Altre 05/12/2008 21:52
ROMA, primo posto nei bilanci di serie A (leggi l'articolo integrale)
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Il pallone si sgonfia. La crisi tocca il calcio
Inevitabile: il pallone si sgonfia. La crisi economica raggiunge a grandi passi anche il mondo del calcio: ora si percepisce appena, ma nel 2010 potrebbe arrivare davvero l'ondata di piena per il nostro campionato. Figc, Lega e presidenti saranno pronti a fronteggiarla? Ora i club fatturano 1500 milioni di euro all'anno, e l'Italia sta recuperando terreno rispetto a Bundesliga e Liga spagnola (non ancora rispetto alla Premier League). Ma i segnali di scricchiolio preoccupano, eccome.
Non tanto per il 2009, perché i club avranno ancora l'"ammortizzatore" dei diritti tv, che rappresentano il 50% delle entrate. Che succederà dopo? La Infront, advisor della Lega, ha garantito 900 milioni di euro all'anno dai nuovi contratti collettivi (chiaro+criptato), e per 6 anni. Totale: 5 miliardi e 400 milioni. Per la verità i presidenti speravano di portare in cassa un miliardo a stagione: ma forse dovranno "accontentarsi" del minimo garantito dall'Infront. Il problema vero, semmai, arriverà da tutto il resto: incassi ai botteghini, sponsor, merchandising. Lì potrebbe esserci un calo d'entrate, e anche consistente: in tempi di crisi, d'altronde, come si fa ad andare allo stadio, e poi a quei prezzi? E gli sponsor, tolti quelli dei grossi club, dove sono? Lazio e Palermo, per fare un esempio, già adesso ne sono prive.
E le magliette "taroccate" tolgono royalties ai club, e gli stadi non di proprietà in molti casi già adesso sono riempiti solo a metà (anche se gli spettatori rispetto allo scorso anno sono in crescita).
Il presidente della Confindustria del pallone, Antonio Matarrese, è preoccupato. "Per forza. Sono molto preoccupato perché le società di calcio sono degli imprenditori e gli imprenditori avranno sempre più difficoltà negli investimenti visto che le loro aziende dovranno fronteggiare la crisi. Anche lo stesso Berlusconi non potrà più esagerare col calcio: è una questione di moralità. Con la gente in crisi, come si fa? I tifosi potrebbero avere reazioni incontrollabili, bisognerà stare molto attenti". Il numero 1 della Lega Calcio, in odore di riconferma, lancia l'allarme: "Qui si rischia davvero di mettere il sistema-calcio in crisi: non dico tanto in serie B, dove la situazione è già catastrofica, ma anche in A. Per questo non bisogna farci prendere dal panico di fronte alla recessione e studiare insieme come affrontarla".
Anche un imprenditore di successo come Diego Della Valle, che pure nel calcio ha investito molto con la sua Fiorentina, fa un'analisi realistica: "Io e mio fratello proviamo imbarazzo nel pagare tutti quei soldi ai calciatori, sapendo che c'è gente che viene allo stadio e che guadagna mille euro e fatica ad arrivare a fine mese". "Demagogia", taglia corto Sergio Campana, presidente del sindacato calciatori, Aic, dal lontano 1968. "Demagogia perché già adesso ci sono stati tagli consistenti sugli ingaggi dei giocatori. E molti club, ad esempio in serie B, hanno versato lo stipendio solo sino a luglio. Zero euro da agosto ad oggi. E tanti altri, sempre di B, vorrebbero rateizzare i compensi superiori ai 100.000 euro a stagione mentre noi siamo per spalmarli allungando però la durata dei contratti". D'accordo, ma la crisi... "Sì, certo che c'è la crisi: me ne rendo conto e so che ci sarà un ridimensionamento notevole a livello di ingaggi".
Il sindacato calciatori ha fatto i conti e le previsioni dicono che entro due stagioni, gli stipendi dei giocatori potrebbero essere tagliati del 20%. E non è poco. "C'è un abisso, d'altronde, fra i 5-6 club di vertice e tutti gli altri: è chiaro che i calciatori da Pallone d'oro continueranno a guadagnare molto ma i professionisti, lo ricordo, sono 4.000 e molti, lo ricordo, già adesso vengono pagati, quando vengono pagati, con spaventosi ritardi". Morale? "Le società di calcio dovrebbero imparare a seguire un percorso meno vizioso, e non come adesso che spendono più di quello che incassano. Ma, attenzione: io non sono pessimista. E' una vita che sento parlare di crac. Così non sarà: il calcio ha una sua forza intrinseca, più forte di qualsiasi crisi. Si salverà anche stavolta, vedrete".
Si salverà, ma come? Iniziando davvero un percorso virtuoso? Massimo Moratti copre ogni anno il "rosso" dell'Inter: l'ultima volta mettendo di tasca sua 148 milioni. Berlusconi è meno spendaccione: il Milan ha chiuso solo a meno 30 (milioni). La Juventus, tornata in A, è andata sotto di venti milioni. Ma ci sono anche i virtuosi, come no: la Roma ad esempio che ha fatto +19, la Lazio di Lotito, l'Udinese che paga 23 milioni all'anno di stipendi contro i 180 dell'Inter, il Genoa in attivo dopo 38 anni. Resta l'anomalia di un parco professionistico spaventoso: 132 club. Ma ora anche qui si sta preparando il taglio: il blocco ai ripescaggi, fra B e Lega Pro, potrebbe portare a 12 società in meno. "Ma tanti club falliranno, non si riusciranno ad iscrivere al prossimo campionato", sostiene Mario Macalli, presidente della Lega Pro.
"Noi paghiamo troppo: abbiamo un costo del lavoro elevato e non abbiamo ricavi". E attacca la Lega Dilettanti e chi (la Covisoc) dovrebbe fare i controlli sui bilanci dei club.