Esclusive 29/04/2009 08:32
CESSIONE ROMA, tutte le ambiguità di un film già visto

Guardando alla fase embrionale di questa trattativa, e dando per buona l'indiscrezione secondo la quale è già stato effettuato un deposito di 100 milioni dai Flick su un conto protetto (indiscrezioni peraltro non confermate da fonti UniCredit), restano comunque delle anomalie che non trovano pieno riscontro nemmeno da fonti interne al C.d.A. della società di Villa Pacelli.
Come accadde lo scorso anno per Soros, anche stavolta assistiamo allo stillicidio di voci più o meno artefatte su un acquisto che dovrebbe avvenire sempre in giornata ma che poi, di fatto, non avviene mai.
Detto questo, e guardando le oggettività della questione Flick, alcune situazioni non sono chiare. Partendo dalla cifra messa in ballo dal gruppo tedesco. Tra i mille dubbi e, soprattutto, le mille incertezze di quella che sembra lennesima storia infinita, ce ne sono alcune che non lasciano spazio allimmaginazione, almeno di una conclusione positiva. Per iniziare sembrerebbe che il signor Volker Frick assomigli molto al fantomatico arabo che lo scorso anno piombò nel bel mezzo della trattativa con Soros: la stessa segreteria dei Flick, proprio ieri ha
confermato che Volker non sarebbe minimamente intenzionato ad acquistare la Roma, nè in quota di minoranza, ne nella totalità delle azioni. Ma la cosa che più ha attirato la nostra attenzione, è stata laffermazione secondo la quale Volker non avrebbe nessuna intenzione di far parte della cordata per lacquisizione della A.S. Roma, nemmeno insieme ad altri membri della famiglia. La stessa segreteria dell'azienda tedesca, ha inoltre affermato che sono stati solo i media italiani a tirare in ballo la loro azienda e i soci della stessa, al punto che la stampa tedesca ha smentito lennesima voce sullinteressamento del Gruppo Flick, allo sviluppo di un OPA sulle
quote dell'A.S. Roma.
Vanno, poi, registrate alcune voci di ambienti molto vicini alla famiglia Geronzi, che riferiscono di una Unicredit spaccata in due, con una parte (quella più attenta alla gestione ed al rientro del debito Ital Petroli) non particolarmente attratta dalla situazione che si sta venendo a delineare, in quanto economicamente non stabile e poco soddisfacente. L'altra, invece, decisamente incline alla conclusione della trattativa, basando la propria favorevole adesione su un teorema strutturato articolatamente. In pratica, la presunta trattativa con la cordata italo tedesca, non avrebbe fatto altro che portare alla luce la voce di una possibile cessione, unicamente al fine di smuovere un ambiente saturo e mettere con le spalle al mura la famiglia Sensi che, sotto la spinta della tifoseria da un lato, e quella istituzionale di una parte di Unicredit dallaltro, sarebbe costretta a cedere anche a cifre inferiori rispetto a quelle preventivate originariamente. Ed in questo quadro, si sarebbe inserita la cordata interessata attualmente e realmente alla Roma (con i tedeschi solo come soci pro quota), che vede al suo interno anche alcuni imprenditori romani. Gli stessi che si sarebbero inseriti nella trattativa non solo per il controllo e la gestione dell'As Roma, ma soprattutto per la costruzione e gestione del nuovo stadio.
Nuovo stadio che, come già anticipato da LAROMA24.IT , oggi riportato anche da Il Messaggero, dovrebbe vedere la luce in una zona compresa tra Casal Monastero e Via di Salone. Zona che, ricordiamo, è completamente da infrastrutturare e che solo ora sta vedendo linizio dei lavori per la realizzazione della Nomentana Bis con sbocco sulla Via Palombarese.
E mentre continuano a parlarci di chiusura imminente della trattativa (concetto di imminente abbastanza relativo: una settimana, 10 giorni, o oltre), si ha la sensazione e il conforto di varie indiscrezioni che sia molto più presunta che reale. Lo scopo? Nascondere unaltra trattativa che vede tra i compratori un imprenditore, più e più volte associato al nome della famiglia Sensi, e pronto a presentare unofferta bassa, ma concreta.
Fabrizio Rossi e Laura Meli