Esclusive 28/10/2011 17:52

LA SFIDA NELLA SFIDA: De Rossi vs Aquilani

 

Sognavano la Roma, la maglia giallorossa, l’Olimpico. Dopo i primi palloni calciati sui campi ‘vicino casa’, un campus della società di Trigoria segnò l’inizio della loro scalata. Siamo nel 1995, e Aquilani entravano insieme nelle giovanili della loro squadra del cuore, era il primo passo verso il coronamento di un sogno destinato a durare una carriera. O almeno così speravano. Dopo 14 anni passati l'uno al fianco dell’altro, dalle squadre giovanili fino alla prima squadra, nell’agosto del 2009 le esigenze economiche della società romanista spezzano la coppia. Aquilani passa al Liverpool in cambio di 20 milioni di euro.

PRINCIPINO – Partito dalla Spes Montesacro, il centrocampista classe ’84 viene prelevato dalla Roma a soli 11 anni. Il ‘Principino’, come verrà ribattezzato per via della regalità nei movimenti e nella sensibilità, che lo accomuna al ‘Principe’ Giannini, mostra subito i crismi del talento puro. Alberto sa che facendo correre la sfera, si riducono gli sforzi fisici. E’ geometria applicata al calcio, teorema concesso a pochi. Senso della posizione, lancio calibrato, una facilità di calcio fuori dal comune, attirano le attenzioni degli osservatori inglesi. A 16 anni gli pioveranno addosso le offerte del Chelsea e dell’, pronti a ricoprirlo d’oro per strapparlo alla Roma. La minaccia, solo per il momento, è scongiurata: Alberto ha un sogno, esordire con la maglia giallorossa. Accadrà quando non aveva ancora 19 anni. Capello lo lancia in un Roma-Torino di fine stagione, dopo averlo battezzato in Coppa Italia contro la Triestina. Proprio con la maglia alabardata disputerà la stagione successiva, ‘prestato’ dai giallorossi per sottoporlo ad una stagione da protagonista prima dell’immissione definitiva nella rosa della prima squadra. 41 presenze e 4 gol gli valgono la conferma a Roma nella stagione successiva.

Dal 2004 al 2009, seppur limitato dai frequenti infortuni, Aquilani svela le sue qualità proprio accanto al compagno di sempre, . Supera il traguardo delle 100 presenze in Serie A (arriverà a 102 in giallorosso), impreziosite da 15 gol tra campionato e coppe. Poi la fiaba si capovolge: le carrozze escono di scena con dentro vestiti sfarzosi e volti incantati, il palco viene pulito dai petali di rosa, la musica svanisce. A Trigoria, da qualche anno, i conti non sono dei migliori, così finiscono sulla bancarella del mercato estivo anche i ‘gioielli di famiglia’. Non ci pensa un attimo il Liverpool che stacca un assegno da 20 milioni di euro e si assicura le prestazioni del talento di Montesacro. Una stagione oltremanica, simile ad un lavacro, per comprendere che il sogno di una carriera giallorossa ha perso i colori. L’estate successiva, ecco il bianconero della che gli permette di tornare in patria. Solo una stagione, poi la chiamata del Milan, seconda tappa nel calcio del nord per il centrocampista romano.

DDR, DAL DESTINO ROMANISTA - Un anno più grande del collega ex numero 8 giallorosso, Daniele parte dall’Ostiamare per approdare nella Roma anche lui nel ’95, dopo uno stage a Nettuno. Qui trova il padre, responsabile del settore giovanile. Ci metterà poco per cancellare il marchio pregiudiziale del ‘privilegiato’: centrocampista universale, Daniele scala le categorie e già nell’anno dello scudetto è aggregato alla prima squadra senza, tuttavia, riuscire ad esordire. L’anno successivo arriva il debutto, nella cornice della (Roma-Anderlecht 1-1). Per la prima in campionato bisognerà attendere fino al gennaio del 2003, quando il diciannovenne DDR entra in un Como-Roma, dall’esito nefasto.

Il bello sta per arrivare: sul finire del campionato in quel Roma-Torino ‘prima’ assoluta dell’amico Aquilani, arriva il primo gol del centrocampista di Ostia. Sarà solo l’inizio che lo porterà a diventare l’erede designato per la successione a , altro profeta (questo, però, autentico...) romanista. 10 stagioni (più le due iniziali di adattamento) da protagonista con la maglia giallorossa per , calciatore box-to-box come lo definirebbero in Inghilterra, che guadagna ben presto il posto da titolare e i gradi di vice-capitano scavalcando Cassano. Due scudetti sfiorati, bis di Coppa Italia, una Supercoppa Italiana e l’iride di Campione del Mondo nel 2006 in Germania, il suo score finora.



Mirko Bussi