivevano il derby in maniera impressionante".
Scaramanzie particolari?
"No, io non ho mai avuto scaramanzie. Uno molto scaricamantico era Mazzone. Doveva uscire per ultimo e scendere gli ultimi tre scalini con il piede sinistro".
I difensori più tosti con i quali ti sei misurato?
"Nella Lazio, Gregucci e Nesta erano difficilissimi da superare. Della Roma il più 'fastidioso' era Mexes".
Il ricordo più bello in assoluto con le maglie di Lazio e Roma, non solo legato al derby?
"Con la Lazio quando abbiamo vinto la Coppa Italia a Torino (nel 2004, 2-2 in casa della Juventus dopo il 2-0 all'Olimpico, ndr), è stata un'emozione bellissima, un momento indimenticabile. Con la Roma, il 2-0 in Coppa Italia contro il Milan invincibile (stagione 1992/'93, ndr). Segnammo io e Caniggia e rompemmo la serie di imbattibilità dello squadrone rossonero".
Se non ricordo male, tu hai segnato anche il gol che regalò la salvezza alla Lazio nella stagione 2004/05.
"Sì, a Palermo. Abbiamo pareggiato 3-3 a due minuti dalla fine con un mio gol rocambolesco che ci salvò dalla retrocessione. Un bel ricordo anche questo".
Quali sono gli allenatori con i quali ti sei trovato meglio?
"Ho lavorato molto bene con De Biasi e con Spalletti. Ma ho avuto un ottimo rapporto un po' con tutti".
Tu hai avuto Spalletti ad Udine. Che ne pensi dello Spalletti attuale?
"Ho sempre detto che Spalletti avrebbe fatto benissimo a Roma. Caratterialmente non è cambiato. Lui lavora molto durante la settimana, cura meticolosamente l'aspetto tattico ed è attento a ogni piccolo particolare. E' veramente un grandissimo allenatore. Anche Delio Rossi è molto bravo. Con lui ho fatto solo la preparazione, ma tra noi si è instaurato un ottimo rapporto".
Tornando all'attualità, chi può essere l'uomo decisivo del match?
"Nella Roma Totti, per la Lazio Zarate".
Ti rivedi un po' nel numero 10 biancoceleste come velocità e rapidità di esecuzione?
"Sì, assomiglio molto a lui. Sicuramente meno tecnico, ma più potente e veloce rispetto a lui. E' un grandissimo talento, è ancora giovane ed è alla prima stagione in Italia. Mi piace molto come giocatore".
Tu hai vestito anche la maglia del Torino, portando anche la fascia da capitano. Secondo te ce la farà a salvarsi?
"Secondo me sì. Con l'aiuto della tifoseria riuscirà a salvarsi.Ho avuto la fortuna di conscere tre tifoserie molto attaccate alla maglia. Lazio, Roma e Torino in questo si assomigliano. Il pubblico granata potrebbe rappresentare il famoso dodicesimo uomo in campo, indispensabile per raggiungere l'obiettivo".