Altre 25/11/2008 18:56

PROF. ZEPPILLI (FIGC) a LAROMA24.IT: "Il calcio non è causa della Sla. In primavera i primi risultati"

“Vorrei innanzitutto che vi faceste portavoce di un messaggio deciso e netto: il calcio non fa venire la Sla. E’ bene che si affermi e confermi. Si sta creando una psicosi: siamo continuamente avvicinati da genitori, mamme, parenti che sono convinti che il proprio figlio non possa più giocare a pallone perché questo sarebbe causa del morbo. La cosa è da negare con fermezza. Certo, stiamo analizzando che il calcio professionistico può facilitare l’insorgere di questa malattia, direi meglio anticiparla e velocizzarla, ma sempre e comunque su individui predisposti.”

Professore, questa commissione, oltre al primario compito di finanziare ricerche e studi che possano fare luce sul legame tra SLA e calcio, che obiettivi si prefigge?

“L’obiettivo è solo uno. Tentare di capire il nocciolo della causa che porta a questa malattia degenerativa, finché non chiariremo questo, anche la relazione tra SLA e calcio rimarrà oscura. La Federazione si è mossa e ha istituito questa commissione, che definirei coincisa e snella: abbiamo cooptato i due massimi conoscitori della materia in Italia, e cioè il prof. Sabatelli e il prof. Chiò, oltra al professor Volpi e al presidente dell’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica), il prof. Melazzini. La commissione ha già finanziato due studi (uno dei quali lo sta redigendo il professor Chiò negli Stati Uniti), su cui abbiamo puntato molto e che sono ad uno stadio avanzato.”

Quali saranno i prossimi passaggi?

“La prima tranche “sponsorizzata” dalla Federazione, di 150 mila euro, andrà ad esaurirsi con la borsa di studio che offriremo ad un giovane ricercatore vincitore del bando di concorso che abbiamo istituito.”

Le tempistiche per approdare ad un chiarimento in questi ambiti sono sempre fallaci: ma indicativamente e ragionevolmente per avere dei risultati e delle risposte a questa impressionante casistica che lega il calcio alla Sla quanto tempo ci vorrà?

“Siamo tutti concordi, ricercatori e studiosi, che se non si arriva a capire il perché il motoneurone degenera e muore, non arriveremo mai alla causa ultima. La chiave di volta è lì e i nostri studi si stanno concentrando su quello. Tutti gli altri quesiti, compreso quello relativo al rapporto tra questa malattia e calcio professionistico, saranno chiariti più agevolmente: se non si conosce il meccanismo da cui parte la degenerazione neurologica, non si arriverà mai a capire questa relazione.

La mia speranza è che gli studi che stiamo concludendo ci possano dare risposte significative e che in primavera potremmo tirare le prime somme.”

Tra le varie ipotesi che porterebbero alla contrazione della malattia tra i calciatori si è parlato dei traumi dovuti alla velocità del gioco e ai continui scontri che ne conseguono; si è menzionata anche la possibilità che i microtraumi dovuti ai colpi di testa possano in qualche misura favorire l’insorgere di questa malattia; c’è poi l’ipotesi che tutto possa derivare dall’assunzione di sostanze dopanti (su cui il procuratore di Torino Guariniello sta tentando di far luce; in ultimo, la teoria che inizialmente poteva sembrare la più bizzarra e che invece ultimamente sta prendendo piede: il contatto con l’erba dei campi trattata con diserbanti e altre sostanze chimiche potrebbe influire sulla formazione della sclerosi amiotrofica laterale. C’è una di queste ipotesi da scartare?

“Come le dicevo seguiamo tutte le ipotesi. Siamo convinti che la malattia colpisca soggetti con una predisposizione, ora dire se questa o quell’altra possibilità sia la causa maggiore è impossibile da dire. D'altronde sull’ipotesi doping, ad esempio, è stato eseguito uno studio anche sui ciclisti (1000 unità) e nonostante tra i praticanti i casi di doping sono innumerevoli, nessuno di questi ha contratto il morbo. Allo stesso modo per la storia dei diserbanti: l’assenza di casi tra i rugbisti fa capire che le cose non sono poi così semplici da catalogare. Personalmente, poi, credo che la statistica, i numeri in generale, debbano sempre essere interpretati, soprattutto in ambito medico.”

Esiste una rete internazionale medico-scientifica a cui la commissione fa riferimento?

“Assolutamente sì. Abbiamo collaborazioni e scambi. Ma è bene chiarire una cosa per non fare confusione: l’Italia è l’unico paese che abbiamo condotto studi e ricerche sulla Sla. Non risponde al vero l’affermazione che ho sentito anche ultimamente che solo l’Italia ha questa moltitudine di casi del morbo di Gehrig, ma risponde al vero il fatto che l’Italia è l’unico paese ad essersi interessato analiticamente, scientificamente e mediaticamente al problema.

Come giudica il recente studio del gruppo di ricerca del professor Musarò dal quale si evince che oltre ai motoneuroni anche il muscolo scheletrico è uno dei principali bersagli della proteina tossica che genera la malattia?



“E’ un’ottima ricerca. E’ un tassello in più, ma anche qui non arriviamo alla radice del problema. Ma la strada intrapresa è quella giusta e in Italia in questo settore non siamo secondi a nessuno.”

Le case farmaceutiche sono intervenute con una qualche forma di sostegno?



“Se la malattia è rara, e questa lo è, è molto complicato “catturare” le attenzioni di chi può finanziare le ricerche. Certo, in questo caso, siamo di fronte ad una tipologia di malattia mediaticamente impressionante: le immagini di Borgonovo di qualche settimana fa hanno fatto il giro del mondo e forse questo può agevolare la raccolta di fondi.”