Eventi 23/06/2018 02:42
'La fine del calcio italiano': presentato il libro di Bellinazzo. Gandini: "Impossibile colmare il gap economico con le prime d'Europa" (FOTO)
DA VIA TOMACELLI EMANUELE ZOTTI - Nella splendida cornice del centro della Capitale è andata in scena la presentazione del libro del noto giornalista Marco Bellinazzo intitolato "La fine del calcio italiano". Nel corso dell'evento sono intervenuti l'amministratore delegato della Roma Umberto Gandini e il vicepresidente dell' Uefa Michele Uva.
Queste le parole del dirigente giallorosso durante il suo intervento:
Sulle squadre B
"La federazione avendo la responsabilità del sistema calcio fa delle norme che servono al suo scopo primario, che è quello di far crescere giocatori italiani che possano migliorare le Nazionali. Quando viene fatta la normativa per le "squadre B" evidentemente si ha un bersaglio grosso che è quello di portare sempre più giocatori selezionabili nella condizione di poter giocare nelle squadre Nazionali. Poi hai squadre di Serie A allineate a questo progetto e altre che hanno scelto di entrare più nel discorso di trading che in quello della formazione. Tutti siamo d'accordo ci sia un gap clamoroso, finita la Primavera a 19 anni il passaggio da lì al professionismo, compresa la Serie B e Serie C, è troppo grosso. La possibilità di continuare la formazione di questi giocatori e mantenerli sotto lo stesso controllo che gli ha permesso di arrivare fino all'under 19, la possibilità di interagire con la prima squadra anche se entro determinati limiti, la possibilità di potergli fare esperienza, di poter puntare su un numero di giocatori più vasto, di farli allenare anche in modo diverso sono cose che nel medio porteranno risultati".
Ci state pensando?
"Tutte le squadre hanno fatto analisi, e stanno valutando il provvedimento e i correttivi mandati dalla Federazione - oggi è arrivato quello dell'età - quindi siamo ancora in fase di analisi. Si deve valutare il patrimonio di giocatori che si anno, come rispettare le norme emanate, ossia andare a giocare in uno stadio con licenze per la Serie C, avere uno staff di un certo livello..."
Quanto può costare avere una squadra B?
"Dipende dalla squadra che fai. Se si prende in considerazione un certo numero di contratti già presenti e quindi costi che comunque esistono, costi che oggi normalmente rimangono in casa perché spesso e volentieri ti ritrovi a prestare certi giocatori pagando parte di ingaggi, poi si devono avere costi "vivi", di organizzazione, dello staff tecnico, si deve cercare lo stadio etc. Dipendendo dal valore dei contratti che puoi avere, lasciando fuori il milione e duecentomila, si può arrivare fino a 5 milioni di euro. Costi che in certi versi sopporti comunque e che in altri non hai previsto perché viene fuori una nuova squadra. E' importante esserci arrivati ed entrare in un sistema. Evidentemente non è tutto perfetto e le cose verranno valutate nel primo anno per poter intervenire, se ci sono delle strutture che vengono fuori dalla pratica valuteremo. Il grosso problema è che nella procedura di completamento degli organici, il rischio di avere nella prima settimana di agosto a sapere se potrai o non potrai avere la squadra B è un deterrente. Si sta ragionando, ma se fai una scelta la devi portare fino in fondo".
Poi aggiunge: "Nel libro c'è un errore, si parla di un debito di bilancio precedente a quello attuale. La nostra visione è diversa. Mi occupo di una squadra ela vedo da questo fronte. Temo sarà impossibile da colmare il gap, non perché sonoscappate tanto avanti dal raggiungerle, ma perché ci sono delle condizioni diverse sul mercato europeo. Il Financial Fair Play ha sicuramente portato risultati molto importanti. Una cosa non sottolineata mai a sufficienza è quanto ci fossero squadre che si finanziassero evitando di pagare i propri debiti verso altre squadre di calcio, le quale dovevano indebitarsi per andare a coprire il giocatore che era stato venduto e non pagato. Queste sono state cose molto gravi che sono successe nel nostro sistema e che adesso sono monitorate con grandissima attenzione e sono punite, i debiti scaduti all'interno del sistema sono scesi drasticamente, così come le perdite. C'era una brutta immagine del calcio italiano, che non ottemperava puntualmente i propri debiti. Una conseguenza che era assolutamente scritta e che purtroppo è diventata inevitabile è stata la cristallizzazione delle posizioni. Questa è continuata a crescere nel corso degli anni e ha portato a quei superclub di cui tutti siamo grandissimi estimatori e tifosi ma che sono un élite che girano tra le prime 6,8,10 d'Europa. Poi si gioca in campo, si è citata l'impresa della Roma col Barcellona e altre situazioni che hanno portato squadre non di primissima fascia arrivare grazie ai sorteggi a una finale inedita e non tra i soliti noti. Ovviamente si deve giocare a calcio e il risutlato è fatto dagli undici contro altri undici. Ma è ovvio che certi vantaggi che sono stati presi resteranno. Non dimentica che abbiamo a che fare con un mercato vasto ma molto diverso. Il mercato pubblicitario tedesco di cui beneficia direttamente il Bayern Monaco è molto superiore al mercato italiano. Le fiscalità sono diverse, ce ne sono alcune molto più punitive e quelle autonomiche in Spagna, il Barcellona ha dei costi fiscali molto elevati ma con un fatturato così grande e in continua crescita può permettersi di pagare certi stipendi e imposte. Questo porterà ad avere sempre differenze a livello nazionale, che rimane la parte preponderante dei fatturati delle squadre, che continuerà a mantenere questo gap sensibile".