Altre 04/12/2008 19:50

L’ultimo miracolo di Spalletti


dice la proprietà commutativa dell’addizione. Vale per l’aritmetica, non per il calcio. Perché, con il pallone in mezzo ai piedi, variando l’ordine degli undici in campo il risultato può cambiare eccome. Anzi, più che di una addizione sembra trattarsi di una moltiplicazione: quella degli uomini della rosa. Basta vedere ciò che è successo in casa Roma. Dopo le partenze di Mancini e Giuly in estate, il collaudatissimo , il modulo che ha regalato due anni e mezzo di successi e che ha permesso di imporre il proprio gioco in


tutta Europa, è diventato improvvisamente inefficace. Non sarà stato quello l’unico motivo della crisi che è durata di fatto fino alla partita di ritorno col Chelsea, ma ha di certo avuto il suo considerevole peso. Comunque la si rigirasse, la squadra sembrava mancare di qualcosa: in avanti, sugli esterni, in fase di interdizione. Se si aggiungeva da una parte, si toglieva dall’altra. La classica “coperta corta”. Poi, Spalletti ha scelto di cambiare e di non puntare più sulle fasce che per molti aspetti erano state la forza della sua squadra. Tre uomini nel mezzo, un trequartista (oppure un centrocampo a rombo

che è in pratica la stessa cosa) e due punte. E come per magia la coperta, da corta, è diventata lunghissima. Come la rosa che improvvisamente permette di avere un enorme numero di alternative.

In difesa è rimasto quasi tutto uguale con Cassetti, Cicinho e Panucci

opzioni per la fascia destra, con Juan, Mexes, Loria e ancora Panucci

a disposizione per il centro. A sinistra, invece, ci sono Tonetto, Riise,

di nuovo il duttile Panucci e, volendo, anche Cassetti. Tutto uguale,

o quasi. Perché, quando ritroveranno la forma migliore, gli esterni

(due su tutti: Riise e Cicinho) potranno far valere le loro doti di

corsa e di inserimento non trovando davanti a loro il compagno che

occupa quel lato a centrocampo.

Ma la vera rivoluzione è arrivata a centrocampo e in attacco. A

partire dal versante , dove fino a un mese fa tra i giocatori di


ruolo c’era il solo Rodrigo Taddei (peraltro lontano dalla sua condizione

migliore), salvo poi doverci addattare per necessità Cassetti

oppure Okaka. Discorso molto simile sul lato opposto con Vucinic,

che poteva essere sostituito solo da Menez (il francesino faticava

molto ad inserirsi in un ruolo estremamente delicato, nel quale ci

si deve sdoppiare tra fase offensiva e fase difensiva) oppure da Okaka.

I possibili trequartisti erano il “solito” Perrotta, Baptista (che in

realtà nelle prime uscite seguite al suo arrivo è stato spesso schierato

a sinistra, con Vucinic prima punta), oppure si pensava ad un possibile

adattamento in quel ruolo di Aquilani. Davanti , Okaka e,


non nella sua posizione preferita, Baptista.

Adesso invece è tutta un’altra storia: il perno davanti alla difesa

è, di solito, , ma lì ci possono giocare anche Pizarro o Aquilani.


Interni di centrocampo possono essere da una parte Taddei (come

sta facendo nelle ultime uscite), Perrotta, Aquilani e Brighi. Dall’altra

ancora Matteo, Aqui e Perrotta. C’è addirittura l’imbarazzo

della scelta sulla trequarti con cinque possibili interpreti: Perrotta,

Pizarro, Aquilani, Baptista e, perché no, . Davanti le possibili


coppie d’attacco sono tantissime: -Vucinic, -Baptista, Vucinic-


Baptista, -Menez, Menez-Baptista, senza contare il fatto


che con questo assetto possono tornare ad essere utili anche Okaka

e Montella. Insomma, il cambio di modulo ha avuto più effetto di

una costosa campagna acquisti. Questo non significa che la Roma

non possa essere migliorata sul mercato. Ma, con l’abbondanza che ci si è ritrovati in casa, lo si può fare con maggiore tranquillità.