Altre 04/04/2009 15:47

'Il gol è la mia vita in Brasile l'ho ritrovata'

REPUBBLICA.IT - Guai, a sottovalutare quel passo lento, quell'andatura da gatto che ha appena svuotato la ciotola. Basta un attimo, una palla tra i piedi, Ronaldo torna Ronaldo e non ci sono chili di troppo, fondoschiena pesanti, postumi o ricordi di infortuni che sembravano averlo cancellato da calcio. Anche se l'altra notte a San Paolo, nel suo nuovo stadio che non si chiama San Siro né Bernabeu, ma Pacaembu, Ronaldo ha giocato contro una squadra di spaventapasseri, il suo quinto gol in sette partite ha fatto capire che il Dentone sta tornando attaccante di rango. Nuovo ed antico idolo del Brasile: un boato ogni volta che viene presentato o segna per il Corinthians, un rap già composto dal cantante Marcelo D2, un libro in preparazione dal giornalista Luis Prosperi. Con passo felpato, Ronaldo vuole percorrere la strada che dovrebbe riportarlo nella Seleção, come chiedono in tanti, compreso Romario. Basta passare una notte nello stadio municipale del Corinthians (la partita con l'Ituano comincia alle dieci di sera), basta sentire l'energia che scatena il Fenomeno tra il campo e la zona mista dove lo incontriamo, per capire che la sua storia, dopo un tendine rotuleo rotto all'Inter ed un altro rotto al Milan, è tutt'altro che finita.

Ronaldo, come si sente?

"Bene, anche se dopo tutte queste partite sono esausto. Ora mi fermo, per preparare le semifinali del campeonato paulista".

Dalla serie A ad un torneo statale del Brasile: com'è stato l'impatto con la sua nuova realtà? "La maggior parte dei giocatori che incontro non li conosco. L'allenatore del Corinthians, Mano Menezes, quando ci mostra i video dei nostri avversari i numeri della maglia".



I difensori le riservano le attenzioni di un tempo? "Certi mi marcano peggio di mia moglie... Contro il Ponte Preta ce n'era uno che non s'è mai staccato dalla mia camisa, nemmeno quando la palla era lontana. Poi è arrivato il Guaranì, ed in quella partita mi sono spaventato davvero".

Non solo lei, tutta la panchina s'è alzata, in Brasile molti temevano che le avessero spezzato la gamba.

"Una brutta entrata, ho preso paura. Ma mi sono rialzato, sono ancora tutto intero".

Certo, di difensori ne ha incontrati tanti nella sua carriera.

"Ed il migliore in assoluto è stato Paolo Maldini. Non commetteva mai fallo, al momento giusto ti rubava palla, e nemmeno ti rendevi conto di quel che era successo".

Sicuro di non voler tornare in Europa?

"Non mi pento di aver scelto il campionato brasiliano. Lo ripeto, voglio terminare la mia carriera qui al Corinthians".

 

Anche se arrivasse una grossa offerta?

"Ho detto e lo ripeto, non voglio più andarmene da qui".

Il Brasile, finalmente, dopo quindici anni tra Olanda, Spagna ed Italia.

"Amo stare qui, non perché sia più facile giocare, anzi a me sembra una grande sfida. Ma qui è tutto bellissimo, in mezzo al mio popolo, nel mio paese".

San Paolo è una à difficile: lei gira scortato da due agenti della segurança, il traffico è imponente.


"Infatti non mi fido a guidare da solo, preferisco sempre seguire la macchina di un compagno".

Si parla di performance notturne, night club, sigarette.

"Non parlo mai della mia vita privata".

Ma quanto le manca per arrivare al peso forma?

"Finora ho perso otto chili, nella settimana che mi separa dalle semifinali del Paulista cercherò di perderne ancora. L'ideale sarebbe tre chili in meno. Voglio tornare ad essere veloce".

Il suo obiettivo?

"Tornare quello di prima, credo di potercela fare".

Non sono i Mondiali in Sudafrica il suo vero obiettivo?

"Mi sto concentrando sul Corinthians, sui trenta gol che vorrei segnare: ma in fondo, le convocazioni non arrivano grazie a quel che di buono si fa nel proprio club? Se posso essere d'aiuto...".

Cosa significa un gol dopo aver temuto il ritiro?

"E' molto difficile, dopo esser stato fermo un anno, tornare a giocare bene e segnare. Ho avuto paura di non riuscirci. Il gol è la mia vita, sono conosciuto solo per quel che faccio in campo. Per questo ora mi sento giovane".

C'è ancora un lato infantile in Ronaldo?

"A casa gioco sempre coi videogame, quando ho un momento libero mi metto a giocare, ma purtroppo non sono più un bambino".

Ma lei com'era da piccolo?

"Sono sempre stato il più tranquillo della famiglia, per strada non mi battevo mai con nessuno: era mio fratello a farlo. Il calcio è un'università fantastica: la carriera comincia molto presto e la maggior parte dei giocatori deve interrompere gli studi. Ma vivendo lontano da casa ho imparato a crescere, ad assumermi le mia responsabilità nel bene e nel male".