Altre 08/04/2009 03:11
Lo strano caso del soccer Usa: soldi, stadi, sponsor, ma langue
Con o senza Beckham (si era parlato qualche mese fa di una possibile "pensione" americana anche per Thierry Henry), dalle vetrine dei website e nei vari stadi, gli impresari continuano a richiamare l'attenzione sul soccer: "Venite! Non ve ne pentirete". Il loro stile ricorda ricorda le tecniche di arruolamento dello Zio Sam, dito puntato sul passante, cappello a cilindro con stelle e strisce: "I want you!". L'adescatore del calcio mantiene le sembianze che aveva il leggendario imbonitore della letteratura, della fantasia popolare, dei poster. Funziona su tutti gli organi sensoriali. Non sul cuore. Che pare finto.
Lo strano caso del calcio americano somiglia a quello di Benjamin Button, invecchia regredendo, dovrebbe possedere saggezza e invece non decolla mai, come se non avesse ancora ali abbastanza grandi, adulte, per volare. La sua eterna dimensione sottotono è in parte un rebus, in parte la conseguenza degli sforzi imprenditoriali, televisivi e soprattutto politici dei quattro sport dominanti: baseball, football, basket e hockey. Quattro potentati che non vedono di buon occhio l'entrata del quinto.
Sulla fragile consistenza qualitativa del presente della Major Soccer League, cui nessuno riesce a intervenire perché si tratta di un dato endemico, pesa l'idealizzazione del passato. Alcuni, probabilmente non i più giovani, evocano gli anni dei Cosmos. Li descrivono come "la lunga estate calda" del soccer, l'unica vera sua stagione epica. Ma l'invenzione delle radici è uno standard della cultura americana. Pelè, Chinaglia, Cruyff e Beckenbauer si sono trasformati nel Far West del pallone: "Non vigeva alcuna regola ma quelli sì che erano tempi dorati". Forse vero, forse no. Per questa ragione, comunque, da almeno tre anni, uno dei più importanti uomini del calcio americano, è diventato un signore che da tempo non ne fa più parte: Peppe Pinton. Ex dirigente dei Cosmos, Pinton continua a rifiutare quello che la piazza e alcuni dirigenti importanti invocano a gran voce: la cessione dei diritti, di sua proprietà, del marchio Cosmos. Della sola parola Cosmos: "Farebbe lievitare l'interesse non soltanto nella zona di New York", scriveva alla fine dello scorso anno il New York Times. Ma Pinton non ne vuole sapere. Dietro la sua scrivania ascolta tutti e dice no a tutti: "Perché aspettano che sia io a togliere le loro castagne dal fuoco". E poi: "Sono sicuri che con Cosmos tutto cambierebbe?". Per i critici newyorkesi solo il ritorno dei Cosmos giustificherebbe la costruzione del nuovo stadio che all'inizio del 2010 manderà il pensione il Giants Stadium, dove tuttora giocano i New York Red Bull, gli eredi dei Cosmos e dei Metrostars (quelli di Donadoni). Peccato ci sia Pinton di mezzo.
Solo Seattle sembra stonare, in questa sinfonia al ribasso in cui l'assenza del marchio Cosmos probabilmente è solo un gigantesco alibi. In una città in cui il basket e la musica grunge dei Nirvana hanno catalizzato per anni l'attenzione dei giovani, i dirigenti dei Sounders stanno giocando la scommessa più alta sul tavolo che più scotta: credere ciecamente nel calcio dei soldi senza fascino. Hanno preso lo svedese Freddie Ljungberg, ex-Arsenal delle meraviglie (quello campione d'Inghilterra in cui ancora giocava Thierry Henry) e ora immaginano che la presenza del giocatore possa produrre quell'effetto che Beckham ha fatto mancare a Los Angeles. Per ora lo stadio si riempie. Da fuori il Qwest Field sembra quasi un campo di Premier. Però qualcuno, previdente, avverte: "E' soltanto il gusto della novità". Spiegano i dubbiosi del L. A. Weekly, bruciati dalla vicenda Beckham: "Ai tifosi americani, è provato, piace magari colorarsi la faccia di verde e ritrovarsi sulle tribune per inneggiare. Ma inneggiano a qualcosa che non capiscono e non capiranno mai". Per farla breve: molti dei tifosi dei Sounders, a quanto pare, non conoscono neppure le regole, almeno non bene. Vanno allo stadio come fosse un concerto. E quando la squadra perderà (per ora è in testa alla Western Conference a punteggio pieno, 3 partite su 3 vittorie) bisognerà avvertirli...