Esclusive 22/04/2010 05:23

Il Fotogramma

di far esplodere la pettorina per un’esultanza al di fuori della linea laterale. Ecco perché il Fotogramma di ieri si chiama Philippe Mexes, al di là di una prestazione che comunque trasudava concentrazione e un proclama, idealmente rivolto al resto del gruppo, che echeggiava: potete ancora fidarvi di me, ci sono con la testa e con

le gambe, come se mai avessi smesso di esserci dal primo minuto, come sempre quando ho avuto in sorte di essere chiamato in causa.

Perché tra le facce più entusiaste di ogni conquista parziale, di ogni gradino salito, di ogni bandierina piantata nel campo nemico, Mexes l’abbiamo sempre trovato, individuato a prima vista, non per la chioma rifulgente ma per la faccia entusiasta di ciò che ha cominciato a capitare, che è già capitato, che sta ancora capitando alla Roma. La Roma già, e adesso ripeschiamo una definizione da bambini o da innamorati, che poi sono due sinonimi della parola tifosi:la sua squadra del cuore, che è la cosa più straordinaria che si possa dire di un giocatore non nato nel club, non svezzato dalla à, nel melting-pot mercenario di oggi. Allora qualsiasi cosa possa arrivare, da qui ad un mese, senza neppure nominare ciò che già ci sembra di vedere, sappiamo che in prima fila troveremo il suo profilo da pretoriano biondo, tra le principali icone della nostra identità. Non avremo alcun bisogno di consultare l’almanacco, per tenere il conto delle presenze, ci basterà ribadire ciò che abbiamo sempre saputo e cioè che ci sarà pure un motivo se i Chivu, o chi per lui, passano e un Mexes resta, dentro una maglia intessuta di fede.