Altre 25/11/2008 18:56
Sarkozy il moralizzatore spacca il calcio europeo

Il motivo è che il progetto Sarkozy (elaborato, pare, con la benedizione dellUefa) prevede la creazione di un organo di controllo pan-europeo. Una specie di Covisoc transnazionale, ma con poteri ben più ampi di quella nostrana. Un organismo - dicono i critici - in grado di stravolgere lindipendenza e la sovranità dei singoli campionati. Questo perché si ascriverebbe poteri sul calendario, sui trasferimenti dei giocatori e, soprattutto, sui requisiti finanziari dei club. In pratica, toccherebbe a questa nuova entità - e non alle singole leghe - decidere se i bilanci dei club sono in ordine. E ciò che terrorizza le «big» - in particolare quelle della Premier League - è che Sarkozy ha preso come modello la «Direction Nationale du Control de Gestion», organismo francese tra i più rigorosi dEuropa.
La Dncg ha infatti ampissimi poteri e, soprattutto, non vede di buon occhio lindebitamento. Secondo fonti inglesi, se i parametri della Dncg venissero applicati in Premier League, 16 squadre su 20 rischierebbero lesclusione dal campionato (comprese tutte le big, salvo lAston Villa). E, probabilmente, anche la nostra serie A sarebbe su quei livelli, per non parlare in Spagna di Real Madrid e Barcellona, anche loro club stra-indebitati. Ma gli effetti della proposta vanno ben oltre. In gioco vi è la «governance» dello sport europeo: è competenza dei singoli Paesi o dellintero continente? Il grande problema è che ogni Paese ha norme, tradizioni e modelli diversi. In Francia i club ricevono sussidi dal governo o da enti parastatali, in Germania non hanno scopo di lucro, in Inghilterra non ricevono aiuti e vi è una deregulation quasi totale, in Spagna molti seguono il modello Real Madrid, con soci che eleggono un presidente. Come armonizzare tutto ciò in un modello coerente e funzionale?
Impossibile, dicono in Inghilterra, dove aggiungono che lobiettivo di Sarkozy è quello di far scivolare il resto dellEuropa ai livelli francesi e non aiutare realmente lo sviluppo sano del calcio. Anche dallItalia arriva subito uno stop. Dice Antonio Matarrese, presidente di Lega: «È una strada impraticabile: noi abbiamo già la nostra Covisoc, con i suoi parametri rigidi per i club». Dalla segreteria della presidenza francese dellUe, a Bruxelles, parlano di «allarmismo». «Vogliamo difendere un modello più sano dello sport e del calcio - afferma un portavoce -. Più regolamentazione, più trasparenza, più giustizia sportiva. Non vogliamo imporre nulla, vogliamo avviare un movimento per portare maggiore moralità nello sport e nel calcio in particolare».
Il timore, però, resta. Innanzi tutto, perché quasi tutti i grandi club europei - per motivi diversi - hanno debiti consistenti (anche se, in alcuni casi, vedi Inter e Chelsea, sono verso i proprietari stessi e quindi, almeno in teoria, facilmente estinguibili; mentre in altri, vedi Arsenal, sono stati accumulati per costruire lo stadio e quindi si tratta di investimenti reali). Poi, perché cedere il bastone del comando non piace a nessuno. In particolare, lidea di passarlo a un modello francese (con i livelli di burocrazia e centralismo che ne conseguono) non piace affatto, tanto più che lo sport transalpino in questi ultimi anni non si è coperto di gloria. Ma le perplessità non finiscono qui. Questa è la proposta dellUe, con la collaborazione dellUefa. Ma nel panorama europeo vi sono ben 26 nazioni membri dellUefa e non dellUe: cosa ne sarà di loro? E ancora, questa normativa riguarderebbe tutti gli sport, non solo il calcio. Che impatto avrebbe su realtà minori e discipline semiprofessionistiche?
Il prossimo passo è in mano ai politici e visti i molti intrecci tra grandi club e politica (non solo in Italia, ma anche in Spagna e Inghilterra) è probabile che la proposta di Sarkozy non avrà vita facile a Biarritz. Specialmente se, come sembra, i grandi club sono pronti a fare pressing sui loro governi. Magari con lausilio della Fifa di Blatter che, zitta zitta, vorrebbe limitare il potere dellUefa e tenere lUe ben lontana dal calcio.