Altre 31/12/2008 14:35
"Tutto un anno in una notte"

La strada però è lunga.
«Lunga? Lunghissima. Ha ragione Francesco quando dice che siamo ancora al casello. C'è l'Arsenal, prima di tutto. E non mi sembra avversario facile».
Era scritto che la Roma, da prima nel girone, pescasse l'avversario peggiore.
«Già, poi alla Roma queste cose non capitano mai (ride, ndr)... Come quando illustri sconosciuti segnano con noi e poi se rimettono in panchina».
Josè Mari e Hakan Sukur, tanto per fare qualche nome recente.
«Per non parlare dei portieri che quando vedono giallorosso diventano dei fenomeni. È nella nostra storia, comunque. È tutto scritto. Anzi, dico una cosa».
Prego.
«Come andrà questa Coppa Campioni io non lo so. Lo spero, è il mio grande sogno, ma ovviamente, come tutti, non ho la palla di vetro. Però, se deve essere destino, sarà. La Roma è una squadra che nella partita secca piò battere qualsiasi avversario. L'ha dimostrato la partita col Chelsea, ma anche quella col Manchester di due anni fa all'Olimpico. Però può anche perdere col Catania e squadre del genere. Ci sono troppe componenti. E tanto, tanto, destino in mezzo».
Quella di maggio sarà la quarta finale di Champions all'Olimpico in 25 anni: la prima l'ha vinta il Liverpool, la seconda pure, la terza la Juve con l'Ajax.
«E mo tocca a noi... Magari. L'occasione è grande, grandissima. È il vero sogno non solo mio, ma di tutta Roma. Di tante generazioni: quella di oggi, cresciuta con Totti e De Rossi, ma anche quella di ieri. Che quando pensa a quel 30 maggio '84 ancora piange».
Mettiamo caso che, come ha detto Ancelotti, la Roma, come lui col Milan, riesca ad avere la sua rivincita.
«E che devo di'? Non ce riesco nemmeno a pensa'...».
Dove festeggerebbe? Al Circo Massimo?
«Perché no? Però per scaramanzia per carità, meglio non pensarci prima».
Il sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Giro, di recente ha detto che se la Roma dovesse vincere qualcosa di importante, non darebbe più l'autorizzazione a grandi adunate di massa in luoghi storici.
«Davvero? Non conosco l'Onorevole Giro e non sapevo di questa sua idea. Comunque non mi interessa proprio, vuol dire che nel caso faremo il concerto da un'altra parte. Chi lo sa. Oppure non lo faremo proprio. Non posso deciderlo prima, né io, né i tifosi della Roma. Si vedrà tutto al momento».
Un nuovo inno invece? L'occasione lo meriterebbe.
«Sì, certo. Anche lì però è questione di attimi, di ispirazioni. Credo che se dovessimo diventare campioni d'Europa l'inno più bello sarebbe quello della gente di questa città. Le voci, i pianti, i sorrisi, le urla. Suoni fantastici».
Secondo il Maestro Morricone lei è l'unico che potrebbe farlo. Lui si limita a fare il tifoso.
«Beh, magari potrebbe scrivere la musica. Noi abbiamo già lavorato insieme in "Ho fatto un sogno" e potremmo ripetere l'esperienza. Ma non credo ce ne sarà bisogno. Sarò ripetitivo, ma basterebbe l'urlo dei romanisti».
Sempre di sogni si torna a parlare.
«Perché vincere la Champions sarebbe questo. Un sogno che si realizza».
Quante dediche ci sarebbero...
«Tantissime. La più bella, la più sentita, sarebbe per il Presidente Sensi. La squadra avrebbe voluto vincere la Supercoppa in suo ricordo. Non è andata. Speriamo di dedicargli qualcosa di più importante. Questa stagione è cominciata con la sua scomparsa, un dolore grandissimo. Sarebbe fantastico finire pensando a lui. Da lassù avrà un occhio di riguardo».
Quali sono le insidie maggiori sulla strada per la finale?
«La Roma deve temere soltanto una cosa: gli infortuni».
Non è un problema da poco.
«Sono tanti e tutti importanti. Pizarro, Tonetto, Aquilani e poi tutti quelli che hanno acciacchi vari. È un problema serio».
E poi c'è Totti.
«Francesco, come sempre, tornerà più in forma di prima. Con la sua immensa classe può portarci molto molto lontano. Però deve recuperare bene e con calma, lui come tutti gli altri. In questi casi c'è sempre il pericolo di qualche ricaduta. Anche in campionato, se non ci fossero stati tutti questi giocatori fuori, le cose sarebbero potute andare diversamente. È stato un handicap serio. Speriamo che la sfiga ci lasci un po' in pace».
Non a caso, lei per il nuovo anno alla squadra di Spalletti ha augurato soprattutto salute.
«E non me pare poco... Se i giocatori non recuperano non ci sono ricambi, non c'è turnover. Noi dobbiamo giocare al completo per poter competere con chiunque».
Dopo le vacanze, c'è subito il Milan in campionato.
«Appunto. Però rientra Aquilani no?».
Sì. Per l'Arsenal, invece, speriamo che torni Totti.
«Vorrei proprio vederlo all'Emirates Stadium il 24 febbraio».
Lei ci sarà?
«E certo. Ormai non perdo più nessuna trasferta europea. Andrò col solito gruppo di amici. E poi con mio figlio Francesco, il nipotino Tommaso e una new entry».
Chi sarebbe?
«Mia nipote Alice, l'altra figlia di Francesco. Ha 11 anni e la devo un po' indottrinare».
In che senso?
«Lei è romanista, però ha una tata juventina. Quindi è cosa buona e giusta che venga a vedere la Roma con noi».
Tommaso invece a 8 anni è già un tifoso doc.
«Sì, non vuole mancare mai. È innamorato di questi colori e soprattutto di Vucinic. Quando siamo andati a Londra per la partita col Chelsea, Mirko gli ha regalato la maglia. Lui era felicissimo, gli occhi gli brillavano. Era emozionatissimo, anche perché Vucinic è stato molto carino e gentile. Anche Totti però: il Capitano non si smentisce mai».
Che sfide saranno?
«Molto, molto delicate. L'Arsenal è una buona squadra, tanti giovani e qualche fenomeno. Va presa con le molle. La partita di andata in casa loro sarà fondamentale».
Anche Juve e Inter hanno pescato due squadre inglesi.
«L'Inter col Manchester avrà il suo bel da fare, quelli sono i più forti del Mondo. I bianconeri, invece, sono stati un po' più fortunati. Al momento il Chelsea delle tre inglesi mi pare la più debole, anche perché Scolari non credo abbia una mentalità così adatta al calcio inglese. Comunque l'importante è che passi la Roma, delle altre davvero non mi interessa».
Già, c'è quel famoso sogno da rincorrere.
«Sarò realista: è durissima. Come dicevo prima, possiamo vincere e perdere con chiunque».
Ma il destino è in debito con noi. C'è una notte da dimenticare.
«C'è una notte da rivivere».
Di sogni, di coppe e, speriamo, di Campioni.
«Dico solo una cosa: spero che sia un 2009 indimenticabile. Si capisce no?».