Altre 19/03/2009 15:42

Ancelotti: "Roma, città meravigliosa"

"Quando mi chiedono dov'è Reggiolo io dico nella Bassa, vicino a Gualtieri, che almeno è famosa per Ligabue. Dopo le medie avrei voluto studiare Agraria, invece mi ritrovo a scuola di elettronica, che non mi piaceva. Ma ho seguito la maggioranza dei miei amici, l'ho fatto per la compagnia. Loro non volevano restare contadini, di qui la scelta. Morale: mi ritrovo perito elettrotecnico e non me ne po' fregà de meno". Come Rocco mescolava italiano e triestino e Bagnoli italiano, milanese e veneto, istintivamente infila nel suo italiano qualcosa di romanesco.

Vogliamo chiarire la faccenda della panchina? "Io e Spalletti siamo amici, ma posso capire che si sia un po' risentito quando ho espresso il mio desiderio di arrivare, prima o poi, sulla panchina della Roma. Immagino che le radio romane gli abbiano tolto il fiato. Io a Roma mi sono trovato benissimo, è una à meravigliosa, si fa amicizia facilmente, c'è più calore non solo nell'aria. Milano è più chiusa di Roma e Torino è più chiusa di Milano, fuori dal campo a Torino non ho un amico. A Roma ne ho molti, quello che sento più spesso è Bruno Conti. A Milano ci vado il meno possibile e quando capito in ristoranti assurdi, pieni di gente finta, mi verrebbe da scappare. Per comodità, da giocatore abitavo a Legnano, da allenatore sto a Gallarate, va bene così. A Parma, che tanti vedono come un'isola felice, non c'è mai stato feeling né con la società né con la à. Non mi hanno mai apprezzato. Vero è che avevo una bella squadra: doveva venire Capello, arrivai io e trovai Crespo, Thuram, Veron, Chiesa, Zè Maria sbarcato al posto di Cafu, più un ragazzino in porta di cui il ds Sogliano continuava a dire: è un fenomeno, promuovilo titolare. Io a quei tempi tiravo bene in porta, cosa per cui devo dire grazie a Bruno Mora, mio allenatore nelle giovanili. E 'sto ragazzino, che era Buffon, mi bloccava quasi tutti i tiri".

"Chi era il mio idolo, da giovane? Eugenio Ghiozzi, che poi sarebbe Gene Gnocchi. Un 10 molto lento ma con una tecnica da brividi. Era famoso, nella Bassa. E poi bisogna dire che a quei tempi il calcio lo si ascoltava alla radio e c'era uno spezzone di partita, una sola, in tv. Mio padre tifava per la , non si sa perché, ma poi non ha avuto problemi a diventare di volta in volta tifoso del Parma, della Roma, del Milan, del Parma di nuovo, della , di nuovo del Milan. Io stravedevo per Mazzola e Boninsegna, ero interista. Ricordo di avergli rotto le scatole per settimane perché mi portasse a vedere l'Inter. Il posto più comodo era Mantova. Doveva essere il '71, so che c'era Boninsegna. Arriviamo lì, tutto esaurito. Cancelli chiusi. Mi metto a piangere a dirotto fuori dal cancello, in genere funziona, ma lì c'era uno duro, mica facile intenerirlo. Ha resistito un tempo, l'Inter era sotto di un gol. Poi mi ha detto dai, passa. L'Inter ha vinto 6-1".

"All'Inter ho fatto un provino, quand'era presidente Fraizzoli. Hanno deciso che costavo troppo e hanno preso Beccalossi. Con l'Inter ho fatto il battesimo di San Siro, contro l'Hertha Berlino. A 19 anni mi ritrovo in spogliatoio con Anastasi, Altobelli, Bini, Canuti, roba da farsela addosso. Sono stato una settimana ad Appiano con Bersellini e il suo vice, Onesti. Ogni giorno mi pesavano, una tortura. Se resti, dovremo studiare una dieta per te, dicevano. Tra di me pregavo che mi scartassero. M'è andata bene".

