Altre 20/02/2009 10:15

Riise: "La finale di Champions per noi è l'Obiettivo"

Come mai l’addio all’Inghilterra e soprattutto a un club come il Liverpool?

“Mi piacciono le novità e le lingue. Sono stato anche in Francia, prima di andare a giocare nella Premiere League. Avevo voglia di conoscere altre realtà e imparare l’italiano”.

Il calcio inglese e quello italiano sono così diversi come sentiamo dire da sempre?

“Sì. In una partita in Inghilterra non ci sono pause. Fisicamente vai sempre al massimo. Potenza e corsa fino a fine gara. In Italia acceleri e ti fermi, magari facendo girare palla, rallentando il ritmo. Dipende dalle qualità dei giocatori”.

Cioè?

“Qui la tecnica è superiore. I giocatori non hanno posizioni fisse, si cambiano le posizioni non sai chi devi prendere e da dove arriva. In Inghilterra i calciatori corrono sui binari. Sì come dei treni. Sai quando partono e da dove arrivano. Lo scontro è quello. Sul fisico e basta. Al palleggio non pensano. Qui alle spalle o davanti i tagli sono frequenti: sudi di meno, ma come concentrazione devi sempre garantire il top”.

Il suo impatto con il nostro calcio è stato traumatico: ha ricevuto critiche come fosse un giocatore finito. Può spiegare le difficoltà iniziali?

“Nel Liverpool giocavamo con il quattro-quattro-due e non cambiavamo mai sistema di gioco. Ho sempre avuto davanti un esterno alto che proteggeva la fascia quando avanzavo. Qui ero più solo. Nelle prime dieci partite abbiamo preso tanti gol: io spingevo, sicuro di trovare qualcuno poi a prendere il mio posto in difesa. Alle due fasi non ero abituato”.

Ha risolto il problema?

“Ho parlato con Spalletti. Mi ha chiesto di non attaccare troppo. Ora so che il mio lavoro in campo è lì dietro: per prima cosa devo difendere. Mi piacciono i metodi italiani: con Benitez pensavamo solo alla tattica. Troppo pesante. Qui mi diverto”.

Con il suo sinistro, nemmeno un gol. Si è inceppato proprio qui a Roma?

“Mi manca una rete e vorrei sbloccarmi. Mi conoscono come tiratore. Così mi trovo sempre quattro-cinque giocatori davanti. C’è sempre una respinta… E ora sono pure più prudente. Meno male che martedì ritrovo l’. Ho fatto gol ai Gunners già due volte: sia nel vecchio Highbury che ad Anfield”.

Che sfida si aspetta all’Emirates stadium?

“Tra due squadre tecniche. Conosco bene l’, ha giocatori rapidi e di qualità. Adebayor è un’assenza pesante, ma Bendtner è pericoloso. A me toccherà Ebouè e va bene così: prima l’ivoriano faceva il terzino, con lui sarà un duello tutto corsa. Noi abbiamo giocatori fantastici:
vale Gerrard, ma sono sicuro che anche giovani come Aquilani e Menez possano fare la differenza”.

Quante chances ha la Roma di passare il turno?

“Tante, ma sarà una gara apertissima. La finale di è a Roma e per noi è l’Obiettivo. Il e il Manchester sono le mie favorite. Ma martedì a Londra sarà dura. In casa l’ dà il meglio. L’Emirates stadium, poi, è splendido: più di sessantamila tifosi si faranno sentire. So bene che cosa ci aspetta”.

Spesso la differenza in Inghilterra la fanno i tifosi.

“Difficile che uno stadio inglese non si riempia: Ho paragonato la Kop del Liverpool alla Sud: qui a Roma, come ad Anfield, la curva non smette mai di cantare. Ma nel resto d’Italia non c’è la stessa passione. A parte e Milano, spesso le tribune sono deserte e non è bello così”.

La Roma in campionato è sesta, lontanissima dal vertice. Cela farete ad arrivare almeno al quarto posto?

“Stiamo viaggiando, da qualche mese, da squadra che lotta per il titolo. Paghiamo per i primi mesi con troppe sconfitte. Siamo da secondo posto e puntiamo a quello. In giocheremo pure il prossimo anno, ne sono certo”.

Ha saltato tre gare e tutti se ne sono accorti.

“Sono felice, all’inizio non era così. Ormai i tifosi vedranno solo il vero Riise. In dieci giorni sono guarito. In carriera mai infortuni, per questo sono andato a Oslo: mentalmente, stando a casa, ho accelerato i tempi. Due sedute di lavoro al giorno: forza al mattino e corsa al pomeriggio”.

Come vive a Roma?

“Sto quasi sempre a casa. Due ore al giorno studio l’italiano. Non mi piace fare il turista. Qui ero venuto solo per affrontare la Roma. Le mie vacanze le passavo al mare, Bahamas e Mauritius. Vivo al Torrino con la mia compagna. Siamo in molti lì, ogni tanto vedo Aquilani, ma non gioca a golf…”