Esclusive 22/02/2011 11:09

La scommessa

Roma è un posto assai difficile per gli allenatori di calcio, tanto che qui, molto più che altrove, si sono esercitati nell’inusuale esercizio delle dimissioni. Lo ha fatto Ranieri, come prima Spalletti, Delneri, Voeller, Prandelli e persino Capello, scegliendo quest’ultimo uno «scivolo» verso la come gli era permesso dal suo contratto. Rinunciare ai soldi non è mai facile, ma c’è chi preferisce la qualità della vita e, in questo senso, beccarsi i «bomboni» nel centro sportivo o essere scortati da e per l’aeroporto con le auto della Polizia e persino con un elicottero non è il massimo. Non è un problema solo romano, come testimonia ad esempio la denuncia del presidente del Cesena, Igor Campedelli, pronto a vendere tutto e lasciare la squadra «a zero, come l’ho trovata io» se continueranno le minacce ultrà che vorrebbero ottenere l’esonero dell’allenatore Ficcadenti. Il mal comune, però, non è mezzo gaudio.

In questo senso, il prossimo arrivo della cordata bostoniana guidata da Thomas R. DiBenedetto è un banco di prova per i calciatori e per i tifosi romanisti. I programmi sono ambiziosi, ma anche molto «americani». Nascono, cioè, da una cultura che mescola sport, spettacolo e business e che non contempla la parola violenza. Come tutti quelli che operano nella finanza, DiBenedetto e soci non sono né filantropi né seminaristi. Vedere il centro sportivo tra i fumogeni e le cariche della polizia non li ha sconvolti, ma di sicuro non ha fatto loro piacere. È necessario un salto di qualità tra i tifosi e il lavoro in questo senso sarà capillare.

Per dotarsi di uno stadio nuovo — il vecchio Highbury costringeva la dirigenza a rifiutare centinaia di ri-chieste di abbonamento ogni stagione — l’ ha venduto Henry e Vieira. La bravura dello staff tecnico è stata sostituire Vieira con Cesc Fabregas. E, se Fabregas sarà venduto a caro prezzo quest’estate, c’è già pronto il suo erede: Jack Wilshere, titolare in nazionale a 19 anni. L’ ha vinto poco da quando Wenger è alla guida dei Gunners, ma i suoi tifosi hanno sempre visto un calcio spettacolare e si sono legati con fierezza a un tipo di calcio che, con una parola alla moda, possiamo definire «ecosostenibile»: giocatori giovani, di talento, con ingaggi giusti, disciplinati, allenabili. Molto distanti dal gruppo sempre sull’orlo della crisi di nervi che quest’anno Ranieri non è riuscito minimamente a gestire. E la stessa isteria è quella che è tracimata dall’Olimpico fino a Trigoria nei giorni scorsi.

La scelta di Montella, da questo punto di vista, è stata molto azzeccata. Meglio un inesperto con tanta voglia di far bene che un vecchio mestierante buono per tutte le stagioni. La decisione non è stata presa all’unanimità, visto che dentro Trigoria c’era chi sponsorizzava Alberto , allenatore della Primavera in testa al campionato e in finale di Coppa Italia, ma è stata comunque condivisa. C’è una Roma da costruire, perché non avrebbe senso avere uno stadio nuovo e riempirlo con una mentalità vecchia. Quella che conosce solo la parola vittoria e che considera tutto il resto un fallimento o, peggio ancora, un’umiliazione che scatena la violenza