"Con Bruno Mora, che era anche una bravissima persona, riconosco due altri maestri: Liedholm e Sacchi. Uno era stato un campione e l'altro un brocco. Questo Milan, credo che Nils lo allenerebbe meglio di me e Arrigo peggio. A Liedholm piaceva la tecnica, intepretava le partite non come distruzione dell'avversario ma come esaltazione delle doti dei suoi. Ha imposto la difesa a zona, non s'è mai stancato di insegnare calcio. Sacchi è stato un grandissimo maestro di tattica: difesa alta, pressing, allenamenti quasi più impegnativi delle partite. Quando la Roma giocava a Milano e a Torino, si partiva mercoledì a mezzanotte in vagone letto da Termini. Siccome per Nils era impossibile tirare mezzanotte, alle dieci di sera andava al Tiburtino, dove formavano il treno, e si metteva a cuccia. Tre giorni e rotti in ritiro all'Astoria di Busto Arsizio. Ci divertivamo da matti, giocando a carte, sparando cazzate. Oggi, dopo cena i giocatori spariscono tutti, ognuno in camera sua. iPod, PlayStation, pc, cellulari. Non l'ideale, per fare gruppo. Ma il tempo passa per tutti. Con un infortunio come quello di Gattuso, avevo una gamba come uno stecchino e per 100 giorni non ho potuto appoggiare il piede a terra, lui a 90 giorni dall'intervento corre e calcia, è quasi pronto".

"Il tempo passa anche per me. Agli inizi ero troppo sacchiano, vedevo solo il 4-4-2. Con Sacchi avevo raccolto enormi soddisfazioni, avevo paura di cambiare. Ho rifiutato Roberto Baggio perché, trequartista, non rientrava negli schemi. Discorso quasi uguale per Zola, messo in concorrenza con Crespo e Chiesa. Oggi non farei partire Zola e a Baggio direi: ti aspetto. Col tempo si acquistano più conoscenze. Alla ho trovato Zidane e non ho ripetuto gli errori di Parma. Al Milan ho studiato il modo di far coesistere Pirlo, Seedorf, Rui Costa e Rivaldo. Il calcio attuale ha due punti fissi: un attaccante di peso e il ritorno del trequartista, di chi gioca tra le linee. Il mio punto fisso è la difesa a 4, da centrocampo in su si può fare di tutto".

"Ci sono cose che mi danno fastidio. è troppo buono? Ma quando? Se è il caso m'incazzo come una bestia, ma non vado a dirlo ai giornalisti. troppo aziendalista? Ma dove? A parte che vorrei vedere quanti dei miei critici andrebbero a sputtanare il loro datore di lavoro in tv, io al Milan ci sto bene, con alcuni giocatori ho un rapporto speciale, Maldini, Gattuso, Pirlo, e non patisco le osservazioni di Berlusconi. Quello che piace a lui lo so a memoria: vincere giocando bene. Non sempre si può. Ma devo dargli atto che le critiche le fa quando le cose vanno bene e quando vanno male è vicino alla squadra e all'allenatore. Sul fatto che arriviamo terzi non ho nessun dubbio, e voglio stare basso. Poi succederà quel che deve succedere, lo dico con la massima serenità".

Istruzioni per l'uso: quando è leggermente contrariato inarca un poco il sopracciglio sinistro. Se lo inarca un po' di più, è aria di tempesta. Non succede quando discutiamo del suo piatto preferito, il bollito. Lui ci vuole la mostarda e non gli piace il rafano, ma non litigheremo per questo. Di apprezzo il tasso di sincerità e di civiltà, ben superiore alla media dei suoi colleghi. Detto questo, parliamo dell'Africa.

"Ho fatto incazzare Halilhodzic dicendo che mi piacerebbe allenare la Costa d'Avorio ai mondiali. Mi piacerebbe sì, credo molto nel calcio africano, hanno giocatori eccezionali che non fanno squadra. Drogba, i due Touré, Kalou, Eboué, Zokora, bùttali via. Ai mondiali hanno perso di un solo gol con Argentina e Olanda e battuto la Serbia. Mi piace l'idea dell'Africa o forse vorrei essere più coinvolto con una Nazionale. Molto felice il mio esordio con gol, al Mundialito in Uruguay, con Bearzot. Nell'86 ero aggregato ma non ho giocato, nel '90 ero un comprimario, nel '94 ero assistente di Sacchi. Mi piacerebbe una bella, grossa fetta di torta".

"Dicono che somiglio a Hiddink, di faccia. E' vero, com'è vero che Hiddink è il collega che stimo di più, al mondo. Ma vorrei dire una cosa sugli arbitri italiani: fischiano troppo, anche Collina è d'accordo e ultimamente si stanno adeguando. A me piacciono Morganti, Rizzoli, Celi, Saccani. Non è possibile che tutti i contatti, in uno sport di contatto, siano falli. Invece, gli assistenti sono i migliori al mondo sul fuorigioco. Penso che Collina stia facendo bene, anche se in passato ho avuto discussioni con lui. Sono l'unico allenatore che ha espulso col . Ero al Parma, partita con la decisiva per lo scudetto. Contatto spalla a spalla tra Vieri e Cannavaro, rigore per loro. Bravo, bravo, sei proprio bravo, gli ho urlato. Espulso. Mi dice: dal labiale ho capito che mi davi del coglione. Non è vero, gli ho detto, quello l'ho solo pensato".