La penna degli Altri 17/10/2011 10:55

E la Sud urla: «Buffone, buffone»

Di sicuro, chi ha vinto, ieri, è stata soprattutto la à. Che dopo essere stata violentata, sabato pomeriggio,

nel modo che sappiamo, ha saputo trovare nella stracittadina l’occasione per far capire come rifugga dalla violenza.
Una prova di maturità, diremmo pure di civiltà, quella mostrata all’Olimpico. E dire che i timori non erano pochi, alla vigilia. Mancano infatti quasi cinque ore all’inizio della partita quando l’elicottero della Polizia comincia a sorvolare l’Olimpico e l’area circostante. Un’area blindata fin dal primo mattino, quando arriva la conferma che il derby si giocherà: è solo allora, infatti, che la Prefettura ha sciolto le ultime riserve e ha comunicato ufficialmente al presidente della Lega, Beretta, che – all’indomani della guerriglia vissuta dalla

Capitale – le forze dell’ordine sarebbero state in grado di fronteggiare qualsiasi tipo di evenienza. Sono

soprattutto i motivi di ordine pubblico a suggerire di evitare il rinvio di una partita così attesa. Anche

le strade che portano allo stadio sono chiuse al traffico. Per chi viene da Prati, non si oltrepassa piazza

Maresciallo Giardino, ma anche sull’altro fronte, si è costretti a lasciare l’auto lontano e a incamminarsi

a piedi.

A dispetto di quanto si temesse, l’afflusso è comunque tranquillo. Alle 18 è già tanta la gente che attende di entrare al di là delle barriere di prefiltra ggio, ma l’attesa non crea problemi. All’apertura dei cancelli, le due curve si riempiono quasi subito. Resta invece vuota, come previsto, un’ampia parte della Tevere che confina con i Distinti sud. Che il clima sia diverso, lo si capisce da molti segnali. A differenza dello scorso anno, quando il tenore degli striscioni era tutto incentrato sulla protesta per la tessera del tifoso o contro i provvedimenti restrittivi in atto dal Ministero degli Interni, si tornano invece a vedere quelli dedicati agli sfottò, da una parte e dall’altra. In si va dal “Ciao pastori” al classico “A Roma siete ospiti”, passando per “Vacce ” e “Roma vs Lazie 5-0, match point”. E ancora, quasi profetico: “Osvaldo sotto la nord, ta-ta-ta-ta-ta”. C’è poi quello che mette a confronto i testimonial comici, “Noi, cor Cipolla, tutti carini e pettinati / voi, co’ Brignano, ‘na iena e finto romano” E anche quello, sulla falsariga, ma più sofisticato e quasi “filosofico”, che, in basso, campeggerà per tutta partita: “Noi baluardo dell’essere / voi simbolo dell’apparire”. In tribuna stampa, quello biancoceleste che ricorda il collega Andrea Pesciarelli, di cui scorrono anche, tra gli applausi, alcune immagini sul tabellone nel prepartita. Fortunatamente, fioccano anche quelli che annunciano la nascita di qualche lupacchiotto o lupacchiotta, da Patrizio a Francesca, o quello di alcuni bambini, con le maglie di entrambe le squadre che, sotto uno striscione con i due diversi simboli recita “Mamma, stasera non torno a cena”. 

Quando Osvaldo porta in vantaggio la Roma, dopo 4 minuti, l’esplosione è garantita: un’esultanza fatta di citazioni, la sua con quella scritta “Vi ho purgato anch’io” che vuole essere il proprio omaggio al  che oggi non è in campo. In quei minuti finali con lui in campo difficilmente un pallone sarebbe spiovuto in area giallorossa. Torna presto, Francesco.