Esclusive 02/05/2013 10:42

La Fiorentina di Montella

COME FINI’ – La di Delio Rossi (allenatore fino a maggio) arrivò solo a 46 punti, con 11 partite vinte e 14 perse: un ruolino di marcia che relegò i viola nella parte bassa della classifica. La lite con costò la panchina al tecnico ex laziale, sostituito da Guerini nell’immediato, da Montella a fine stagione. Con Daniele Pradè dirigente e l’aeroplanino allenatore, la iniziava la sua campagna acquisti nel segno dell’oculatezza: tanti i ritocchi alla rosa viola, divenuto in tre mesi un mix ben riuscito tra esperienza e freschezza.

MONTELLA – Fu l’ultimo allenatore della gestione Sensi: scelto per raccogliere i cocci del dopo Ranieri, l’allora tecnico dei Giovanissimi giallorossi accettò la repentina promozione conquistando 24 punti in 14 partite, raggiungendo l’Europa League. Alle porte della stagione 2011-2012, Montella non venne confermato alla guida della Roma, che ingaggiò Luis Enrique. L’Aeroplanino venne scelto dal Catania: con gli etnei fu protagonista di un ottimo campionato, seppur caratterizzato dall’andamento altalenante e l’altissimo numero di pareggi (ben 15, record stagionale in Serie A, a pari merito con la ). L’addio al Massimino, nonostante il contratto valido fino a giugno 2013, è storia dei giorni nostri. Al termine della stagione si rompe infatti il legame tra la piazza e l’allenatore campano, deciso ad accettare la corte di altre società. Il presidente Pulvirenti lo scarica così: "Qui non c'è spazio per gente che non sia straordinariamente orgogliosa di lavorare per questa società in questa à e per i nostri tifosi. Sarebbe però un peccato per il rapporto che avevamo creduto di avere instaurato con il tecnico e che lui aveva stabilito con una à che lo ha rispettato come allenatore''. Saltata la trattativa con la Roma, Montella trova panchina libera e fiducia alla di Pradè.

PRADE’ – Girava una storiella, a Roma, anni fa: “Pradè è laziale”. Il riferimento è al suo passato in biancoceleste: per sei anni ebbe modo di mostrare buone doti tecniche nelle giovanili laziali. Che fosse un’offesa o meno, fu lui a chiarire tutto qualche anno fa: “Mai stato laziale, ero già romanista fracico”. La sua carriera da dirigente si aprì con la Spes Omi a soli 20 anni. Un impennata la ebbe con il Teramo: fece il vicepresidente del club abruzzese in C2, si ritrovò a dirigere promettenti picchiatori come Carrozzieri e Giampieretti. Chiamò ad allenare un certo Roberto Pruzzo e ottenne il suo miglior risultato con un quinto posto e una semifinale di playoff.

Roma era lontana, ma vicina al cuore. Cominciò ad avvicinarsi davvero per caso: collaborando spesso con l’Empoli, Pradè avviò buoni rapporti con Lucchesi e Leonardi, spina dorsale del club toscano. Nell’estate del 2000 Lucchesi fu chiamato a Roma da Franco Sensi: il dirigente ex Empoli pensò al suo amico Pradè e lo presentò al patron giallorosso. L’avventura del ragazzo dell’Aventino iniziò proprio il giorno dopo la famosa eliminazione della Roma in Coppa Italia per mano dell’Atalanta. Fu assistente alla direzione generale, si occupò del mercato di seconda fascia, tra giovani e serie minori. Arrivò lo scudetto, gioia vissuta a Roma da romanista. Poi la promozione: passò alla direzione sportiva nella stagione 2004-2005, dopo le dimissioni di Baldini. Nel 2005 venne scelto Spalletti alla guida della Roma: in società si discusse a lungo, tra chi caldeggiava l’ingaggio di Zeman e chi voleva il toscano in panchina; Pradè, pur facendo parte, per sua stessa ammissione, dello schieramento zemaniano, si trovò d’accordo con la decisione presa di comune accordo tra le stanze di Trigoria. La sua storia romanista è nota: da Milito a Mido, passando per Burdisso, Menez e Zamblera, il ds giallorosso alterna ottimi acquisti a topiche evidenti, pur con ingombranti limiti di budget.

COME GIOCA – La di Montella ha conquistato 61 punti in 34 gare. Ciò che colpisce è il gioco dell’11 viola: la squadra dell’Aeroplanino sta entusiasmando il popolo fiorentino, puntando su giovani certezze come Jovetic e carismatici veterani come Borja Valero e Pizarro. Proprio nella mediana trova la sua forza la : insieme al cileno e allo spagnolo agisce Alberto Aquilani, vecchia conoscenza romanista, rinfrancato dopo le stagioni altalenanti con Milan e . Occhio alle fasce: Cuadrado, se in giornata, rappresenta un pericolo costante in fase d’attacco con la sua rapidità. Il reparto difensivo era partito bene in questa stagione, concedendo poco agli avversari: i dati ci dimostrano che, con 42 gol subiti, la difesa viola ha abbassato la guardia negli ultimi mesi, pur potendo contare su un spesso non affidabile come Viviano.

EX – Non si parla d’altro: da Pradè a Montella, passando per Pizarro e Aquilani. A completare il quadro viola anche Lupatelli e soprattutto Luca Toni, gradita meteora nell’anno dello scudetto sfiorato 2009-2010.

 Antonio Paesano