Esclusive 17/06/2011 21:53
SCAGLIA a LAROMA24.IT: "Il 17 giugno? Io c'ero da avversario"
Che ti porti dietro di quella giornata?
"Tantissime sensazioni ed emozioni contrastanti. Avevo l'impegno lavorativo da onorare con la mia società, ma dentro sentivo la passione romanista. Ricordo quando entrammo in campo un'ora e mezza prima del fischio d'inizio, per verificare le condizioni del campo, i tifosi ci accolsero con una bordata di fischi. Non poteva essere altrimenti. Subito dopo, però, partirono i cori di sostegno per la Roma e quasi mi emozionarono, ma non potevo darlo a vedere, ovviamente".
Quando liberasti la tua gioia di tifoso campione d'Italia?
"Allo stadio non fu possibile. Durante l'invasione prima del triplice fischio finale, mi limitai a consigliare qualche tifoso della Roma: "Aspettate la fine", dicevo. Intanto, vedevo Capello imbufalito che si dimenava da una parte all'altra. Aveva ragione, sarebbe stato un peccato perdere un campionato dopo una stagione al vertice della classifica. Al termine della gara, accompagnai la squadra a Ciampino, ma io non mi imbarcai con loro. Aspettai un mio amico e andai a festeggiare con lui in motorino".
Strade imbandierate, clacson sonanti, quali altri immagini ricordi?
"Sul Lungotevere, all'altezza di Trastevere, ad un certo punto fermarono il traffico per far passare un camion completamente giallo e rosso, che mandava musica della Roma a tutto volume. Un'altra cosa che mi viene in mente, la sera della vigilia: arrivarono alcuni romanisti sotto l'albergo per non farci dormire. Cose normali. E alcuni chiesero espressamente di me, sapendo che ero romanista".
Ma come nasci tifoso della Roma?
"Sono un romano d'adozione, mio padre era un diplomatico e i primi anni di vita viaggiai molto all'estero. Quando arrivai in questa città non ebbi il ben che minimo dubbio su quale squadra scegliere".
La prima volta allo stadio?
"Un episodio triste: il derby di Paparelli. Non ricordo se quella fu la prima volta, ma una delle prime sicuramente. Abitavo in zona Camilluccia, praticamente a pochi passi dall'Olimpico. Ricordo alcune persone che, in prossimità dello stadio, ci dicevano: "Non andate, non andate, hanno ucciso un uomo". Non fu un bel giorno, ma ne porto dentro tanti altri belli e divertenti".
A proposito di derby, di te si ricorda un fatto recente: dopo la vittoria nel derby d'andata, mostrasti una scritta ai tifosi della Roma: "Oh nooo", che riprese lo striscione di Lazio-Inter dell'anno prima. Nacque qualche polemica.
"Un gesto dettato dall'istinto. Per me fu divertente, ma mi accusarono di essere un anti sportivo e devo ammettere che non fu proprio un'azione da dirigente sportivo. Noi addetti ai lavori dovremmo scindere la passione dal lavoro".
Dunque, pentito?
"No, non ho detto di essere pentito, ma se non lo rifaccio è meglio".
Tiziano Riccardi