Sfida nella sfida 11/05/2011 14:12

LA SFIDA NELLA SFIDA: Montella vs Leonardo

 

La suggestione non lascia indifferente l’Italia. La prima società ad aprire alle nuove leve è la , come impone il nome. E allora, dato il benservito a Ranieri, i bianconeri lanciano nelle ultime due giornate Ferrara, 22 anni di serie A tra e , prima di collaborare col maestro Lippi. Catapultato in A, vince le ultime due gare della stagione contro Siena e Lazio. Sufficienti per celebrare il nuovo enfant prodige della panchina e guadagnarsi la conferma per la stagione successiva. Durerà fino a gennaio, prima di essere sostituito dal più navigato Zaccheroni. Ma la non è sola, anche il Milan scelse la linea verde per la guida tecnica, memore anche delle intuizioni di Sacchi prima e Capello poi, consacratisi grandi allenatori proprio sulla panchina rossonera. Era l’ora di Leonardo, quarant’anni, brasiliano di nascita ma milanista d’adozione (o almeno si credeva…). Dopo una stagione lascerà il posto ad Allegri, anche lui poco più che quarantenne ma con già due stagioni di A alle spalle.

Inter e Roma sembravano ancora indenni alla scia del “guardiolismo”. In un paio di mesi, si allineeranno alla tendenza. Leonardo traghetta il Naviglio accettando la chiamata di Moratti che lo vuole per sostituire Benitez. La Roma, orfana di Ranieri, sceglie Montella, tecnico dei Giovanissimi, per tentare di risalire la china. Proprio i due si giocano l'accesso alla finale di Coppa Italia. ''Guardiolismi'' a parte.

LEONARDO Tutto si sentiva, tranne che tecnico. Eppure, Leonardo Nascimento de Araujo da Niteroi (Rio de Janeiro), sembra averci preso gusto. Dopo una carriera trascorsa a dispensare assist e vincere tutto il vincibile, rimase legato al Milan, prima guidandone la fondazione benefica e poi agendo da emissario per scovare talenti in Brasile. Suoi i colpi di Kaka, Pato e Thiago Silva, ad esempio. Poi, nell’estate del 2009, con l’addio di , si apre un buco alla voce ‘allenatore’. A via Turati scelgono di affidarsi al ‘made in Milan’: Leonardo passa dalla scrivania al campo. Terzo posto, quarti di finale di coppa Italia e ottavi di , dove verrà sbattuto fuori dal Manchester (doppia sconfitta con 7 gol totali al passivo). Il 4-2-fantasia, come fu ribattezzato il suo schieramento tattico decisamente proteso all’attacco, non basta. Così, appena un anno dopo, Leonardo ringrazia e saluta.

La tuta e il fischietto sembravano solo una parentesi per il brasiliano. Poi, quello che non t’aspetti: Benitez, colpevole di aver succeduto a Mourinho, ha contro anche gli inservienti di Appiano Gentile. A dicembre la situazione precipita e l’ex tecnico del Liverpool viene allontanato dopo aver portato a casa il Mondiale per Club. Il ‘coup de theatre’ è rappresentato dall’annuncio di Leonardo come nuovo tecnico dell’Inter. Metà stagione, in cui il 41enne rialza la squadra nerazzurra dando l’illusione di poter competere con gli ex amici di Milanello, che alla fine trionferanno dedicandogli anche un pensierino non proprio romantico nelle feste romane di sabato scorso. Non va meglio in , dove Leo viene nuovamente estromesso con una doppia sconfitta e altri 7 gol nei quarti di finale, nonostante il pirotecnico 2-3 sul campo del Bayern nel turno precedente.

MONTELLA Come il collega brasiliano, anche lui non sembrava un predestinato della panchina. Un po’ perché tradizione vuole che siano difensori e centrocampisti a passare con più disinvoltura dall’altra parte della barricata, ma soprattutto per chi aveva ancora negli occhi le bottigliette e gli screzi tra l’aeroplanino e Fabio Capello. Invece, eccolo spalmare il proprio contratto da calciatore per guidare i Giovanissimi Nazionali della Roma. Bambini di 12-13 anni, cresciuti proprio con le gesta del numero 9 napoletano, che ora se lo ritrovano ad insegnargli i fondamentali del calcio. Fino al 21 febbraio scorsi. Quando all’indomani dell’incredibile sconfitta con il , Ranieri rassegna le proprie dimissioni. In un attimo si consuma un salto doppio. E’ l’occasione di Montella, al debutto su una panchina dei grandi.

Molti dei suoi uomini, furono suoi compagni e la mente maligna di alcuni non resiste ad etichettarlo come “scelto dai giocatori” oppure un semplice presta-volto ad un gruppo autogestito. Nel suo debutto contro il , infatti, l’amico va fuori per lasciar spazio a Borriello. , l’altro amico, rifila una gomitata a Bentivoglio nella gara contro il Bari. Rosso e Roma in 10 per quasi tutto il secondo tempo. Poteva compromettere la corsa al 4° posto e Montella definirà il gesto "indifendibile”. La personalità non gli difetta. La stessa che utilizza per sottolineare come non stia tenendo la panchina al caldo per poi consegnarla, magari con annessa, ad un collega più affermato.

Prese una squadra ottava e in piena crisi d’identità. Ora è 5°, a due lunghezza da un piazzamento che varrebbe l’Europa di lusso, nonostante la qualità del gioco non sia per palati sopraffini. Ha scelto l’usato garantito, lasciato in eredità da Spalletti, nonostante i maggiori interpreti palesino evidenti segnali di usura. Ridando a quel che era di , giovandosi delle sue magie per scalare la classifica e giocarsi la chance di conquistare la prima finale di Coppa da allenatore.

Vincenzo e Leo, emblemi del “guardiolismo” imperante, ma colpevoli solo di avere un termine di paragone ineguagliabile o quasi. Giovani lo sono, il tempo dirà se vincenti.



                                       STATISTICHE A CONFRONTO

                                               Montella              Leonardo

Data di nascita:                 18-6-1974               5-9-1969

Altezza:                                    172 cm                  177 cm

Peso:                                          70 kg                      72 kg

Nazionalità:                            Italiana               Brasiliana

Panchine in A:                           11                           59



Mirko Bussi